Silvana Pinducciu, assessore allo sport e Spettacolo del Comune di Olbia, ha comunicato al sindaco Nizzi, attraverso una lunga lettera, le dimissioni dall’incarico.
Egregio Sig. Sindaco, con la presente intendo irrevocabilmente presentare le mie dimissioni da assessore allo Spettacolo e Sport.
Rimetto nelle sue mani la delega a me conferita in quanto ritengo non esistano più, ormai da tempo, le condizioni per poter proseguire insieme, sino alla fine, il cammino iniziato sotto tutti altri auspici nell’ormai lontano 2016.Tra gli eletti e gli Assessori della sua maggioranza c’erano molti giovani, molti alla prima esperienza amministrativa e altri meno giovani, con grande esperienza, ma ci accomunava un grande entusiasmo, una grande voglia di fare.
Fare… Questo verbo Le è caro Sig. Sindaco: lo ha coniugato spesso in questi anni, ma per la maggior parte delle volte in prima persona.
Lei, Sig. Sindaco ha la sua visione di questo verbo che nessuno deve osare contestare.
Ma mi permetta di dirle ora, chiaramente, che Lei, di questo meraviglioso verbo “fare”, non ne ha né il possesso, né l’esclusività di visione.
E vado a spiegarmi.
Sin dall’inizio, io – pur con tutti i limiti che non nego, derivanti dal fatto che fossi alla prima esperienza amministrativa – ho cercato di dare il meglio nelle deleghe di competenza e il massimo contributo per quanto mi competeva affinché questa maggioranza potesse realizzare il programma presentato, e votato, ad inizio mandato.
Ho ascoltato, compreso, capito e fatte mie le esigenze dei cittadini, mi sono posta a loro totale disposizione senza preconcetti o chiusure, anche nei confronti di chi non stava dalla nostra parte.
In questi anni ho rinunciato per questo ad una parte consistente della mia vita e del mio lavoro, come è giusto che fosse in conseguenza del mio mettermi a disposizione della comunità olbiese accettando il mandato che lei mi ha conferito.
La mia attività amministrativa è stata condotta con il massimo impegno, disinteresse, trasparenza e dedizione, convinta che solo in questo modo si poteva, si possa e si debba agire nei confronti della nostra comunità.
Ho collaborato proficuamente, nell’ambito delle mie mansioni, con tutti i dipendenti e dirigenti comunali (ribadisco, tutti), ai quali va il mio sentito ringraziamento per la fattiva disponibilità dimostrata nei miei confronti.
Abbiamo una visione diversa del “fare” e, nel coniugarlo, ho tentato di usare tutte le persone del verbo. Soprattutto il Noi.
Perché è sulla condivisione dei bisogni, nella collaborazione della ricerca dei metodi di soddisfazione degli stessi, che si basa la realizzazione di una sana amministrazione della cosa pubblica.
In secondo luogo, ho voluto tenere sempre lo sguardo all’altezza delle esigenze primarie dei nostri concittadini, senza mai polemizzare.
Per quanto rientra nelle mie deleghe, sono sicurissima che sarebbero stati felici se avessero, in breve tempo, potuto godere di palestre scolastiche e strutture sportive poste a norma di legge e adeguatamente attrezzate dove poter praticare finalmente le attività sportive in tutta sicurezza e serenità, di una palestra comunale della quale la nostra città è vergognosamente priva; sarebbero stati felici se avessero potuto partecipare a un sempre maggiore numero di avvenimenti spettacolo-sportivo-ambientali unendo il divertimento alla salute del corpo, dello spirito e dell’ambiente.
E sarebbero stati ancora più felici se tutto questo avessero potuto farlo su strade ben tenute, alberate, contornate da aree verdi attrezzate, magari con dei servizi igienici funzionanti e senza la necessità di slalom tra una discarica sparsa qua e là.
Un fare forse “piccolo” ma diffuso in tutta la città, sia al centro che alla periferia, un “fare” di “riqualificazione diffusa” della nostra bella Olbia. Un fare, Sig. Sindaco, che lei aveva declinato al meglio nel programma elettorale che ci ha portati alla vittoria del 2016, con toni condivisi, aperti e intrisi di dialogo con i nostri concittadini. Ahimè di tutto questo, da tempo, non trovo traccia.
La sua perspicacia le avrà subito fatto notare che, accanto al “mio” verbo fare, ce ne è un altro al passato prossimo: tentare, ho tentato.
Sì perché, Sig. Sindaco, sin da subito io ho tentato di “fare” però non solo non mi è stato permesso, ma addirittura sono stata costretta a lavorare ostacolata più o meno apertamente, con risorse economiche irrisorie che a volte sono state addirittura prelevate a mia insaputa dai capitoli di bilancio.
Gli avvenimenti da me organizzati con molta fatica e tutti oggetto di grande partecipazione da parte dei cittadini hanno, al contrario, trovato freddezza da parte Sua e a volte inspiegabile denigrazione sui social media.
Spessissimo non sono stata messa al corrente di avvenimenti che riguardavano le mie deleghe. In una di queste numerose occasioni ho avuto anche modo di subire da lei un primo, ineducato, sgarbo personale, preludio di una innumerevole sfilza di altri episodi, anche particolarmente inappropriati non solo ad una carica istituzionale, ma anche ad un uomo in quanto tale. Episodi che mi hanno ferita come assessore, ma soprattutto come donna (e qui mi fermo).
Sig. Sindaco non sto qui ad elencare tutte le volte che lei, dopo essersi avvalso del mio accorato apporto, ha avocato a sé (e purtroppo devo dire assieme ad altri miei colleghi) il merito dell’eccelso risultato dei miei sforzi, oscurandomi in maniera tale che divenissi del tutto invisibile. Ho taciuto, non ho mai polemizzato pubblicamente, perché ciò che contava era “fare” e portare a termine il mandato, al di là dei personalismi e della gloria individuale.
Le nostre strade si sono divise e hanno preso direzioni divergenti via via che io mi accorgevo che i principi e le modalità di attuazione degli stessi, che lei ha annunciato e proclamato a tutta la cittadinanza in campagna elettorale col suo programma nel 2016, non hanno trovato attuazione.
Quello che doveva essere un connubio di apporti variegati e condivisi, la Giunta, è divenuta un organo monocratico di assenso al suo volere con la mia sola voce, oltre la sua, che tentava (e ritorna questo verbo che rappresenta lo sforzo caduto nel vuoto) di porgere un contributo di originalità subito azzittito e soffocato nel mutismo generale. Una giunta che, ahimè, si ritrovava a leggere solo il numero di delibere che non ci venivano non solo presentate nella loro completezza, ma che non venivano nemmeno messe a disposizione prima e dopo la riunione. Una giunta che è divenuta un organo formale e privo di qualsivoglia dialogo e confronto. Un caso su tutti, la questione del taglio degli alberi di via Imperia: il mio stesso quartiere. Non le nego, Sig. Sindaco, che gli insulti e i toni da lei sostenuti, talvolta gratuitamente, talvolta in risposta, durante il recentissimo incontro con la cittadinanza di zona Bandinu, hanno contribuito in maniera determinante alla maturazione di questa scelta. Nessun Sindaco, nessun uomo, può permettersi di rivolgersi con quei toni a una donna, a un cittadino, davanti a bambini, davanti all’intera città. Non è questo l’esempio che dobbiamo dare, non è per questo che siamo stati eletti.
I nostri giovani consiglieri e io stessa alla prima esperienza amministrativa – che Lei con la sua esperienza e pratica politica di tutto rispetto avrebbe dovuto “allevare”, istruire, far sviluppare, perfezionare, far maturare al fine di dare alla città una nuova classe dirigente politica fresca, innovativa, slanciata verso il futuro – sono e siamo stati relegati e abbandonati al solo ruolo di sostenitori convinti e leali del “suo fare”.
Esso è diventato via via molto differente dalla concezione che invece io ho del “fare” e da quella alla quale avevo aderito e anelato accettando la sua delega.
Alle elezioni ho avuto la fiducia di molti miei concittadini e volevo fare molto per loro e per tutta la cittadinanza in generale, ma non mi è stato permesso. Lasciamo le periferie deboli, sporche e sostanzialmente abbandonate, lasciamo la città piegata dalle innumerevoli discariche, da decine di campi rom abusivi, da cantieri infiniti, da un’inchiesta giudiziaria su Sa Corroncedda. Lasciamo lo stadio Meloni ancora chiuso e lasciamo una Ztl trappola – “armata” in un periodo di massima crisi per la città tra l’economia che arranca e l’emergenza Covid – le cui sanzioni, visti i ricorsi vinti dai cittadini e con quali motivazioni, dovrebbero essere risarcite fino all’ultimo centesimo. Lasciamo anche un tessuto produttivo abbandonato a se stesso: per l’emergenza Coronavirus, me lo si lasci dire, avremmo potuto fare di più.
E poi i cantieri, Sig. Sindaco, che hanno sempre attirato tanto del suo impegno: cantieri determinanti, necessari, che cambieranno il volto della nostra amata città. Cantieri, però, sui quali visti gli ultimi fatti occorre e occorrerà sempre massima trasparenza e immediata chiarezza.
Non ho mai smesso di “tentare”, con forza e caparbietà sino all’ultimo, consapevole del peso del mandato che mi è stato conferito dagli elettori e che volevo rispettare fino alla fine. Siamo arrivati, però, a un momento in cui mi sono accorta che le nostre strade sono diventate talmente lontane, Sig. Sindaco, che io non la vedo più.
Non è possibile che io “la accompagni” sino alla fine del suo mandato.
Ritengo non esistano più le condizioni per camminare insieme, anche solo nominalmente.
Le rassegno pertanto, con estrema amarezza e profonda delusione, le mie irrevocabili dimissioni le cui motivazioni ancora prima che personali sono fondamentalmente politiche, non condividendo e non riconoscendomi ormai più neanche in un atomo nella sua azione politico-amministrativa, diventata totalmente dissonante con quanto espresso e promesso ai cittadini in campagna elettorale.
Ringrazio tutti coloro che hanno creduto in me e mi hanno supportata.
Cordiali saluti
Silvana Pinducciu