La Strage fu commessa il 12 settembre 1944 dai soldati nazisti del tenente SS Karl Titho e del caporale SS Michael Seifert.
I loro nomi sono: Francesco Battaglia; Cesare Berardinelli; Pompilio Faggiano; Tito Gentili; Dante Lenci, Ufficiale di Marina; Ernesto Paiano;
Francesco Colusso; Gianpaolo Marocco; Vilores Apollonio; Antonio Baldanello; Sergio Ballerini; Guido Botta; Andrea Dei Grandi; Domenico Di Fonzo; Ferdinando Ferlini; Antonio Fiorentini; Domenico Fogliani; Domenico Aldo Montevecchi; Antonio Pappagallo; Milo Pavanello; Angelo Preda; Ernesto Pucella; Annibale Venturi.
Don Daniele Longhi, sacerdote deportato a Bolzano, così descrive il tragico evento alla commemorazione tenutasi nel settembre 1994:
“In noi, come in ognuno dei nostri con detenuti transitati dal campo di concentramento di Bolzano, resterà conficcato nella memoria, a guisa di pugnale d’acciaio immerso nelle carni, l’angosciosa, straziante visione ultima, dei nostri 23 compagni, che uscivano dal campo diretti alla morte, incamminati verso la soglia dell’eternità.
Erano sempre stati altissimi di morale, durante tutto il periodo della loro permanenza in campo, provenienti dai Forti di Verona;
pur presentendo, anzi, esattamente consapevoli che ogni giorno poteva segnare la data di una loro tragica fine, non erano mai apparsi afflitti agli occhi dei compagni, che li potevano vedere durante il loro disvago giornaliero, quando era loro consentito passeggiare nel cortile antistante il loro blocco recintato;
la sera precedente avevano giocato a calcio, ultimo sollievo che l’avrebbe per un poco distolti dal pensiero preoccupante e nero della morte, anche se questa morte sarebbe stata gloriosa.”
Oggi il nostro compito è quello di valorizzare la solidarietà, il rispetto tra i popoli, l’uguaglianza, la pace attraverso la funzione educativa e formativa della scuola;
le testimonianze dirette e indirette dei protagonisti involontari di tali vicende possono aiutare i giovani a sensibilizzarsi rispetto a tematiche così ricche di implicazioni di ampio respiro.
Pertanto la trasmissione di fatti sicuramente di contenuto tragico può e deve lasciare una traccia nel percorso evolutivo di ciascun studente;
Commemorare i fatti anche dolorosi del nostro passato significa costruire il nostro futuro, si spera, più libero e gioioso per tutti. Non solo per alcuni. Per tutti.
“Se fossi religioso, direi che è venuta l’apocalisse, quando appunto si vedranno i cavalli pascolare il grano. Siccome non sono religioso, mi limito a dire che sono venuti i nazisti, il che, forse, è la stessa cosa.” (Alberto Moravia)