Nonostante il Covid-19, nonostante le difficoltà conseguenti, nonostante tutto, il NURARCHEOFESTIVAL approda alla sua dodicesima edizione.
Con un cartellone, giocoforza, ridotto raggiunge però un risultato importante, che testimonia, anche in tempi difficili, la volontà di andare comunque avanti e il radicamento nei territori coinvolti della rassegna organizzata dal Crogiuolo, che, con la direzione artistica di Rita Atzeri, percorrerà il suoViaggio in Sardegna, questo il sottotitolo, significativo, del festival.
Il patrimonio storico e culturale dell’Isola si sposerà ancora una volta con il teatro, dal 25 agosto al 6 settembre, in luoghi di grande interesse archeologico, fra Nuorese e Ogliastra, Sulcis e Oristanese, Marmilla e Gerrei.
“Ha il sapore della conquista la dodicesima edizione del NurArcheoFestival”, sottolinea Rita Atzeri.
“Le incertezze per la situazione sanitaria hanno determinato molte defezioni ma anche rafforzato la volontà di far vivere il festival in quelle amministrazioni che con il loro impegno e la loro fiducia hanno contribuito a farlo diventare un appuntamento atteso.
Un ringraziamento particolare va alle amministrazioni di Talana, Ilbono, Villagrande Strisaili, Portoscuso e Villa Verde, che costituiscono il cuore caldo e accogliente del nostro festival, e un benvenuto festoso al comune di Serri e alla cooperativa L’Acropoli Nuragica.
Il sottotitolo di quest’anno – spiega la direttrice artistica del Crogiuolo e conclude – fa riferimento al “viaggio in Sardegna”, perché ogni tappa vuole essere ed è pensata all’insegna della scoperta dei luoghi e del viaggio nell’Isola per gli stessi contenuti degli spettacoli, tutti incentrati su storie e vicende della nostra terra”.
Un’edizione contenuta, si è detto, ma non dal tono minore, perché è alta la qualità delle proposte artistiche, dalla nuova produzione di Cada Die Teatro, “Pesticidio”, scritta e interpretata da Pierpaolo Piludu, a “Lunas”, storico lavoro della compagnia Fueddu e Gestu, dallo spettacolo di narrazione di Ilos alle produzioni dei “padroni di casa” del Crogiuolo.
E il NAF 2020 continuerà a essere un festival dal tempo lungo, perché si svolgeranno anche quest’anno le visite guidate ai siti archeologici, che diventeranno poi suggestivi palcoscenici per accogliere gli spettacoli serali:
dall’area archeologica di S’Arcu ‘e is Forros a Villagrande Strisaili al santuario nuragico di Santa Vittoria a Serri, dal sito di Scerì a Ilbono al villaggio nuragico di Brunku ‘e S’omu a Villa Verde, all’area archeologica di Pranu Muttedu a Goni, solo per citarne alcuni.
Il NurArcheoFestival è organizzato da Il crogiuolo, su idea e progetto di Rita Atzeri, con il sostegno dell’Assessorato della Cultura della Regione Sardegna, dei Comuni di Bosa, Elini, Goni, Ilbono, Portoscuso, Serri, Talana, Villagrande Strisaili, Villaverde, e con il contributo della cooperativa L’Acropoli Nuragica.
Il programma 2020
Il via, dunque, martedì 25 agosto da Bosa, alle 21, quando nel Chiostro del Convento dei Cappuccini verrà rappresentato SU CONNOTTU, adattamento e regia di Rita Atzeri su testi di Ruju, Masala e Mazzoni (produzione Il crogiuolo).
Una pietra miliare del teatro in Sardegna, opera scritta nel 1972 dal poeta, romanziere, drammaturgo nuorese Romano Ruju e portata in scena per oltre 300 recite dalla cooperativa Teatro di Sardegna.
A qualcuno il nome di Pasqua Selis Zau, nota Paskedda Zau, non dirà nulla.
Eppure è lei la popolana nuorese, madre, vedova, di dieci figli, che il 26 aprile del 1868 scatenò la sommossa popolare contro gli effetti della Legge delle Chiudende (il provvedimento legislativo emanato nel 1820 durante la dominazione sabauda in Sardegna, che autorizzava la recinzione dei terreni fino ad allora considerati, per tradizione, di proprietà collettiva, introducendo di fatto la proprietà privata), quando contadini e pastori protestarono contro la volontà del Consiglio Comunale di Nuoro di voler privatizzare le terre pubbliche.
Quella rivolta è passata alla storia come “Su Connottu”, dal grido levato da Paskedda, “A su connottu, torramus a su connottu!”, al “conosciuto”, alla consuetudine.
Nell’opera di Ruju, poi arricchita dalle poetiche “ballate” di Francesco Masala e riscritta per la scena dal regista Gianfranco Mazzoni, la narrazione è affidata principalmente agli uomini.
Nel racconto al femminile pensato dal Crogiuolo a dare lettura del testo adattato da Rita Atzeri saranno la stessa Atzeri, Maria Grazia Bodio, Isella Orchis, due attrici storiche del Teatro di Sardegna, e Gisella Vacca, accompagnate dal polistrumentista Nicola Agus:
“Un tentativo, senza stravolgere i contenuti della narrazione, di riportare equilibrio alla vicenda, almeno sul piano interpretativo delle voci in scena”, spiega Atzeri.
PESTICIDIO è il titolo della nuova produzione del Cada Die Teatro che va in scena sabato 29, alle 20, nell’area archeologica di S’Arcu ‘e is Forros a Villagrande Strisaili.
Uno spettacolo di Pierpaolo Piludu e Andrea Serra, che vede protagonista lo stesso Piludu, con la regia di Alessandro Mascia (direzione tecnica e luci di Giovanni Schirru, realizzazioni sceniche di Marilena Pittiu e Mario Madeddu, organizzazione di Tatiana Floris).
Bachisio è un anziano contadino: un uomo buono, semplice, fortemente legato alla sua terra.
Racconta la sua storia a un comitato nato per difendere altri contadini, vittime, come lui, di “Bentulare”, una grande impresa che sta acquistando enormi appezzamenti di terreni in tutta la Sardegna per coltivarli in maniera intensiva.
Per alcuni mesi suo figlio Michelangelo, laureato in agraria, si è incontrato con diversi amici (un ingegnere, un ricercatore del CNR, un professore universitario di Botanica e il responsabile di un’azienda di edilizia biologica) per studiare come rinnovare l’azienda di famiglia, cercando di coniugare le antiche conoscenze agricole dei suoi nonni con la ricerca scientifica e la produttività, in un contesto rispettoso della natura.
Da questo “brain storming”, o “trumbuttu de xrobeddus”, come dice Michelangelo, sono nate una casa e un’azienda ecologiche, autosufficienti dal punto di vista energetico, capaci di trasformare in ricchezza quasi tutti gli scarti: un possibile modello per tanti giovani e tanti altri agricoltori.
Ma Bachisio, purtroppo, sta vivendo dei giorni di grande dolore: Maria Grazia, la moglie (a cui regala la voce Lia Careddu), è ricoverata in ospedale a causa di una grave crisi respiratoria e Michelangelo è rinchiuso nel carcere di Uta.
Qualche settimana prima, Bachisio e suo figlio avevano chiesto con insistenza ai responsabili di “Bentulare” di non irrorare con pesticidi i campi attigui ai loro, per non inquinare le produzioni biologiche, ma gli operai dell’impresa avevano proseguito, imperterriti, il loro lavoro.
Michelangelo aveva così deciso di utilizzare qualunque mezzo per porre fine a quella situazione, soprattutto perché sua madre, quando l’odore acre dei pesticidi entrava dentro la loro casa, non riusciva più a respirare.
Il racconto di Bachisio al comitato si fa, via via, sempre più appassionato e diventa una dichiarazione d’amore alla giustizia, alla Terra e all’amore stesso.
Alle 18.30 è prevista la visita guidata all’area archeologica di S’Arcu ‘e is Forros.
Sarà il Parco della Stazione ferroviaria di Elini ad accogliere domenica 30, alle 21, DEINAS, di Clara Murtas, con Rita Atzeri, Gisella Vacca, Manuela Ragusa e con Marta Gessa, Daniela Vitellaro, Patrizia Littera, Claudia Argiolas, la danzatrice Erica Fadda e il polistrumentista Nicola Agus (produzione firmata Il crogiuolo).
Una sintesi dei miti della Dea madre, dei miti classici greci e degli elementi loro espressione all’interno della cultura popolare sarda.
Con il nome di Deinas la tradizione popolare dei paesi della Barbagia indica le indovine, alle quali attribuisce relazioni con il mondo occulto e quindi divino.
E tra le isole mediterranee la Sardegna, terra del mito della Grande Madre, è forse quella che ha conservato nel presente le tracce più profonde del sentimento di venerazione per il divino femminile.
Le attrici si fanno narratrici e interpreti delle manifestazioni del femminile nella cultura mediterranea: si incontrano, si scontrano, utilizzando i testi dei miti della creazione, da quelli più antichi a sfondo materno a quelli olimpici e, ancora, ai miti archetipici della drammaturgia greca.
Con toni a tratti ironici o tragici, spaziando dai classici greci alle tradizioni popolari sarde, raccontano le radici e i frutti di una cultura che dal dominio della Dea Madre passò a quello degli Dei dell’Olimpo in Grecia e al Sardus Pater in Sardegna.
Mercoledì 2 settembre sale sul treno del NurArcheoFestival l’area archeologica di Santa Vittoria di Serri, che alle 20 ospiterà LUNAS, Canzoni Nuraxi (Gesti, parole e suoni per un teatro dei sardi), una produzione targata Fueddu e Gestu, con drammaturgia e regia di Giampietro Orrù.
“Lunas” riprende e sintetizza lo spirito del teatro “fueddu e gestu”: una performance di poesia fatta di parola, immagine e musica nella loro essenza di vissuto, mito e contemporaneità.
L’originale scrittura scenica di Orrù si rinnova in base ai luoghi in cui si svolge la performance e si struttura sui versi della poetessa Anna Cristina Serra, con cui la compagnia porta avanti da tempo una fortunata collaborazione.
I luoghi, con la loro anima e storia, sono la fonte primaria dello spirito che nutre l’immaginario di Fueddu e Gestu.
“Lunas” rappresenta un momento di abbandono e di presa di coscienza del passato, che è un tutt’uno con il nostro presente, fatto di affanni e allo stesso tempo di bellezza, in cui l’arte e la cultura si intrecciano con la natura.
Un’azione dove tensioni, valori ed emozioni, con le specificità storiche e linguistiche dell’Isola, trovano nel teatro e nella musica una rinnovata forza espressiva.
“Lunas” è interpretato dal gruppo storico di Fueddu e Gestu: l’attrice e danzatrice Maura Grussu, l’attore Gianni Melis, la musicista e cantante Veronica Maccioni (canto, fisarmonica, percussioni) con Ottavio Farci al contrabbasso, flauto e percussioni (l’apporto tecnico è di Rossano Orrù e Alessandro Venuto).
Lo spettacolo sarà preceduto, alle 18.30, dalla visita guidata al santuario nuragico di Santa Vittoria a cura della cooperativa L’Acropoli Nuragica.
Giovedì 3 sarà la volta di INCONTRI. Ge no est nudda s’ospitalidadi, in scena a Ilbono, alle 19.30, nell’area archeologica di Scerì.
Lo spettacolo, che si avvale della consulenza scientifica dell’archeologa Carla Perra e con i testi di Roberto Corona e Rita Atzeri, che cura anche la regia, è concepito con la forma itinerante del dramma a stazioni e ricostruisce ipotetici momenti di vita quotidiana all’interno dell’insediamento nel quale si trovarono a convivere nel 600 a.c. due diverse civiltà, la nuragica e la fenicia.
Alla musica delle launeddas, che un’antica leggenda racconta essere nate proprio dall’incontro fra i due popoli, è affidato il compito di condurre il pubblico da una stazione all’altra.
Protagonista è il mercante fenicio Hiram, e curiosità, risate e malintesi prenderanno vita in un luogo in cui due grandi culture si sono intrecciate.
Gli attori interpreti del corto teatrale sono Marta Gessa, Antonio Luciano, Giulia Maoddi, Daniela Vitellaro, Laura Zedda, Dreh Busu e Fabrizio Zucca, accompagnati dalle launeddas di Orietta Puggioni.
Alle 18.30 è in programma la visita guidata al sito di Scerì.
SAS COMARES LUVULESAS E SU COVIDI è lo spettacolo comico-poetico in limba della compagnia Ilos Teatro di Lula, con testo e regia di Elena Musio, che venerdì 4 settembre, alle 20, verrà presentato a Villa Verde nel villaggio nuragico di Brunku ‘e S’omu.
Le storie raccontate traggono spunto, oltre che da una serie di ricordi d’infanzia delle attrici in scena, dalla tradizione popolare dei ”Contos de foghile”, propri della cultura sarda.
Il tempo è quello in cui il focolare domestico non era stato ancora soppiantato dalla tv, e la famiglia si riuniva per sentire le storie, in genere raccontate dai più anziani, che parlavano di epoche lontane, assumendo una dimensione quasi epica.
Storie che, in genere, si riferivano a personaggi realmente esistiti e a fatti accaduti, ma che con il passare degli anni assumevano una dimensione fantastica.
Storie che oggi, alle prese con una pandemia che ricorda l’epidemia di Spagnola degli inizi del secolo scorso, vengono trattate dalle attrici in scena con le consuete ironia e leggerezza, che, non annullando la gravità della situazione, regalano un sorriso e una speranza.
La filosofia popolare, di cui le Comari sono pervase, toglie alla gravità del presente l’aura di tragedia che, troppo spesso, i mezzi di comunicazione di massa trasmettono in modo martellante e ansiogeno.
Lo spettacolo vuole essere una boccata di “buon senso”, e di serena riflessione, sulle vicissitudini che la vita, sempre, in qualsiasi momento, ci pone di fronte per ricordarci quali siano i valori più importanti da preservare e difendere.
Dall’Oristanese al Gerrei: sempre il 4 settembre, nell’area archeologica di Pranu Muttedu a Goni, ancora in scena, alle 20, la compagnia Fueddu e Gestu con LUNAS, Canzoni Nuraxi (Gesti, parole e suoni per un teatro dei sardi).
Prima, alle 18.30, partirà la visita guidata al sito a cura della società Pranu Muttedu. Sabato 5 ci si sposterà nel Sulcis, a Portoscuso, dove l’antica Tonnara di Su Pranu sarà il palcoscenico, alle 21, per SU CONNOTTU.
Il sipario sul NAF 2020 calerà domenica 6 settembre, quando Talana, nella località Su Lompatzu, accoglierà alle 20 la riproposizione di INCONTRI. Ge no est nudda s’ospitalidadi, spettacolo del Crogiuolo con la regia di Rita Atzeri.