La promessa si avvera. Dopo aver girato per settimane per tutta la Sardegna impegnato in un tour letterario senza soste e interruzioni, da un capo all’altro dell’isola, Emiliano Deiana fa finalmente tappa a Tempio.
L’occasione è la quinta giornata di “Mintuà” che lo avrà ospite lunedì 24 agosto (piazza Faber, ore 19:30) per la penultima giornata della rassegna. Sarà accompagnato da Aldo Sechi e potrà fare affidamento sul supporto musicale di Roberto Acciaro e Massimo Debidda, che cureranno l’ennesima e impeccabile colonna sonora dell’appuntamento letterario. Un altro autore sardo salirà così sul palco di Mintuà per mettere in circolo le parole che hanno tessuto il suo romanzo: amore, morte, pentimento, redenzione.Quanto è, insomma, contenuto in uno dei libri rivelazione dell’estate sarda, come documenta il grado di apprezzamento dimostrato dai lettori nelle librerie dell’isola. “La morte si nasconde negli orologi” viene solitamente considerato l’opera prima di Deiana, ma in realtà l’autore, sindaco di Bortigiadas e presidente dell’Anci Sardegna, aveva già dato prova di sé e delle qualità della sua scrittura in altre occasioni, compresa un’intensa, effervescente e seguitissima attività di blogger.
“La morte si nasconde negli orologi” è un romanzo di amore e morte, distico piuttosto comune, eppure mai banale, nella letteratura di tutti i tempi. L’ennesima prova viene proprio dal romanzo di Deiana, in cui il lettore può ritrovare il cantastorie apocalittico, il ritrattista della fine del mondo, il dissolutore di storie e incanti, ma anche lo scrittore che cerca di ricomporre ciò che la vita ha lacerato e profondamente segnato.
“Ho voluto raccontare l’attimo esatto in cui le cose si sfasciano, le vite deragliano, l’errore, la colpa, l’incolpamento, la reclusione, la clandestinità”. Nelle pagine del romanzo prendono vita le storie di personaggi che, ruotando attorno alla figura di Ruth, costituiscono il sottobosco della trama. “La morte si nasconde negli orologi” non ha niente di ordinario: più che nella trama e nella vicenda raccontata, soprattutto nello stile, nella prosa spesso liricheggiante, che scuce e sutura suggestioni celiniane e rapsodiche ambientazioni degne di certo magico realismo.
“Ho solo scritto il libro che mi sarebbe piaciuto leggere. Un libro che racconta – spero con uno stile originale – le infezioni che mi hanno preso nella vita e nel sortilegio delle letterature”.
Tra le “infezioni” contratte da Deiana ci sono i classici americani dell’Ottocento, soprattutto Melville con le sue storie di morte e redenzione, ma anche Lee Masters con i suoi epitaffi aneddotici. La storia ha anche una sua musicalità, e chi conosce i gusti dell’autore può facilmente immaginare in sottofondo le ballate di Tom Waits o l’esotismo blues di Vinicio Capossela.
Sganciata dal tempo e immersa in un ambiente che può far pensare a qualsiasi angolo del mondo, la storia di Deiana ha anche un forte richiamo con ciò che accade nei nostri giorni. “È una storia molto femminile in un tempo, come questo nostro, nel quale queste creature meravigliose vengono oltraggiate, vilipese, umiliate.
Ma è anche una storia di personaggi così fuori regola, le cui vicende ancora vengono a visitarmi nel sogno”. In tutto questo “non c’è politica, tantomeno autobiografia”, ma, di sicuro, quel che c’è non è solo letteratura.