Museo Archeologico. Da domani fino a venerdì 21 agosto l’esposizione in collaborazione con il Comune di Ittireddu e l’associazione “Sardinia Romana”.
L’esordio di Mirtò è nel segno della cultura. Si svolgerà domani l’inaugurazione di uno degli eventi più qualificanti del programma di Mirtò, il Festival internazionale del Mirto, giunto alla sua sesta edizione. Dalle 17 alle 22, dal 18 agosto fino a venerdì 21 agosto, il Museo Archeologico di Olbia apre le porte alla mostra “Navi, traffici, mercati: la Sardegna e il Mediterraneo fra preistoria ed età romana”, a cura dell’associazione Sardinia Romana e del Comune di Ittireddu.La storia, la cultura, le tradizioni. La promozione del territorio diventa uno dei punti qualificanti del progetto di Mirtò. Una nuova iniziativa dopo lo straordinario successo ottenuto lo scorso anno al teatro Michelucci di Olbia, trasformato nello spazio del nuovo Expò archeologico, uno showroom denominato “L’Isola dell’archeologia” – ideato da Viviana Pinna, archeologa, specializzata in archeologia preistorica e protostorica, una delle protagoniste di Mirtó fin dalla sua fondazione nel 2014 – che aveva ospitato venti società di gestione dei più importanti siti archeologici della Sardegna.
LA MOSTRA. Il percorso espositivo di quest’anno mette l’accento sul ruolo della Sardegna quale scalo privilegiato nelle rotte dall’Occidente verso l’Oriente fin dal Neolitico, ruolo confermato nel corso dei millenni. Lo scopo principale dell’allestimento è quello di fornire informazioni essenziali e didattiche ad un pubblico ampio, costituito prevalentemente da non addetti ai lavori, i quali potranno apprendere lo sviluppo dei traffici commerciali nel Mediterraneo. L’iniziativa, promossa all’interno del programma di Mirtò, il festival internazionale del Mirto, con la collaborazione del Comune di Ittireddu, è stata realizzata dall’associazione Sardinia Romana. Nata da un’idea dell’archeologo Franco Campus, sindaco di Ittireddu, insieme al rievocatore Giovanni Romano che, con la collaborazione dell’archeologa Nadia Canu, ne hanno curato l’allestimento.
Mostra didattica al Museo Archeologico di Olbia
IL PERCORSO. “Si tratta di una mostra didattica, composta da pannelli esplicativi e che utilizza copie di reperti di grande valore archeologico, che sarebbe impossibile portare in formato originale – spiega l’archeologo Franco Campus -. Partiamo dalla coppa decorata a figure nere da Exekias attorno al 540 a.C. e oggi conservata a Monaco di Baviera, nel museo Antikensammlungen: la “Kylix di Dioniso”.
La scena rappresentata vede il dio dell’ebbrezza mentre viaggia sulla sua barca a vela verso le coste dell’Attica. I pirati tirreni che volevano ridurlo in schiavitù, spaventati dalla metamorfosi dell’albero della nave in vite, si gettano in mare trasformandosi in delfini”.
L’importanza della Sardegna all’interno dei traffici commerciali del Mediterraneo, tema portante della mostra, trova nel Museo Archeologico di Olbia la sua naturale casa espositiva, con Olbia unica città della Sardegna ad essere stata abitata dai Greci, tra il 630 e il 510 a. C.
Così come il connubio con l’esposizione ospitata nel museo di Olbia, struttura che raccoglie parte dei relitti delle 24 navi romane recuperate nell’area dell’antico porto. “Una delle novità di questa mostra sarà anche la navicella nuragica di Enas, databile intorno al X secolo a.C., testimonianza del rapporto tra la città e il mare, primo vero segno del ruolo della Sardegna nei traffici del Mediterraneo – conferma Franco Campus -. I nuragici erano un popolo di navigatori e questa mostra lo farà capire attraverso un percorso cronologico e divulgativo”.
L’ESPOSIZIONE. A partire dal Neolitico (VI millennio a. C.) l’area mediterranea è stata interessata dalla circolazione dell’ossidiana, una roccia vetrosa di origine vulcanica presente anche in Sardegna. Una delle materie prime la cui distribuzione attivò i primi circuiti commerciali.
Tra il XVII e il IX secolo a.C. in Sardegna si sviluppò la civiltà nuragica: durante questo lungo arco cronologico i nuragici ebbero un ruolo da protagonisti nella scena mediterranea, al centro di intensi scambi di uomini e merci. Nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. il Mediterraneo apparve suddiviso in due aree di colonizzazione: quella greca e quella fenicia. Finché nel VI secolo a.C. la politica imperiale di Cartagine si scontrò, in alleanza con gli Etruschi, con l’espansionismo dei Greci nella battaglia del mare Sardonio (540 a.C.). Olbia, prima fenicia, diventerà quindi l’unico insediamento greco di Sardegna dal 630 al 510 a.C.
NAVI E RELITTI. “Nella mostra si possono vedere ricostruzioni in scala dei relitti di Olbia, navi di trasporto dell’epoca romana, che ci offrono una visione chiara dell’importanza del progresso nei secoli e sull’importanza di costruire navi adeguate al trasporto delle merci – spiega Giovanni Romano di Sardinia Romana -.
I visitatori potranno ammirare vari modelli in scala, dalle navi più arcaiche a quelle del periodo nuragico, fino ad arrivare a quelle biremi e triremi greche e alle navi cartaginesi e romane”. Di grandissimo valore storico ed archeologico è la copia della navicella nuragica ritrovata ad Enas, della quale si è parlato in precedenza, come della
“Portatrice di vaso” rinvenuta a Cabu Abbas e databile sempre intorno al X secolo a.C. “Da quando la Sardegna diventò una provincia romana, abbiamo una serie di testimonianze dello sviluppo di intensi traffici commerciali – conferma Giovanni Romano -. Restano raffigurazioni e modelli di un commercio moderno, con l’applicazione della fiscalità durante il carico del grano”.