Insonnia: casi in aumento durante il lockdown
Fra le numerose conseguenze che la Covid-19 e le relative misure anticontagio – prima fra tutte il confinamento o lockdown – ci hanno portato, vi è anche l’insonnia. La paura del contagio, le preoccupazioni per il futuro e il senso di solitudine che purtroppo in tanti stanno sperimentando generano stress, il nemico numero uno del sonno.
Diversi studi hanno evidenziato un netto peggioramento della qualità e della quantità del sonno nel periodo tra marzo e maggio 2020. Tra questi un lavoro dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che ha studiato gli effetti del lockdown su un campione di 400 persone tra studenti universitari e impiegati amministrativi.
Lo studio
307 studenti e 93 dipendenti dell’Università hanno risposto a dei questionari online durante il confinamento; ciò ha permesso agli studiosi di valutare la qualità del sonno e il benessere psicologico percepiti da questi volontari.
Il quadro delineatosi, purtroppo, non era dei più incoraggianti: tutte le persone coinvolte hanno lamentato un peggioramento della qualità del sonno; inoltre, tali effetti erano più marcati tra gli studenti, rispetto ai dipendenti, e tra le donne rispetto agli uomini.
I risultati
In particolare, tra gli studenti prevaleva la difficoltà a addormentarsi, mentre tra i lavoratori la difficoltà a mantenere il sonno. Questi i numeri:
- durante il lockdown, il 55% degli studenti non riusciva a addormentarsi, contro il 39% di coloro che avevano già questo problema prima della Covid;
- durante il lockdown, il 40% dei dipendenti aveva il sonno frammentato, contro il 24% di coloro che avevano già questo problema prima della Covid.
In entrambe le categorie, inoltre, gli studiosi hanno notato un posticipo dell’ora di andare a dormire e dell’ora di svegliarsi. Più precisamente:
- i dipendenti andavano a dormire 16 minuti più tardi, gli studenti 39 minuti più tardi;
- i dipendenti si svegliavano 37 minuti più tardi, gli studenti 64 minuti più tardi.
Effetti, questi, che potrebbero essere la diretta conseguenza del cambiamento dello stile di vita e della scarsa igiene del sonno durante il confinamento. Ma c’è di più.
I risvolti psicologici
Dai questionari è emerso che i partecipanti, tra marzo e maggio, hanno sviluppato sintomi ansiosi e depressivi da moderati a severi (nel 34,3% del campione per quanto riguarda i primi, nel 27,8% del campione per quanto riguarda i secondi) a causa dello stress.
Lo stress cronico, infatti, altera la secrezione di ormoni e neurotrasmettitori aventi un ruolo cruciale nel controllo del ritmo sonno/veglia e del tono dell’umore, quali la melatonina e la serotonina, e perciò può favorire la comparsa di insonnia, ansia e depressione.
Come combattere l’insonnia?
Benché la situazione non sia delle più semplici da affrontare, è fondamentale organizzarsi la giornata seguendo – nei limiti del possibile – gli orari pre-lockdown.
Ad esempio, per quanto riguarda gli studenti (che i questionari hanno rivelato essere i più fragili sul piano psicologico) è importante svegliarsi alla stessa ora, seguire le lezioni e studiare secondo i soliti schemi, cercando di concentrare le attività impegnative per la mente nelle ore diurne.
Il lavoro intellettuale e l’uso di pc, tablet e smartphone – che emettono luce blu – nelle ore crepuscolari e notturne possono, infatti, alterare la secrezione di melatonina e, perciò, ritardare il sonno.
Bisogna evitare, inoltre, di bere caffè o altre bevande stimolanti nel tardo pomeriggio e alla sera, perché favoriscono lo stato di veglia, ed è necessario abituarsi ad andare a dormire sempre alla stessa ora.
Se tutte queste misure non dovessero sortire gli effetti desiderati, si possono assumere (se il medico è favorevole) i sedativi naturali, quali melatonina e valeriana, per alleviare le turbe emotive e favorire il sonno.
Jessica Zanza
Fonte: PMC (2020).