compagnia.
L’ultima notte al Rizz è il titolo della piece che racconta la storia di tre ospiti dell’ospedale psichiatrico di Rizzeddu e la loro ultima notte di follia nei corridoi della vecchia struttura prima che la legge 180 di Franco Basaglia sancisse la chiusura dei manicomi e decretasse il nuovo modus operandi della moderna psichiatria.
Il signor Antioco Farina, la signora Edina e Ginetta di Calangianus sono i tre protagonisti e hanno vissuto gran parte della loro esistenza in manicomio, pur non essendo malati psichiatrici.
In qualche modo lo sono diventati proprio a causa del genere di trattamento che la quotidianità dei manicomi forniva ai pazienti.
Insomma se è vero che in qualche modo i tre personaggi vivono una grande tragedia umana, è vero anche che lo spettacolo è giocato sulle corde della “Acid comedy” e del teatro dell’assurdo (quale stile più adatto?) e costruisce un quadro d’insieme che diverte, intenerisce e fa riflettere.
E’ una piece che a tratti si presenta cruda, che non fa sconti a nessuno, ma che al contempo si astiene dal giudizio nei confronti di metodi di cura poco ortodossi, discutibili e spesso ai limiti della dignità umana.
Ma la responsabilità di ciò che è stato non è imputabile a qualcuno nello specifico, quanto piuttosto ad un sistema ospedaliero che la società stessa aveva accettato di buon grado e
con buona pace della coscienza comune.
Certo, l’intervento di Franco Basaglia fu fondamentale per rivoluzionare la visione dei
manicomi e di tutto quel sistema che stava in piedi dalla fine dell’ottocento e che era diventato obsoleto ed inaccettabile.
L’Ultima notte al Rizz non ci racconta ovviamente i dettagli tecnici di questo “passaggio di consegne”, non spiega come e perché sono accadute certe cose nelle strutture manicomiali.
E’ “solo” una storia di persone, di anime complesse che hanno vissuto in maniera dolorosa, ma che hanno anche trovato un modo, una strada per proteggersi, hanno capito che il gioco poteva salvarli e che una risata avrebbe sepolto ogni tristezza.
I tre personaggi ci pongono il grande dubbio….”Chi ha ragione alla fine?…Chi è più
folle, il pazzo che ci guarda e ride o noi che guardiamo il pazzo senza riuscire a capire perché ride?”
La linea sottile che separa il teatro dal padiglione psichiatrico diventa qui quasi nulla, a tratti sparisce dentro un concetto di verità che è assolutamente personale e poco opinabile.
Prima della messa in scena la dottoressa in psichiatria Alessandra Nivoli che dirige il centro di vittimologia dell’università di Sassari, farà una breve introduzione per far comprendere meglio al pubblico qual è il tema del dibattere.
In scena Elisa Casula, Laura Calvia, Alessandra PIstidda, Daniele Coni (autore del testo) e trenta allievi della scuola di recitazione di Bobòscianèl ai quali è affidato il ruolo di figuranti.
Le scene e i costumi sono di Mattia Enna, il disegno luci di Tony Grandi. Prevendite disponibili alla libreria Dessì Mondadori in Largo Cavallotti. Tel: 0792012098