Il consiglio dell’amico Agostino. Dopo aver raccontato alcune parabole fissate da san Matteo, alla domanda di Gesù i suoi discepoli hanno risposto senza esitare “Sì”.
Un “Sì” strano. Non sembra comunicare un assenso pieno e incondizionato. Sembra, almeno a me, un tentativo maldestro per impedire che il Maestro ponga altre domande, provocazioni più scomode.Quanti “Sì” diciamo anche noi per sviare l’attenzione del prossimo dal nostro imbarazzo, per cercare di non rompere con il Prossimo nell’illuderci che presto ci lascerà in pace e colmerà i nostri buchi neri con la sua misericordia.
Sotto la spada di Damocle del coronavirus si rischia di moltiplicare i “Sì” per trovare un’illusoria quiete, per nascondere in realtà il nostro sgomento che alterna un “Sì” sempre più debole a un mutismo sempre più triste.
Un “Si” strano
In una rassegnazione cupa, in una strettoia sempre più soffocante e senza uscite. Resi sordi dai nostri “Sì” vuoti di senso, rischiamo di non riuscire più a sentire né a vedere. Rischiamo di isolarci da tutto e da tutti.
E siamo anche capaci di convincerci che abbiamo ragione, dando la colpa a tizio e gettando le responsabilità su Caio. Così ci affrettiamo a raggiungere la massa di sordi e muti amareggiati…
L’amico Agostino questa notte ci suggerisce di tentare ancora una volta. È vero, tutti tacciono e non sono in grado di dire una parola che rincuori e illumini veramente. Chi dovrebbe guidarci è immerso nella più grande confusione. Altre voci si sentono, ma è una girandola di parole sconclusionate. Una presa in giro che da burla diviene tragedia.
Ed ecco un consiglio di Agostino. È un gioco con tre carte che possiamo scegliere a piacimento e in qualsiasi ordine. Eccole:
cercare
trovare
credere
e alcune delle possibili combinazioni suona pertanto così:
cercare trovare credere
trovare credere cercare
credere cercare trovare
credere trovare cercare
…
La regola di S. Agostino
Invece di controllare i bollettini di guerra sull’aggressione virale e le notifiche relative ai conti correnti, fermiamoci un attimo e chiediamoci: “In questo momento, quale delle tre carte sto giocando?”. È un momento della fede? Superiamo allora la tentazione di ripetere a memoria qualche formula che non risolve nulla, non rompiamoci la testa con ragionamenti confusi e fuorvianti.
Un “Si” strano
Cerchiamo di restare in silenzio, tendiamo l’orecchio del cuore che riesce a sfondare muri impenetrabili e raggiungere l’abisso del nostro essere. Avviciniamoci senza sbarazzarci subito della paura. Abituiamoci a vagare nel buio. Lasciamoci guidare da Colui che solo può orientarci e darci una risposta, forse con un silenzio ancora più profondo perché vero, perché esprime realmente, nella fede, il nostro desiderio di ascoltare, di cercare e di trovare…
Un altro momento metterà a fuoco il cercare; un altro il trovare. E così la nostra vita non sarà più monotona e avvilente, triste e inconcludente. Cominciamo ad ascoltare la sua Parola, la sua Voce, la sua Vita. E noi vivremo di nuovo.
Domenica XVII (26 luglio 2020)
Giacomo Baroffio