Tra parole, suoni e visioni per un viaggio nella storia dell’Isola con la pièce firmata Teatro del Segno, che ricostruisce – in un’avvincente e amara cronaca – la difficile lotta dei pescatori di Cabras per conquistare una nuova dignità e liberarsi del retaggio e dei vincoli di una società feudale a metà del Novecento.
Un’Isola fuori dal tempo tra paesaggi arcaici e avanzi di Feudalesimo nella pièce che mescola cronaca, atti giudiziari e immagini d’epoca (rielaborate da Paolo Trebini) per raccontare la rivolta dei pescatori del paese del Campidano di Oristano sulle rive dello stagno conosciuto come Mari Pontis (diventato famoso in tutto il mondo grazie al ritrovamento delle statue dei “giganti” di Mont’e Prama) contro l’anacronistico regime feudale che sanciva come immutabile un diritto di proprietà ormai superato dalla Storia e dalle leggi.
Una rivoluzione culturale che nasce da una rinnovata coscienza della propria dignità, ma anche sulla spinta della miseria e della fame, e diventa però un processo inarrestabile in cui le donne assumono – accanto ai loro uomini, mariti, padri, fratelli e figli – un ruolo fondamentale. Lo sguardo femminile anticipa e illumina il cambiamento: dove era la paura insorge la rabbia, l’indignazione e perfino il disprezzo, ed è in questa forza segreta uno dei fascini di una narrazione sapiente, ritmata e via via più incalzante in un crescendo che tocca e coinvolge gli spettatori.
Partendo da un fatto di cronaca – un assassinio apparentemente senza movente – Giuseppe Fiori si inoltra nel terreno insidioso delle norme implicitamente imposte e accettate su cui si regge un sistema di equilibri antico e apparentemente immutabile: la verità affiora a brandelli, in un silenzio assordante si scopre come l’origine del male sia, come spesso, in un’ingiustizia che contrappone ricchezza e potere a indigenza e disperazione.
Lo stupore del cronista, improvvisamente proiettato in un nuovo Feudalesimo tra gli Anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando l’Italia viveva il sogno inebriante del boom economico, diventa quello del lettore e del pubblico e la dura lotta dei pescatori; dapprima quasi esitanti, poi sempre più convinti delle proprie ragioni, si trasforma nella lotta di tutti – uomini e donne – in difesa dei diritti inalienabili: alla vita e alla dignità di cittadini, al nutrimento, all’uso del territorio, alla condivisione delle risorse per il bene comune. Battaglie di ieri e di oggi su temi ancora scottanti e assolutamente attuali, su cui anche si misura il grado di civiltà di un popolo e di una società.
OGGI in scena: STASERA – sabato 8 agosto alle 22 ad Allai
La magia del nouveau cirque STASERA (sabato 8 agosto) alle 22 in piazza Santo Isidoro ad Allai con “Yes Land” di OnArts, uno spettacolo all’insegna della clownerie che mostra «l’universo di Giulio, eterno viaggiatore in cerca dell’approvazione, che cerca di mettere ordine» in lotta con il caos, con esiti “catastrofici” ma esilaranti. Il protagonista «trasforma tutto ciò che è ordinario in comico ed immaginifico» e con la sua aria sognante e la sua eterna “inadeguatezza” incanta e diverte grandi e piccini.
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I PROSSIMI APPUNTAMENTI
Invito all’opera lunedì 10 agosto alle 22 con “Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart: un’antologia di celebri arie nell’interpretazione del soprano Federica Cubeddu e dell’Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt” diretta da Raimondo Mameli tra raffinate trascrizioni strumentali e virtuosistici assoli per dar “voce” ai diversi personaggi – dalla Contessa d’Almaviva a Susanna e l’adolescente Cherubino accanto all’ineffabile Figaro e allo spregiudicato Conte.
Omaggio all’eclettico talento di Dino Buzzati – giovedì 13 agosto alle 22 con “Spogliarello”, intenso monologo al femminile interpretato da Marta Proietti Orzella con Alessandra Leo, per la regia di Marco Nateri, che firma anche scene e costumi della nuova produzione del Teatro del Segno: la pièce descrive la breve ascesa sociale e la “caduta” di Velia, donna affascinante e bellissima ma terribilmente fragile, alla disperata ricerca di una “sicurezza” che sembra sfuggirle fino all’ultimo…
Ritratto d’artista venerdì 14 agosto alle 22 con “L’Ultima Sciamana. Il Messico di Chavela Vargas”, intrigante spettacolo-concerto di OfficinAcustica con Anna Lisa Mameli (voce), e Corrado Aragoni (pianoforte) dedicato alla cantante dalla vita movimentata, il cui nome s’intreccia a quelli di Frida Kahlo, Diego Rivera e Luis Echeverría: «Dico in ogni frase ciò che sento: parlo della notte perché la sto vivendo» – diceva l’artista, icona della musica ranchera – «racconto una storia d’amore ogni notte che canto».
Infine chiude in bellezza “Palcoscenici d’Estate” – lunedì 17 agosto alle 22 – “Son tutte belle le mamme del mondo?” de L’Effimero Meraviglioso con Miana Merisi e Luigi Tontoranelli che interpretano monologhi, dialoghi, versi e melodie sulle note del pianoforte di Corrado Aragoni, con la regia di Maria Assunta Calvisi, per affrontare le diverse sfumature e gradazioni dell’affetto materno, dalla dolcezza alla severità, dalla dedizione al dominio, fra teatro, musica e poesia.
Palcoscenici d’Estate 2020 ad Allai si inserisce nel progetto Intersezioni / rete di festival senza rete a cura di Fed.It.Art Sardegna, che riunisce sei compagnie isolane – oltre al Teatro del Segno , Abaco Teatro (Monserrato), Bocheteatro (Nuoro), L’Effimero Meraviglioso (Sinnai), Teatro d’Inverno (Alghero) e Teatro Tragodia (Mogoro) – e i rispettivi festivals con spirito di solidarietà sul modello de “s’agiudu torrau” – sotto l’egida della rete nazionale di Fed.It.Art. (Federazione Italiana Artisti). Intersezioni traccia i suoi itinerari culturali legando in un unico ordito le “trame” originali di “Libertà d’Espressione” a Mogoro e “Giardini Aperti” tra Sanluri, Donori, Quartucciu, Monserrato e Torre delle Stelle (Maracalagonis), “NUR” ad Alghero e “Il colore rosa” a Sinnai, “Palcoscenici d’Estate” ad Allai e “Percorsi Teatrali” a Santu Lussurgiu e Cagliari, “Note a Margine” e “Patapum Festival” a Nuoro.
Il Festival “Palcoscenici d’Estate” ad Allai è organizzato dal Teatro del Segno con il patrocinio e il sostegno del Comune di Allai e con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna e del MiBACT/ Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo e fa parte del “circuito virtuoso” di Intersezioni 2020. L’edizione 2020 sarà realizzata nel rispetto delle regole e delle distanze di sicurezza, per rendere possibile la fruizione di spettacoli, films e concerti e garantire la tutela della salute.
INGRESSO GRATUITO (per assistere agli spettacoli è necessario prenotare)
INFO & prenotazioni: e-mail: [email protected] – cell. 391.4867955
www.teatrodelsegno.com – www.comune.allai.or.it
Palcoscenici d’Estate – Allai 2020
Teatro del Segno
“Baroni In Laguna”
appunti sul medioevo in un angolo d’Italia a metà del XX secolo
(liberamente tratto dal saggio inchiesta di Giuseppe Fiori)
adattamento e regia Stefano Ledda
con: Stefano Ledda – voce recitante
Andrea Congia – chitarra
Juri Deidda – sassofoni
Festival Palcoscenici d’Estate
…Il medioevo nello stagno di Cabras se n’è andato in archivio solo nel 1960, lo ha cancellato la storia e la rivolta dei pescatori…
Un leggio esile, un microfono nudo sullo stelo di un’asta, come in una televisione degli anni sessanta. La sobrietà del nero e di una voce che racconta, vive, esplode accarezza e a volte si rompe nelle emozioni racchiuse nel testo.
È padrone della scena il testo, reso in adattamento asciutto che, pur contenendo tutti i significati, le analisi, i giudizi e le vicende che Giuseppe Fiori include nella sua inchiesta, privilegia, ricreandole davanti al pubblico, le atmosfere e le emozioni le lacerazioni così abilmente descritte dall’autore.
Il fluire della voce dell’interprete, posta ad assoluto servizio del senso, si alterna, creando brevi squarci nel tempo, con le immagini autentiche di quegli anni e la voce un bambino d’allora, che raccontano il mondo dello stagno e della peschiera, la ricchezza dei padroni, la povertà dei pescatori e i soprusi degli “zeraccos”.
Dialogano e si fondono in modo essenziale con la storia di questa rivolta esplosa cinquant’anni fa, le note d’una chitarra elettrica che, utilizzando l’assoluta modernità dei suoni creati da una “pedal board “ si unisce alla “voce” aspra del sassofono nel racchiudere, sottolineare ed accrescere la forza dello spettacolo.
Note di regia
Mi sono imbattuto in questo racconto inchiesta di Giuseppe Fiori, francamente per caso, sette anni fa. Era compreso in molte delle scritture teatrali che accettai in quel periodo. Da subito la potenza di questo testo divenne un’attrazione. Fiori in “Baroni in Laguna” narra, con la potenza della sua scrittura, sceneggiando quasi le immagini del suo racconto, della rivolta dei pescatori di Cabras che nel 1960, sulla costa occidentale sarda, lottarono per l’abbattimento della piramide feudale che li schiacciava in uno stato di arretratezza e miseria. Conoscevo poco l’opera di Giuseppe Fiori, l’attrazione divenne lettura, poi ricerca, ed infine esigenza. Nel 2004 decisi di farlo diventare uno spettacolo teatrale. Il primo studio con gli allievi del laboratorio evidenziò la potenza e l’assoluto di quella storia, assoluto che è racchiuso nelle ultime righe scritte da Fiori nel suo libro «… fu chiaro quel giorno che la valanga avviatasi a rotolare a metà dell’estate ’60 continuava la sua terribile corsa e ogni giorno di più s’ingrossava, lanciata contro gli squilibri d’una organizzazione sociale d’altri tempi. Ed è questa la morale di una vicenda oggi ancora non conclusa. I tecnici insistono a studiare, a vedere, ad approfondire. I politici promettono, rinviano. E domani? La valanga rotola. Sarà fermata in tempo?»
Per questo ho ripreso, con questo spettacolo, il percorso iniziato sette anni fa verso la messa in scena teatrale del testo di Giuseppe Fiori sulla rivolta dei pescatori di Cabras.
Perché quella vicenda sospesa tra il presente e il passato, che esplose dal bisogno di conquistare futuro, tra le acque di uno stagno, tra le case basse in ladiri di Cabras e le sale dei palazzi di Oristano, ancora oggi dopo cinquant’anni, proietta il suo simbolo assoluto sul nostro presente, sulla nostra difficoltà, come quella di allora, stante così le cose, di pensare il futuro.
Stefano Ledda
Palcoscenici d’Estate 2020