L’esplosivo di origine militare collocato nella sala d’aspetto della seconda classe, uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. Una vera e propria operazione di guerra, premeditata e annunciata (tre giorni prima vi fu una mancata strage al Comune di Milano).
Le sentenze giudiziarie hanno individuato gli esecutori della strage in una banda di fascisti, tra cui Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, oggi entrambi liberi pur essendo colpevoli di 96 omicidi.
Sono stati condannati ufficiali del Sismi, il generale Pietro Musumeci e il ten. colonnello Giuseppe Belmonte, assieme a Licio Gelli e a Francesco Pazienza, per le attività di depistaggio.
Basta osservare questo connubio per comprendere quale apparato ha agito nella strage di Bologna.
L’intoccabile Gelli era il capo della Loggia massonica P2, una sorta di “governo parallelo” direttamente collegato agli USA. Recentemente la procura di Bologna lo ha indicato come l’organizzatore e il finanziatore della strage assieme al suo braccio destro Ortolani, il senatore fascista Tedeschi e il prefetto D’Amato, capo dell’ufficio affari riservati del Viminale.
Il “faccendiere” Pazienza, oltre a essere un collaboratore del Sismi, era in strettissimi rapporti con i repubblicani USA e con il generale Haig, già vice di Kissinger, comandante della NATO in Europa e segretario di Stato USA.
Gli alti ufficiali del Sismi sono sempre stati gestiti dalle strutture atlantiche, in funzione del mantenimento di equilibri funzionali agli USA, della provocazione, della disinformazione e dell’inquinamento delle indagini per non far emergere la verità.
Quanto ai fascisti non si tratta di semplici “manovali del terrore”, ma di elementi inseriti negli apparati dello Stato, killer al soldo della P2, agenti di Gladio (la Stay Behind italiana, struttura segreta composta da militari e civili, dipendente dalla CIA), attivati da queste strutture per compiere attentati, tentativi di golpe, stragi.
Ciò ci consente di trarre una prima conclusione sulla matrice della carneficina.
Nella strage di Bologna si sono attivati come preparatori, esecutori e depistatori dei criminali appartenenti a un network della strategia della tensione e del terrore creato in Italia durante il secondo conflitto mondiale, composto da fascisti, piduisti, apparati dei servizi, delle forze armate e “dell’ordine”, politicanti e alti burocrati reazionari, alte gerarchie ecclesiastiche, massoneria, banchieri, mafia, camorra e altre organizzazioni criminali.
Una struttura illegale, coperta dal segreto di Stato, il cui collante era la P2, la cui direzione e controllo sono sempre stati nelle mani dell’imperialismo USA, attraverso le sue articolazioni: governo federale, Dipartimento di Stato, ambasciate, Pentagono, NATO, CIA e altri servizi segreti militari statunitensi (la “piramide superiore”, mai individuata nei processi).
Questo apparato – occulto ma non “deviato” in quanto svolge fedelmente un compito essenziale per la difesa dell’ordine borghese interno e internazionale – ha ispirato, pianificato, attuato e coperto tutte le stragi avvenute nel nostro paese, che sono legate da unico filo conduttore: destabilizzare per stabilizzare la situazione in modo favorevole ai settori più reazionari della borghesia e agli interessi statunitensi, bloccare sviluppi politici e sociali a favore della classe operaia e delle masse popolari.
La strage di Bologna è il crimine più efferato commesso da quest’apparato di terrore e di guerra, che all’interno della sua strategia perseguiva obiettivi politici specifici, ben inseriti nel contesto politico dell’epoca.
In Italia era in carica il secondo governo presieduto dal “sovraintendente” della Gladio, Francesco Cossiga, sostenuto da DC, PSI e PRI, zeppo di piduisti, allora presenti in ogni ganglio dello Stato, dell’economia, dei media.
Con la strage di Bologna, che ha generato paura, insicurezza e allarme sociale, si creavano condizioni favorevoli alla trasformazione reazionaria dello Stato, in linea con il piano di “Rinascita democratica” della P2, esplicitato da Gelli due mesi dopo in un’intervista: Repubblica presidenziale, revisione completa della Costituzione e cancellazione dello Statuto dei lavoratori.
Uno Stato autoritario e poliziesco, per spianare la strada ai padroni (pochi mesi dopo la strage ci fu la sconfitta operaia alla Fiat), limitare le stesse libertà democratico-borghesi, mantenere e rafforzare al potere i gruppi oligarchici che erano i beneficiari del piano eversivo della P2, che ancora oggi ispira i politicanti borghesi.
Ma la sola lettura interna non è sufficiente per capire come dietro la strage vi fosse una convergenza di interessi e obiettivi più complessa e vasta.
Nel 1980 la superpotenza americana era impegnata in un’offensiva strategica per vincere la guerra fredda e imporre la sua incontrastata egemonia mondiale.
Si diffondeva nel mondo il neoliberismo, veniva eletto il papa anticomunista Wojtyla per disgregare il blocco dell’est; l’instabilità internazionale e l’escalation militare vedevano un ulteriore aggravamento con lo schieramento – anche in Italia, punto cruciale della guerra fredda – degli euromissili americani puntati contro un’Unione Sovietica che, avviata da tempo sulla strada del revisionismo, si impantanava nella guerra afgana e andava verso la dissoluzione.
L’impegno italiano sugli euromissili era incerto e il consenso politico fragile. La CIA temeva che gli euromissili sarebbero divenuti merce di scambio nei negoziati interni al circo politico italiano per la formazione di un nuovo governo.
Si era inoltre in un momento in cui la diplomazia italiana ed europea, per perseguire i propri interessi durante la seconda crisi petrolifera, invitava al dialogo euro-arabo sui problemi energetici e si mostrava ipocritamente favorevole alla causa palestinese. Nella dichiarazione di Venezia del Consiglio europeo del 13 giugno 1980, nella quale si cercavano di tenere insieme differenti e concorrenti interessi di diverse frazioni della borghesia imperialista, per la prima volta si riconobbe il diritto all’autodeterminazione dei palestinesi.
Tali scelte politiche non erano tollerate né dagli USA, che attaccarono la dichiarazione, né da Israele, che reagì proclamando Gerusalemme capitale “eterna e indivisibile” dello Stato sionista.
Il 27 giugno 1980 avvenne la strage di Ustica. Un DC9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo fu abbattuto lungo un’aerovia dove vi era un intenso traffico militare: caccia della NATO impegnati in un’operazione contro un “paese ostile” (la Libia di Gheddafi). 81 i morti, “danno collaterale” di un’azione di guerra non dichiarata nel Mediterraneo, regione dove si scaricavano le tensioni internazionali. Una strage nascosta dallo Stato per decenni dietro un cinico muro di gomma.
In questo scenario si colloca la strage di Bologna, che può essere letta come un terribile avvertimento e un feroce condizionamento volti a stroncare qualsiasi gioco su più tavoli, qualsiasi politica contrastante con gli interessi atlantici e ribadire il principale “vincolo esterno” del nostro paese.
Questo anche a costo di un conflitto fra forze e apparati della borghesia italiana che ha comunque sempre seppellito sotto la “doppia lealtà” l’individuazione dei mandanti e dei moventi delle stragi, gettando nel fango l’indipendenza e la sovranità popolare.
La piena verità e la giustizia su Bologna, come su Ustica e le altre stragi, non potrà arrivare dalla magistratura o da altre istituzioni borghesi. Ciò metterebbe in discussione gli assetti di potere vigenti e la collocazione internazionale dell’Italia, potenza imperialista subordinata agli USA. La sovranità limitata, la stretta sorveglianza e le gravi restrizioni della libertà politica cui è sottoposto il nostro paese, sono sempre state accettate dalla classe dominante come condizioni per proteggere il suo sistema di sfruttamento, opprimere e rapinare i popoli dipendenti.
Mentre continuiamo a lottare per denunciare e smascherare le trame reazionarie e stragiste, squarciare il muro di protezioni, reticenze e omertà politiche che hanno coperto mandanti ed esecutori delle stragi che hanno insanguinato il nostro paese, mentre solidarizziamo con i familiari delle vittime, affermiamo che solo il proletariato, conquistando il potere politico e divenendo forza dirigente nel nostro paese, potrà fare finalmente chiarezza sulle stragi, abolire il segreto di Stato e pubblicare i protocolli segreti, farla finita con gli apparati del terrore e le basi di guerra USA e NATO, che sono costati tanti lutti e tante disgrazie per il nostro popolo.
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