organizzato dal Teatro del Segno a Santu Lussurgiu (OR) con il patrocinio e il sostegno del Comune di Santu Lussurgiu e inserito nella “rete” di “Intersezioni” 2020 a cura di
Fed.It.Art. Sardegna. S’inaugura infatti domattina – sabato 1 agosto alle 11.30 – nel Parco della Biblioteca la rassegna “Una Favola al giorno” dedicata ai più piccoli,
con la lettura ad alta voce di alcune delle più celebri e amate storie della tradizione popolare accanto ai racconti fantastici di moderni scrittori per l’infanzia, affidata ad attrici e attori del Teatro del Segno sulle note del contrabbasso di Federica José Are.
Le meravigliose avventure di giovani principi e principesse ma anche di bambine e bambini alle prese con animali parlanti, fate e streghe, orchi e draghi, per una narrazione animata con un “prologo” a sorpresa.
“Una Favola al giorno” proseguirà tutti i giorni fino a venerdì 7 agosto – per un piccolo “viaggio” quotidiano nel regno dell’immaginazione.
Riflettori puntati – sempre DOMANI (sabato 1 agosto) alle 22 nel Cortile dell’ex Asilo – su Tiziano Polese, autore e interprete – accanto a Rosalba Piras (che firma la regia) di “Ottavio Bottecchia.
Vite in volata”, l’avvincente spettacolo di Abaco Teatro ispirato alla figura del leggendario campione del ciclismo, per due volte vincitore del Tour de France.
La straordinaria epopea sportiva del giovane di origini venete, curiosamente soprannominato il “Muratore del Friuli”, moderno centauro dotato di un innato talento per le due ruote, si concluse tragicamente con la sua morte, avvenuta in circostanze misteriose.
La pièce rievoca i trionfi ma anche la fatica delle gare, le erte salite, gli imprevisti e perfino gli episodi surreali e gli strani incontri lungo il percorso che caratterizzavano il ciclismo agli inizi del Novecento:
un’epoca quasi pionieristica in cui le doti atletiche, la resistenza e la determinazione dei protagonisti permettevano loro di compiere vere e proprie “imprese” sportive basandosi sulle proprie forze.
Ottavio Bottecchia, detto Botescià, «era un italianuzzo della provincia di Treviso, che aveva combattuto al fronte nella grande guerra tra gli esploratori d’assalto (in bicicletta si spingevano fin sotto le linee nemiche )
ma non aveva le physique du rôle del numero uno e gareggiava, lo diceva lui,“non per la gloria o le donne, o il successo, ma solo per ‘i schei’”».
La spinta per la vittoria non derivava certo dall’avidità, ma dal ricordo di una fame atavica e insaziabile, antica di secoli, dal desiderio di aiutare la sua famiglia con i suoi guadagni, relativamente modesti ma preziosi in tempi difficili e di diffusa miseria.
Il futuro campione aveva militato tra le armate della Grande Guerra, riuscendo più volte a sfuggire al nemico e conquistando infine una Medaglia di Bronzo al valor militare poiché
«Con calma ed ardimento, sotto violento fuoco nemico, aggiustava tiri efficacissimi e falcianti con la propria mitragliatrice, arrecando gravi perdite all’avversario e fermandone l’avanzata.
Costretto più volte ad arretrare, incurante del pericolo, portava seco l’arma e tornava a postarla aprendo sempre il fuoco violento sul nemico.» — Lestans, 4 novembre 1917
Le cronache sportive – con gli articoli dei più brillanti giornalisti dell’epoca – s’intrecciano agli eventi storici e alle rivoluzioni politiche,
economiche, sociali e culturali del ventesimo secolo per comporre un vivido affresco dell’Italia – e dell’Europa – tra il primo conflitto mondiale e l’avvento del fascismo.
La storia di Ottavio Bottecchia è in parte anche la storia del Belpaese, con le profonde mutazioni, insieme al perdurare di disuguaglianze e ingiustizie, il desiderio di riscatto che si traduce in una vertiginosa “volata”…
Un eroe moderno, un campione amatissimo oltralpe, il primo italiano a vincere il tour e indossare ininterrottamente la maglia gialla eppure un uomo pratico, ben consapevole della realtà e della durezza della vita, forgiato dal lavoro e dalla povertà.
«Aveva sempre fame non per metafora, ma perché glielo ricordavano tutti i giorni quei maledetti crampi allo stomaco che temeva molto di più dei crampi alle gambe – ricorda Tiziano Polese nelle note -.
«Ma la fama di Bottecchia si è protratta nel tempo anche per la sua tragica morte. Fu trovato massacrato di bastonate riverso in un canale nei pressi di un vigneto il 3 giugno 1927».
Un finale drammatico, e ancora avvolto nel mistero, per uno dei simboli del ciclismo italiano e di uno sport ancora lontano dal circo mediatico.
Un testimone di un’epoca e di un mondo che non c’è più, quando il ciclismo agonistico era ancora agli inizi – il primo Giro d’Italia risale al 1909 – ma già le gare cominciavano ad attirare le folle.
«E allora, cavalcando quella pista ciclabile» – insieme a Ottavio Bottecchia e agli altri protagonisti di quella pionieristica stagione – ipotizza Tiziano Polese –
«si potrà forse scorgere di lato quell’infame autostrada che inevitabilmente ci porterà a fare un focus sullo stato di questo strano paese chiamato Italia».
IL CARTELLONE
Il XII Festival “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu firmato Teatro del Segno si apre come di consueto con l’incontro con i cittadini e la presentazione del cartellone – venerdì 31 luglio alle 20 nel Cortile dell’ex Asilo –
dove verranno anche illustrate le modalità di accesso – su prenotazione e con registrazione dei dati – allo spazio che ospita gli eventi, tutti con ingresso gratuito.
Ouverture “fantastica” – venerdì 31 luglio alle 22 nel Cortile dell’ex Asilo con “Manovella Circus”, poetico spettacolo di marionette e burattini ideato e “animato” da Agostino Cacciabue e Rita Xaxa –
coproduzione del Teatro Tages e Teatro del Segno – per un ideale viaggio sotto il tendone con le acrobatiche performances di una famiglia di scimmiette, sulle note dell’Organetto di Barberia.
«Max l’acrobata coinvolge il pubblico con le sue evoluzioni, Ginger danza sui pattini a rotelle, Casimiro il giocoliere si esibisce in equilibrio sul monociclo e il mago Gustavo stupisce tutti con le sue illusioni» racconta Agostino Cacciabue.
Sono tutti artisti circensi, capaci di realizzare numeri avvincenti e virtuosistici con grazia ed eleganza – perfino il piccolo Cico Ciaco, che dopo il debutto sulla pista sogna di addormentarsi con la storia del topolino Oscar.
E poi c’è il pappagallo Pepito, che prepara per tutti i bambini le “filastrocche della buonanotte” e per gli adulti, che le leggeranno ai più piccini, i “pianeta della fortuna”.
Un’epopea sportiva – sabato 1 agosto alle 22 – con “Ottavio Bottecchia. Vite in volata” di Abaco Teatro, scritto e interpretato da Tiziano Polese,
con la partecipazione di Rosalba Piras (che firma la regia) e ispirato alla figura del leggendario ciclista italiano, per due volte vincitore del Tour de France, ma anche alla sua misteriosa e tragica fine.
Un affresco dell’Italia – e dell’Europa – all’inizio del Novecento con la pièce che racconta le gesta del campione, la fatica delle salite e l’entusiasmo delle folle, tra episodi curiosi e bizzarri di una vita su due ruote.
«Bottecchia era un italianuzzo della provincia di Treviso, che aveva combattuto al fronte nella grande guerra tra gli esploratori d’assalto (in bicicletta si spingevano fin sotto le linee nemiche ) ma non aveva le physique du rôle del numero uno e gareggiava, lo diceva lui ,
“ non per la gloria o le donne, o il successo, ma solo per “i schei”» ricorda Tiziano Polese. Il figlio del mugnaio “correva” e vinceva sulla spinta di quella fame antica che non si dimentica, per uscire dalla miseria e aiutare la sua famiglia. Finché il sogno s’infranse.
S’intitola “Sorichitta” la moderna fiaba scritta da Giovanni Carroni e Monica Corimbi del Bocheteatro – in programma lunedì 3 agosto alle 22 – che racconta la bontà dei cibi della Sardegna e l’importanza della solidarietà e del rispetto per la natura.
Sotto i riflettori Monica Corimbi, nel ruolo della simpatica topolina massaia e Monica Farina, che interpreta il gatto Fantagatto accanto ad altri personaggi come il corvo Piticò e Zoseppeddu il porcospino, sulle evocative musiche di Stefano Ferrari, con la regia di Giovanni Carroni.
“Sorichitta” apre ai piccoli spettatori la sua dispensa, facendogli (ri)scoprire sos culurjones, sos malloreddos, sos macarones de busa, su casu berbechinu ma anche il miele e l’olio sardi.
I sapori della tradizione e i prodotti del territorio a fronte di merendine e patatine di cui troppo spesso si abusa,
per una riflessione su una sana e corretta alimentazione e sull’importanza di salvaguardare quelle creazioni dell’arte culinaria, le ricette tramandate di madre in figlia, come un tesoro prezioso e simbolo dell’identità.
Un intenso ritratto al femminile – martedì 4 agosto alle 22 – con “Spogliarello” di Dino Buzzati, nell’interpretazione di Marta Proietti Orzella e Alessandra Leo, per la regia di Marco Nateri, che firma anche scene e costumi dello spettacolo del Teatro del Segno.
La pièce è incentrata sulla figura di Velia, ambiziosa arrampicatrice sociale, bellissima e seducente, che aspira a una sicurezza sempre più difficile da raggiungere.
La sua in realtà è una “discesa agli inferi”, segnata da una sfortuna implacabile che sembra perseguitarla, per cui i suoi tentativi di sfuggire alla povertà, con esiti disastrosi, la fanno precipitare sempre più, da mantenuta di lusso a barista a “bella di notte”.
“Spogliarello” mette a nudo l’anima fragile della protagonista, la sua dubbia moralità e i suoi discutibili principi, ma soprattutto ironizza sull’ipocrisia della “buona” società, la quale tollera comportamenti sconvenienti e adulterini purché nascosti,
salvo poi infierire e (fingere di) scandalizzarsi se i “peccati” veniali o no vengono scoperti, con la condanna senza attenuanti della “femme fatale”.
“Como un pájaro libre” – ovvero “Libero come un uccello” è il concerto-spettacolo di OfficinAcustica dedicato alla cantante argentina Mercedes Sosa – a Santu Lussurgiu mercoledì 5 agosto alle 22:
la voce di Anna Lisa Mameli e il pianoforte di Corrado Aragoni per un’antologia di melodie indimenticabili. Note storiche e biografiche si alternano alle canzoni più famose e emblematiche dell’artista, icona della musica argentina e della lotta per la pace e per i diritti civili durante la dittatura:
«“La madre d’America” – definita anche “la voce della terra”, o semplicemente “La Negra”, è stata un’artista “scomoda”, perché pretendeva di cantare canzoni di pace in tempo di guerra e canzoni di libertà in tempo di prigionia».
“Como un pájaro libre” – dal titolo di una sua canzone, «è il ritratto di una grande artista e di una grande donna, dove vita e arte si intrecciano,
con la riscoperta di un repertorio legato alla tradizione musicale sudamericana, che esce dai canoni delle sonorità folkloriche per assumere una veste nuova, inedita e affascinante».
Il XII Festival “Percorsi Teatrali” si chiude in bellezza venerdì 7 agosto alle 22 con il coinvolgente “Yes Land” di Onarts, nel segno del nouveau cirque: il clown Giulio, “eterno viaggiatore”, cerca di mettere ordine nel caos.
Un’impresa non facile, per questo «personaggio semplice e complesso al tempo stesso, che trasforma tutto ciò che è ordinario in comico ed immaginifico, obbligandoci a fare i conti con il sentimento di inadeguatezza che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita».
L’arte della clownerie e varie tecniche circensi – acrobatica e giocoleria, equilibrismo, manipolazione di oggetti – compongono la movimentata “drammaturgia” dello spettacolo dove «il gesto,
il movimento e l’interazione con il pubblico si rivelano sempre come esplorazione di sentimenti, permettendo al virtuosismo della tecnica di rimanere al servizio della storia».
Il protagonista è «un vagabondo alla continua ricerca di una dimensione esistenziale, in lotta tra l’insieme e la solitudine, due dimensioni che si configurano tra il pubblico e la scena, creando così un continuo gioco onirico tra due mondi».
Viaggio nel regno della fantasia a misura di piccoli ascoltatori (e lettori) con “Una Favola al giorno”, la nuova rassegna di fiabe lette ad alta voce sul prato della Biblioteca,
tutte le mattine alle 11.30 dal 1 al 7 agosto, per un’antologia di storie classiche e moderne, avventurose, comiche e poetiche affidate alle voci degli attori del Teatro del Segno – un “angolo letterario” dedicato ai giovanissimi.
Il XII Festival “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu si inserisce nel progetto Intersezioni / rete di festival senza rete a cura di Fed.It.Art Sardegna,
che riunisce sei compagnie isolane – oltre al Teatro del Segno di Cagliari, Abaco Teatro (Monserrato), Bocheteatro (Nuoro), L’Effimero Meraviglioso (Sinnai),
Teatro d’Inverno (Alghero) e Teatro Tragodia (Mogoro) – e i rispettivi festivals con spirito di solidarietà sul modello de “s’agiudu torrau” – sotto l’egida della rete nazionale di Fed.It.Art.
(Federazione Italiana Artisti). Intersezioni traccia i suoi itinerari culturali legando in un unico ordito le “trame” originali di “Libertà d’Espressione” a Mogoro e “Giardini Aperti” tra Sanluri, Donori, Quartucciu, Monserrato e Torre delle Stelle (Maracalagonis),
“NUR” ad Alghero e “Il colore rosa” a Sinnai, “Palcoscenici d’Estate” ad Allai e “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu e Cagliari, “Note a Margine” e “Patapum Festival” a Nuoro.
Il XII Festival “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu (OR) è organizzato dal Teatro del Segno con il patrocinio e il sostegno del Comune di Santu Lussurgiu e della Regione Autonoma della Sardegna (e con il contributo del MiBACT) e inserito nella “rete” di “Intersezioni” 2020 a cura di Fed.It.Art. Sardegna.
IMPORTANTE: PER POTER ASSISTERE AGLI SPETTACOLI – NEL RISPETTO DELLE PRESCRIZIONI PER L’ESECUZIONE DEGLI SPETTACOLI ALL’APERTO – SARA’ NECESSARIO, PRENOTARE IL PROPRIO POSTO COMUNICANDO I DATI PERSONALI.
È possibile prenotare inviando una e-mail a: [email protected] oppure telefonando o inviando un messaggio Whatsapp al numero 391.4867955
per informazioni: [email protected] | www.teatrodelsegno.com
t . 070.680229 | m. +39 3929779211 (anche whatsapp)