Dalla Sardegna all’Abruzzo, fino alla Sicilia: anche il 2020 ha portato un’estate rovente e piena di incendi boschivi, purtroppo quasi sempre di origine dolosa o colposa. Il messaggio che arriva chiaro, dunque, è che per contrastare il fenomeno degli incendi bisogna impegnarsi per far convivere le aree naturali con l’uomo.
Il contrasto agli incendi si fa con la prevenzione
Al fianco dell’azione delle forze dell’ordine impegnate ad arrestare i delinquenti, l’esperienza di dottori agronomi e forestali porta verso un’unica soluzione: è necessario l’impegno a lungo termine con adeguati investimenti in prevenzione.
“Il recente protocollo sottoscritto tra la Protezione Civile e l’ordine dei dottori agronomi e dottori forestali mira proprio a trovare le giuste sinergie tra chi deve intervenire in emergenza e chi il territorio lo conosce palmo a palmo per professione.
Non basta, però, migliorare le capacità di intervento in emergenza ma si deve lavorare per prevenire gli incendi: prevenzione che si attua attraverso la pianificazione e la progettazione forestale, con opere specifiche quali fasce parafuoco, invasi, sistemazione della viabilità forestale, gestione attiva del bosco” prosegue la nota del CONAF.
“Attraverso la pianificazione forestale di area vasta si può contribuire alla prevenzione degli incendi boschivi e al restauro di aree frammentate, degradate e percorse da incendio. Una adeguata pianificazione, inoltre, consente di individuare le criticità e le vocazioni delle aree forestali per organizzare gli interventi migliorativi e manutentivi nel tempo.”
I dottori agronomi e dottori forestali colgono con favore la previsione di un “piano di manutenzione del territorio forestale e montano” previsto dall’art. 63 del Decreto Semplificazione da adottarsi con decreto del Ministero delle politiche agricole e forestali in coerenza con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile fissati dall’ONU per il 2030 e del Green New Deal.
Occorrono però, esperienza, formazione specifica, profonda conoscenza del territorio, padronanza dei punti di accesso ai boschi e delle varietà forestali interessate per intervenire efficacemente sugli incendi nei boschi.
Inoltre, l’auspicio è che alla conoscenza si affianchino maggiori investimenti per la lotta attiva e la volontà di recuperare l’enorme patrimonio di conoscenza del territorio e di tecniche di spegnimento in bosco acquisito dal personale dal Corpo Forestale dello stato soppresso nel 2016, indispensabili per agire tempestivamente ed evitare maggiori danni e pericolo per l’espansione degli incendi in zone abitate.
L’Italia a fuocoIn Sardegna gli incendi più consistenti, dolosi o colposi per errata gestione di pratiche antropiche, si sono verificati nella provincia di Sassari: nell’agro di Bonorva sono bruciati circa 500 ettari di bosco e a Uri circa 90 ettari; nel nuorese, a Orgosolo e a Sarule, circa 60 ettari. Principalmente sugherete, ma anche oliveti e macchia mediterranea. Sono stati danneggiati allevamenti di suini e ovini, con perdita di numerosi capi di bestiame, oltre a capannoni con le scorte. In Sicilia a Palermo l’incendio più significativo è quello di Monte Cofano, riserva naturale in cui sono stati distrutti 150 ettari di vegetazione di Ampelodesma e Palma nana. In Abruzzo, a L’Aquila, circa 800 ettari sono andati perduti con gli incendi degli ultimi giorni, tutti di origine dolosa, 500 ettari ad Arischia e 300 ettari a Cantatessa e Pettino, ricadenti in gran parte nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; in particolare è stata completamente distrutta la pineta storica di Arischia, un rimboschimento di fine ‘800 sistemato a gradoni, dall’opera di Pietro Montanari, materializzazione dell’ingegno umano nelle opere di protezione del territorio dal dissesto idrogeologico con tecniche progettuali ben definite. Incendi meno vasti si stanno verificando anche in altre regioni d’Italia. |