Domani (mercoledì 26 agosto) nel Parco degli Ulivi di Pau, comune dell’oristanese che da quest’anno entra a far parte del circuito della rassegna, la direttrice artistica Zoe Pia (clarinetto, launeddas) affiancata dal pianista Roberto De Nittis (miglior nuovo talento jazz italiano secondo la rivista Musica Jazz nel 2019) saluterà il pubblico della manifestazione con il concerto Shardana, per raccontare tradizioni, leggende e misteri della Sardegna, in una versione più intima e raccolta, arricchita dagli innesti narrativi dell’archeologa Giulia Balzano del Museo dell’ossidiana e dalla coralità de Is Coggius caratteristici della sacralità in onore di Santa Prisca.
Shardana è un progetto della musicista mogorese Zoe Pia, pubblicato nel 2016 dalla Caligola Records. L’album ha avuto un’importante attenzione da parte dei media nazionali ed internazionali ed è stato presentato nei più importanti festival jazz del panorama nazionale. Nell’ottobre scorso è stato raccontato, inoltre, nel programma Nessun Dorma di Massimo Bernardini su Rai 5. La musica di ”Shardana” racchiude in sé le tradizioni, le leggende e i misteri della Sardegna.
Shardana ovvero il popolo delle isole che stanno in mezzo: così è descritto da Ramses II (stele di Tanis) nel II millennio a.C.: i ribelli che nessuno ha mai saputo come combattere e che presumibilmente hanno vissuto e lasciato più tracce di loro in Sardegna, isola ricca di archeologia e mistero. La tecnica della soundscape composition unita al linguaggio contemporaneo hanno permesso di raccontare in musica le energie nascoste nella tomba dei giganti di Sa Domu ‘e S’Orcu, i personaggi misteriosi come S’Accabadora, la forte tradizione processionale di Mogoro, la storia della terra e dei popoli del Mediterraneo, l’omaggio al grande cantautore Andrea Parodi, le mistiche Domus de Janas, la magia de Is Coggius di Santa Prisca di Pau e il tradizionale riecheggiare del ballo sardo. Le launeddas spiccano, tra i vari strumenti, in una veste totalmente personale, dopo un’accurata ricerca delle possibilità timbriche e inesplorate del prezioso strumento millenario.
Il lavoro discografico è nato grazie all’esperienza di ricerca sviluppata al Conservatorio “Francesco Venezze” di Rovigo, nell’ambito del progetto “Comporre con i Suoni del Polesine”. Le metodologie applicate sono state volte alla valorizzazione della musica contemporanea, la contaminazione di linguaggi musicali differenti, lo sviluppo e approfondimento dei valori di identificazione universale.
In occasione del concerto, il Museo dell’Ossidiana di Pau aprirà le porte ai suoi visitatori proponendo una riduzione del costo di ingresso all’esposizione, con la possibilità di vivere l’esperienza dei Passi sul Sentiero Nero, con la visita guidata all’area archeologica preistorica de Sa Scaba Crobina. Gli orari delle visite al museo per la giornata di mercoledì 26 agosto saranno dalle 10 alle 12 la mattina, e dalle 15 alle 18 nel pomeriggio. Alle 18.15 è prevista la partenza dal museo per il Sentiero Nero dell’ossidiana.
Per informazioni e prenotazioni chiamare ai numeri 340 6110153 o 0783 939134 o scrivere all’inidirizzo mail [email protected].
Pedras et Sonus – Jazz Festival Parte Montis è realizzato con il sostegno dell’Unione dei Comuni Parte Montis, della Fondazione di Sardegna, di Corsica e Sardinia Ferries, dei Comuni di Mogoro, Masullas, Gonnostramatza, Pompu, Siris, Simala e Pau.
Da segnalare, inoltre, la collaborazione con il Museo dell’Ossidiana di Pau, Grafik Art, Cantina “Il Nuraghe” di Mogoro, Alessandra Curreli (artigiana e designer), Anna d’Arte (orafa filigranista), Una sarda tra le nuvole, Fiera dell’Artigianato Artistico della Sardegna, Associazione Turistica Pro Loco Mogoro, Associazione Musicale Mogorese.
INFO E BIGLIETTI – I concerti del Pedras et Sonus – Jazz Festival Parte Montis sono a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria al numero 379 1579897 o via mail all’indirizzo [email protected].
I LUOGHI – Pau è un comune italiano di 290 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna. È situato nell’area geografica denominata Alta Marmilla, sul versante occidentale del massiccio vulcanico del Monte Arci. I numerosi siti archeologici del territorio e le officine per l’estrazione e la lavorazione dell’ossidiana, testimoniano la presenza dell’uomo nel territorio fin dai tempi più antichi.
Nelle località Su Pizzu de sa Campana, presso la chiesetta di Santa Prisca, si trovano le vestigia di un antico villaggio. Nel Medioevo appartenne al Giudicato di Arborea, e fece parte della curatoria di Parte Usellus. Alla caduta del giudicato (1420) entrò a far parte del Marchesato di Oristano, e alla definitiva sconfitta degli arborensi (1478) passò sotto il dominio aragonese e fu incorporato nell’Incontrada di Parte Montis, occupato dalle truppe del feudatario di Quirra Berengario Bertran Carroz, che sposando Eleonora Manriquez ne ottenne ufficialmente dal re il controllo fino all’estinzione dei Bertran Carroz nel 1511. Nel 1603 fu incorporato nel marchesato di Quirra, feudo prima dei Centelles fino al 1670, poi dei Català e infine (dal 1766) degli Osorio de la Cueva. Il paese fu riscattato agli ultimi feudatari nel 1839, con la soppressione del sistema feudale. Il piccolo centro della Marmilla viene considerato a tutti gli effetti il “paese dell’ossidiana”, vista la presenza diffusa su tutto il territorio di questa particolare e rara pietra di origine vulcanica.
Famosa per la sua unicità è la Scaba Crobina, menzionata già da La Marmora. Sa Scaba crobina letteralmente significa “Il sentiero corvino (nero)”. Si trova a pochi chilometri dal centro abitato, all’interno del Parco Naturale del Monte Arci. Istituito di recente, il Museo Comunale dell’Ossidiana ospita fedeli riproduzioni di antichi utensili in ossidiana. Ad oggi l’ossidiana ha acquisito un nuovo valore meno storico, ma più commerciale: infatti centri di lavorazione di questa pietra si trovano sul territorio, dedicati soprattutto alla creazione artigianale di gioielli incastonati in oro e di preziosi, molto ricercati perché unici nella bellezza della colorazione naturale della pietra vulcanica.
IL FESTIVAL – Il festival Pedras et Sonus nasce nel 2018 da un’idea della musicista e compositrice mogorese Zoe Pia, tra le più giovani direttrici artistiche in Italia (nasce, infatti, nel 1986), ed è sostenuto fin dal primo momento dall’Unione dei Comuni Parte Montis. Nella sua prima edizione ospita Antonello Salis, Karima, Baba Sissoko, Bebo Ferra, Zoe Pia, Claudia Aru, Mumucs, AFloh e Federica Muscas, mentre nella seconda edizione (nel 2019, in collaborazione con il festival Time in Jazz) annovera tra i suoi ospiti Mauro Ottolini & Sousaphonix, Nilza Costa, Gavino Murgia, Roberto De Nittis, Ada Montellanico, Vincenzo Vasi, Valeria Sturba, Freak Motel e Simone Grussu. La manifestazione rivolge una particolare attenzione al coinvolgimento attivo delle nuove generazioni di bambini e ragazzi e delle nonne, attraverso laboratori specifici (sensibilizzazione all’arte del riciclo, all’utilizzo della lingua sarda, allo sviluppo di valori di rispetto reciproco), oltre che alla valorizzazione dell’arte in ogni sua molteplice accezione, in costante dialogo con le varie e innumerevoli realtà locali.
MISURE DI CONTENIMENTO – Nell’attuazione delle misure sanitarie per contrastare l’emergenza coronavirus, l’ingresso agli eventi del festival sarà consentito a una persona per volta, con l’obbligo di indossare la mascherina fino al raggiungimento del posto (quando sarà possibile toglierla), mentre sarà cura dell’organizzazione mettere a disposizione del pubblico il gel per sanificare le mani. Verrà assicurato il corretto distanziamento di un metro tra gli spettatori (sia frontalmente che lateralmente), a eccezione dei componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o per le persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale. Sarà privilegiato, dove necessario, l’ingresso previa prenotazione (l’elenco delle presenze verrà conservato per un periodo di quattordici giorni); accesso vietato, invece, alle persone con una temperatura corporea superiore ai 37 gradi e mezzo.