Le loro pagine Facebook e Instagram hanno decuplicato i loro like e i loro followers, passando da poco più di cento a quasi mille.
E mentre il Museo archeologico della città e gli altri presìdi sbarcano anche su Youtube, fa il suo esordio sul web la Grotta di Nettuno.
Autentico pilastro del turismo ad Alghero, meta annuale per oltre 150mila visitatori, la Grotta ha finalmente un proprio sito, una propria pagina Facebook e una propria pagina Instagram.
Come se non bastasse, i nuovi segni grafici e le nuove parole scelte per identificare i tre presìdi artistici, culturali, ambientali e turistici,
sono al centro di una linea di souvenir acquistabili al loro interno, ma anche negli altri spazi riservati alle informazioni turistiche.
A volte per valutare la bontà di un progetto bastano pochi dati e qualche elemento basilare. Il progetto condotto dal team reclutato dalla Fondazione Alghero attraverso il bando LavoRas della Regione Sardegna è già un successo.
Non ancora finito, il lavoro coordinato dalla responsabile del progetto, Eleonora Cattogno, e condotto dal team composto da tre conservatrici museali, tre tecniche museali e tre informatici ha già colto nel segno.
Da oggi il Museo archeologico di Alghero, il Museo del corallo e la Grotta di Nettuno hanno una nuova identità e nuovi strumenti attraverso cui raccontarsi e promuoversi.
E i risultati si vedono già.Nuovi loghi, nuovi brand e un nuovo approccio comunicativo, più adatto ai nuovi target turistici,
ai nuovi trend del marketing culturale, ai nuovi veicoli di interazione tra il visitatore e la sua esperienza turistica:
il gruppo di Lavoras ha portato a termine in tempi record un restyling che nelle intenzioni del Comune di Alghero e della Fondazione Alghero è solo il primo passo verso un processo complessivo di ridefinizione delle proprie strategie promozionali e comunicative.
Da oggi i siti www.museialghero.it e www.grottadinettuno.it sono navigabili.
Al loro interno immagini bellissime, racconti, testimonianze, informazioni di servizio e la descrizione del percorso creativo che ha portato ad aggiornare i loghi dei musei e della grotta,
ma anche a dargli una nuova dimensione immateriale e social.
Il progetto LavoRas è iniziato tra dicembre e gennaio. La squadra è costituita dai tre informatici Mirko Costantino,
Andrea Canetto e Gianmarco Delogu, le tre conservatrici museali Giulia Izza, Barbara Ruggiu e Giuseppina Fara e le tre tecniche museali Consuelo Varsi, Daniela Sini ed Erika Biddau.
Sono partiti con l’obiettivo di introdurre modalità innovative nella fruizione di beni culturali, utilizzando nuove tecnologie per migliorare la conoscenza dei luoghi di cultura,
ma sono andati oltre, mossi dalla passione maturata verso un patrimonio che merita di essere raccontato di più e meglio.
Si è partiti dall’idea di Alghero come un museo diffuso, a cielo aperto, tra archeologia, natura e storia, tra meraviglie della natura,
siti archeologici e un centro storico colmo di palazzi, chiese, torri, monumenti e musei veri e propri.
L’ambizione è far diventare tutto questo un sistema, e il lavoro condotto dal gruppo di Lavoras è andato proprio in questa direzione,
ma partendo dalle criticità, come la mancanza di una identità singola dei tre siti culturali dai quali si è scelto di partire.
Tutto nel massimo riguardo per il passato, con un occhio rispettoso rivolto verso l’esistente, come il vecchio logo “MA – Musei Alghero”,
nel segno della continuità e un occhio per il futuro rivolto alla maggiore
efficacia comunicativa dei siti e anche una nuova luce comunicativa.
«Esistono basi solide per la creazione di un sistema museale che necessita di essere raccontato in modo sinergico, iniziando dalla comunicazione», spiega Eleonora Cattogno, responsabile del progetto.
«Dal materiale cartaceo alla segnaletica, dai pannelli alle audioguide, dal web ai siti e social, tutto dovrà perseguire lo stesso obiettivo – aggiunge –
il lavoro di questi sette mesi è solo l’inizio, ma si sono create le condizioni per un percorso modulare che deve continuare».
Come hanno spiegato Giulia Izza e Consuelo Varsi, che si sono dedicate nello specifico al Museo Archeologico, «mancavano elementi che contraddistinguessero un’identità visiva forte, coerente e riconoscibile,
con loghi, nomi, colori e strumenti che rendessero identitari i musei». Così il Museo della città diventa MŪSA,
«che rimanda alla mitologia greca e ne fa un luogo di condivisione in cui si conserva la memoria del passato e si trova ispirazione per il presente»,
spiegano le due esperte. Barbara Ruggiu e Daniela Sini si sono dedicate al Museo del Corallo, che diventa MACOR.
«Il Museo del Corallo, che quest’anno compie dieci anni, racconta di una tradizione e di un’epoca, pone l’accento su una ricchezza, ed è una rarità, dato che sono solo tre in Italia i musei dedicati al corallo».
Giuseppina Fara ed Erika Biddau hanno concentrato il proprio lavoro sulla Grotta di Nettuno, che non aveva un sito web, né social dedicati né una propria identità visiva.
«La Grotta non ha bisogno di molte presentazioni, è conosciutissima, è ogni anno contra oltre 150mila presenze, eppure non mancano le criticità – affermano –
dalla pannellistica al racconto della flora e della fauna, passando per la storia della Scala del Cabirol,
ma soprattutto dalla mancanza di una web strategy che oggi invece c’è e consente di fornire preziose informazioni di servizio, ma non solo, con l’impegno di migliorare la customer experience».
Stefania Salvatore, consigliera d’amministrazione della Fondazione Alghero e addetta ai lavori, ha seguito passo dopo passo il percorso del team.
«È stata una progressione grandissima, hanno tutti dato il meglio, il gruppo ha mostrato un attaccamento incredibile al progetto e all’idea di rappresentare la propria città
– racconta – abbiamo utilizzato il lockdown per fare formazione e spero che ognuno porti a casa un pezzettino di quel che gli ho potuto trasmettere,
ma io ho imparato tantissimo da loro e sono orgogliosa di averli visti crescere e lasciare in dono una cosa bellissima alla nostra città».
Per il sindaco di Alghero, Mario Conoci, «è bello vedere un progetto che inizia e arriva a destinazione,
perciò ringrazio a nome della città questo gruppo che ha fatto un lavoro straordinario, con passione, amore, voglia di dare qualcosa ad Alghero».
Secondo lui «è un grande progetto di comunicazione, che dà una marcia
in più alla città e al suo bisogno di comunicare sé stessa».
Secondo il presidente della Fondazione Alghero, Andrea Delogu, «quando questo cda è stato nominato la priorità data dal sindaco e dall’assessore Marco Di Gangi era proprio quella di recuperare i progetti che giacevano in un cassetto,
abbiamo fatto una corsa contro il tempo insieme a uffici regionali, Aspal, Alghero In House e tutti i soggetti, auspichiamo che il progetto possa avere continuità».
All’incontro di presentazione riservato alle istituzioni e agli addetti ai lavori hanno partecipato l’assessore del Turismo e della Cultura, Marco Di Gangi,
il vicepresidente della Fondazione Alghero, Pierpaolo Carta, l’assessora
delle Attività produttive, Giorgia Vaccaro, l’ex sindaco Marco Tedde,
consulente dell’assessorato regionale del Lavoro, e molte delle persone che hanno facilitato a titolo personale o a nome di enti e associazioni il lavoro di ricerca e di indagine propedeutico al percorso creativo.
È intervenuta a distanza anche l’assessora regionale del Lavoro, Alessandra Zedda.
«I dettagli cambiano e valorizzano i progetti riusciti da quelli non riusciti – sostiene l’assessora –attraverso la capacità di questi giovani e la loro professionalità e competenza,
questo progetto è diventato un modello, una best practice da replicare e trasferire».
Per Gabriella Gasperetti, responsabile dei siti archeologici per la Soprintendenza di Sassari, «piccoli bandi crescono»
, nel senso che “Lavoras, partito come progetto per favore
opere urbane e manutenzioni,
ad Alghero si è trasformato nella possibilità di riprendere e aggiornare anche la comunicazione legata ad alcuni siti, di andare avanti, di trovare nuove forme di comunicazione»