Annino Mele, nato a Mamoiada nel 1951, ma è attualmente in libertà condizionale, ha trascorso buona parte della sua vita in carcere. Pastore e bandito, da qualche decennio ha intrapreso l’attività di scrittore, rielaborando letterariamente esperienze proprie e altrui.
La sua opera d’esordio è stata la propria autobiografia, Il passo del disprezzo del 1996, ma ha pubblicato anche: Sos camminos della differenza (2001), Mai (2005); La sorgente dalle pietre rosse (2007), Sa grutta de sos mortos (2009) Strabismi (2009), Quando si vuole (2016), Il male dell’ergastolano (2018) e per Alfa Editrice: Il marchio del bandito–Voglio riprendere il mio posto nella vita (2019) e Probomines.
“Il marchio del bandito”, è una cicatrice incisa nel corpo che resta per tutta la vita e ancora più profonda, è quella cicatrice di coloro che son passati alla morte, pure se sono viventi.
Tutto il groviglio di vicende, tutto il male e il dolore esplosi in seguito, hanno avuto semina e buon terreno di coltura nella primissima infanzia, segnata dalla sofferenza e dai difficili rapporti con le tre principali istituzioni – famiglia, scuola e chiesa – nei confronti delle quali Annino Mele dichiara prima la propria insofferenza e poi l’aperta ribellione, in un periodo storico (anni Cinquanta) e in un’area della Sardegna (la Barbagia) in cui queste erano il punto di riferimento ineludibile per ogni persona.
Rosy Massa