Quelle stesse attività che ben poco aiuto hanno ricevuto da Roma e che hanno cercato tra mille difficoltà e spese aggiuntive di ripartire, quelle stesse attività che adesso si vedranno certamente costrette a rimandare a casa chi è stato assunto.
Aperture e chiusure in un valzer sin troppo spesso caotico e disorganizzato, in un contesto nel quale si parte alla volta della caccia all’untore quando fa più comodo, alternandolo poi a una disinvoltura spiazzante a seconda di chi ne è vittima.
Chiudere i locali, come in Consiglio avevano fatto notare molti esponenti dell’opposizione, che ora mi auguro abbiano il coraggio di ripetere tali affermazioni nonostante il provvedimento venga imposto alla Sardegna e all’Italia tutta dagli esponenti nazionali dei loro stessi partiti di appartenenza,
potrebbe avere un effetto più negativo che altro visto e considerato che l’estate non è certamente ancora volta al termine,
e la presenza di ragazzi in giro nelle nostre coste rischia di riversarsi in luoghi dove il controllo è inesistente o in piazze pubbliche, dove i controlli teoricamente ci sono ma non possono essere garantiti con l’assiduità dovuta dalle nostre forze dell’ordine e dalla polizia locale, che già compiono uno sforzo immane nonostante siano spesso e volentieri sotto organico.
Avranno pensato anche a questo a Roma? Avranno pensato a come risarcire le attività del danno che verrà loro causato? O dobbiamo invece essere portati a credere che le veloci promesse del ministro Patuanelli siano destinate a rimanere solo belle parole?
Visti i precedenti, abbiamo ancora addosso l’elmetto per ripararci dalla potenza di fuoco annunciata dal Premier che potrebbe arrivare da un momento all’altro, ho dei dubbi al riguardo e una certezza:
i migranti arrivano indisturbati nelle coste del Sulcis e vengono riversati nel CPA di Monastir che ha sempre più l’aspetto di una bomba a orologeria pronta ad esplodere tra le proteste di primi cittadini,sindacati e operatori
nella più totale indifferenza di Roma che pensa a colpevolizzare i nostri giovani colpevoli solo di sentir la necessità di socializzare e vivere che ognuno di noi ha provato alla loro età, benché se ne dica…”