Milano, 4 luglio: gli Infermieri italiani lottano per i propri diritti.
«Domani, sabato 4 luglio, noi Infermieri cominceremo una nuova battaglia e scenderemo in piazza uniti più che mai: arriveremo in Lombardia da diverse regioni italiane. Saremo tantissimi, percorreremo chilometri per ritrovarci, insieme, in Piazza Duomo per urlare forte il nostro dissenso, il nostro dolore, il nostro infinito malcontento verso un Governo mai così cieco e sordo alle nostre richieste. Il giorno 4 luglio a Milano, in piazza Duomo, sia per tutti noi non solo una manifestazione generale che rappresenta la miriade di voci che si uniscono in coro, voci che diventeranno, per qualche ora, “una e una soltanto”, pronte a “raccontare” ancora una volta con coraggio, ai cittadini, testimoni oculari del dramma che stiamo vivendo, la necessità di un riconoscimento professionale ed economico che manca all’appello da ormai 20 anni. Ma l’evento di Milano sarà soprattutto l’occasione per “serrare le fila”, per guardarci negli occhi, per trovare nuova forza gli uni negli altri, perché “chi sta al potere” capisca una volta per tutte che gli Infermieri, seppur pacificamente, non intendono affatto fermarsi qui. Non lo faremo, finché non avremo ottenuto quegli aumenti in busta paga che meritiamo, più di ogni altra categoria professionale, e non solo per quanto profuso sul campo contro la pandemia».
Esordisce così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, l’organismo che ha voluto una nuova manifestazione generale portando nel capoluogo lombardo non solo i propri esponenti da tutta la Penisola, ma invitando concretamente qualunque altro collega che condivide le nostre richieste, anche appartenente ad altre sigle professionali, altri movimenti o gruppi, in quello che dovrà essere il giorno di tutti quegli infermieri che hanno combattuto contro il “mostro Coronavirus”, uniti senza sigle né bandiere.
«Milano è un atto dovuto, essere qui sarà un gesto d’amore verso i nostri colleghi, infermieri di una regione che più degli altri hanno vissuto sulla propria pelle il dramma, la paura, l’ansia, il contagio e anche la morte, per difendere la salute dei cittadini.
Siamo stanchi e logorati dalle promesse mancate, dagli elogi che risuonano come una presa in giro. La politica delle parole a cui non fanno seguito i fatti ci ha davvero portati allo stremo. Giorni fa, abbiamo incontrato il viceministro Sileri, gli abbiamo chiesto 500 euro di aumento in busta paga. Ci aspettiamo adesso risposte concrete, lotteremo senza sosta fino a quando qualcuno, “ai piani alti”, non si renderà conto che senza di noi non si cantano messe» dice sarcasticamente De Palma.
«I cittadini, quelli sì che hanno compreso, ci hanno applaudito durante gli altri recenti flash mob, hanno apertamente dichiarato di credere nella nostra professione e di stimare il nostro impegno sul campo. Anche gli organi di informazione ci hanno seguiti con premura e ci hanno riconosciuti e apprezzati.
Noi siamo consci che la pandemia potrebbe tornare e se non sarà il Covid-19 un giorno potrebbe essere un’altra epidemia a doverci “chiamare al fronte”. E ancora una volta, come soldati, ci verrà chiesto di rispondere all’appello.
Ma noi non dimenticheremo il dolore vissuto, non possiamo: i turni massacranti, la disorganizzazione, l’aver combattuto il nemico senza nemmeno gli adeguati strumenti di sicurezza: “mai più come prima”, è la nostra nuova parola d’ordine.
Da oggi, chi vuole contare su di noi ci riconosca il rispetto che meritiamo, il compenso che ci si deve e lo faccia senza farci aspettare, con la stessa solerzia che dimostriamo noi, ogni giorno, a disposizione di un sistema fallace che certo non ti invita a restare.
E allora scendiamo in piazza Duomo per chiedere ancora una volta, a gran voce, un riconoscimento economico che sia strutturale. E ci stringiamo, più che mai vicini, affinché la nostra rabbia arrivi anche agli occhi e alle orecchie di chi ci ha voltato le spalle, di chi fa finta di non vederci. Di chi si fa beffa di noi spendendo parole auliche, per poi abbandonarci al nostro destino. È per la nostra professione che siamo ancora qui, più combattivi di sempre. È per il nostro futuro che non molleremo mai» conclude De Palma.