È partito in questi giorni il progetto “Pomona” del CEAS Montalbo e del Comune di Lodè, finanziato dal “Bando per la realizzazione di progetti di educazione all’ambiente da parte dei CEAS non accreditati” dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna.
Tra i principali partner, oltre a centri di ricerca (pubblici e privati) e diversi portatori d’interesse, figurano il Parco naturale regionale di Tepilora e più in generale la Riserva di Biosfera MaB UNESCO Tepilora, Rio Posada, Montalbo.
Progetto “Pomona”: gli obiettivi
Obiettivo principale del programma è quello di coinvolgere gli attori sociali della zona nel recuperare, conservare, promuovere, valorizzare e tutelare il patrimonio genetico di biodiversità agraria domesticata legata al territorio, alle attività antropiche e al loro impatto sulla natura, accrescendo la consapevolezza che la variabilità genetica è un indispensabile mezzo per fronteggiare e adattarsi ai cambiamenti climatici.
La tutela e la coltivazione delle antiche varietà ben si integra nel contesto territoriale a elevato pregio naturalistico come il Parco di Tepilora e la Riserva di Biosfera. Esse sono caratterizzate da un adattamento specifico alle condizioni ambientali della loro area di coltivazione e, grazie alla rusticità che appartiene loro, tali varietà si possono considerare “piante a basso impatto ambientale”. Poiché rispettose dell’integrità degli ecosistemi, coadiuvano la riscoperta di forme, colori e sapori che sanno di antico.
Si parte dal pero (Pyrus communis L.)
In collaborazione con alcuni enti di ricerca è stato avviato un programma di censimento, caratterizzazione e mappatura delle antiche varietà presenti nei territori di studio, con particolare riferimento al pero (Pyrus communis L.).
Le varietà individuate, in particolare quelle a forte rischio di erosione genetica o di estinzione e che necessitano di essere salvaguardate, verranno conservate all’interno di un campo catalogo da cui si potrà anche prelevare il materiale di propagazione per la loro diffusione in osservanza alle direttive dettate della legge sulla tutela della biodiversità.
La valorizzazione passerà attraverso lo studio delle potenzialità economiche legate alla commercializzazione e alla trasformazione dei “frutti antichi” in prodotti come succhi di frutta, frutti essiccati o confetture e preparazione di piatti tradizionali.
Oltre all’attività di recupero e conservazione, un importante ruolo sarà rappresentato anche dalla ricerca antropologica, in particolare grazie all’etnobotanica (scienza che coinvolge antropologia, botanica e linguistica).
Tramite video-interviste, le testimonianze dei “custodi” delle piante saranno utili per approfondire il legame che esse hanno con il territorio: la storia, l’utilizzo in campo alimentare, le tecniche agronomiche adottate e la valenza economica. Testimonianze che verranno diffuse sui social network per implementare la consapevolezza nei confronti del nostro passato e delle nostre tradizioni.
I soggetti coinvolti, quindi, avranno a fine progetto una coscienza dei valori del proprio territorio, che potranno poi promuovere in un ragionamento più ampio dedicato all’ecosostenibilità.