Russo stava investigando sul caso Enrico Mattei. La sua indagine lo aveva condotto ad analizzare le relazioni tra cosa nostra palermitana, i corleonesi e il delitto Mattei.
Rapporti molto delicati e certamente non semplici da gestire. Il suo impegno corretto e intransigente lo aveva esposto molto nei confronti della criminalità.
La responsabilità civile, la moralità e l’amore per la sua professione lo condussero alla morte.
Oggi abbiamo il compito di ricordare l’onestà di un uomo straordinario e anche la terribile sorte toccata a un innocente privato cittadino morto solo per essere stato amico dello sfortunato carabiniere.
Nella sua medaglia d’oro al valor civile rimangono scolpite le gesta e le motivazioni in ordine alle quali è stata attribuita la decorazione:
«Comandante di Nucleo investigativo operante in ambiente ad alto rischio e caratterizzato da tradizionale omertà, si impegnava con coraggio ed elevata capacità professionale in prolungate e difficili indagini relative ai più eclatanti episodi di criminalità mafiosa verificatisi tra gli anni ’60 e ’70 nella Sicilia Occidentale.
Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato, immolava la sua esistenza ai nobili ideali di giustizia e di difesa delle istituzioni democratiche.» (20 agosto 1977)
Il CNDDU ricorda tra gli illustri personaggi ai quali è dedicata la “Maratona della legalità. Uniti contro le Mafie” l’esempio e le alte qualità morali del tenente colonello dei carabinieri Giuseppe Russo affinché la staffetta della legalità possa essere consegnata alle future generazioni.