(dis)connessioni il tema che ha fatto da fil rouge per indagare il ruolo dell’arte, quale strumento di sviluppo e di rinnovo di quel senso critico annichilito da quest’epoca digitale sovraccarica di dati, è stato il protagonista delle tre serate di “Miniere Sonore” 2020 che.
La presenza di un pubblico sempre numeroso è stata quest’anno, più che mai, la conferma che il festival è diventato un appuntamento atteso dell’estate oristanese.
La sperimentazione e la capacità di unire in un unico evento un’ampia gamma di generi musicali si conferma dunque una scelta vincente che ha saputo richiamare spettatori da più parti dell’isola, e non solo.
L’intento dell’Associazione Culturale Heuristic è quello di favorire, attraverso il festival, la diffusione e la valorizzazione di forme artistiche meno conosciute.
“La risposta del pubblico – dichiara il direttore artistico Stefano Casta – non è mai scontata e quest’anno, a causa della pandemia, lo era ancora meno.
Organizzare una manifestazione in questo preciso momento storico non è semplice ma, nonostante la preoccupazione per l’emergenza sanitaria in corso e il pericolo di pioggia dell’ultima serata, gli spettatori hanno riempito il Chiostro dell’Hospitalis Sancti Antoni ripagando ogni sforzo organizzativo.
Ora il pensiero va già alla prossima edizione, ripromettendoci di portare qui a Oristano quegli ospiti che, proprio a causa della pandemia, non hanno potuto partecipare dal vivo quest’anno”.
LE SERATE | Il festival ha preso il via venerdì 28 agosto con un video di Jessy Videnova, emergente polistrumentista non convenzionale bulgara.
A seguire, Gianluca Pischedda ha incantato il pubblico con “Alone”, un progetto per violoncello solo in cui il gioco della composizione si fonde con un sapiente utilizzo dell’elettronica.
Ivana Busu e Francesco Giomi, in KEVLAR+, hanno dato spazio all’improvvisazione polarizzata nella quale il modello del kevlar consente la nascita di “fibre sonore” di natura sintetica, costantemente cangiante e dai caratteri instabili.
A chiudere la serata la band sulcitana Safir Nou che ha presentato in anteprima alcune musiche del nuovo album la cui uscita è prevista per l’autunno 2020.
Sabato 29 agosto il messicano Jeronimo Gorraez Belmar ha aperto il secondo appuntamento con la sua video-performance.
È poi salito sul palco Simone Soro con “Me in loop”, un percorso interiore che, attraverso violino e loopstation, va alla ricerca di pace ed equilibrio passando per stati di angoscia e paura.
La serata è poi proseguita con Mumucs, la traversata musicale per voce e loopstation nella quale Marta Loddo esplora se stessa con un’improvvisazione che incede senza limiti di genere e si cristallizza in forma di canzone.
Il chitarrista Francesco Morittu ha presentato al pubblico “Giogu de Contus”, un concerto per chitarra classica e campidanese nel quale composizioni scritte si alternano a improvvisazioni, con l’intento di delineare una maniera “sarda” di pensare e organizzare i suoni.
Ha chiuso la serata l’interazione tra vita ed emozione del progetto musicale electro pop Maifriend, guidato dal cantante camerunese Stephane Ngono accompagnato, in quest’unica data sarda del 2020, da Gabriele Spinelli.
Domenica 30 agosto tutto esaurito per l’evento collaterale della rassegna letteraria Leggendo Ancora Insieme durante il quale Ireneo Picciau ha presentato il suo ultimo libro.
L’ultima serata di Miniere Sonore è iniziata poi con un video del progetto Eleven Green nel quale il famoso chitarrista armeno Khoren Aelian accompagna la grande cantante e improvvisatrice Nare Nikoyan.
A dare il via alle esibizioni dal vivo dell’ultimo incontro un potente recital in solo dal titolo “Miroirs”della pianista emergente Benedetta Conte. Spazio poi alla performance electro experimental di Dalila Kayros e Danilo Casti che hanno intrapreso un viaggio sonico attraverso spazi percettivi onirici eterei e viscerali terreni.
A chiudere la XIII edizione di “Miniere Sonore”, SVART1, una performance audiovisiva di Raimondo Gaviano concentrata su meditazioni che esplorano le nozioni di tempo, sessismo, memoria e incubi o ancora l’alterità in relazione al suo contesto, all’identità, allo status, all’immagine dell’umanità.