Occhio di tigre
Minerale semiprezioso della famiglia dei quarzi, l’Occhio di tigre è una pietra opaca, il cui colore va dal marrone al giallo oro con stupende sfumature striate, ricordando l’iride di un felino, ecco perché ha questo nome.
Non si tratta di una pietra vulcanica, bensì nasce nelle viscere di Madre Terra, è originaria del Sud Africa ma alcuni giacimenti si trovano anche in Australia, India, Brasile e Birmania.
Considerata pietra di protezione fin dall’antichità, fa parte delle gemme imprescindibili nelle tecniche energetiche alternative, e viene utilizzata per la creazione di gioielli per la sua particolare bellezza.
In Cristalloterapia viene impiegata per armonizzare i centri energetici, assieme ad altre pietre.
Secondo alcune leggende medioevali, l’occhio di tigre riesce a difendere il suo proprietario dai demoni e gli spiriti maligni, e ha la reputazione di proteggere dai serpenti e di contrastare la magia nera.
Il rituale della settimana
Secondo gli specialisti di tecniche energetiche, l’Occhio di tigre avrebbe la capacità di contrastare le vibrazioni negative e di restituirle ai mittenti.
Indossata o posizionata accanto a porte e finestre, creerebbe una barriera contro ogni pericolo.
Prima di utilizzarla, ricaricatela al sole per 2-3 ore, e purificatela sotto l’acqua corrente dopo il rituale.
Aneddoto magico
Scoperto all’inizio del XIX secolo in Sudafrica, all’Occhio di tigre venne conferito immediatamente lo status di pietra preziosa, e non tardò ad essere paragonato all’Occhio di gatto, altra gemma dai riflessi luminosi, conosciuta con il nome di “Oculus Belus”, l’Occhio di Belo, con riferimento al dio degli Assiri, fondatore di Babilonia, città leggendaria del re Nabucodonosor.
Alessandra Leo