Le 12: sette di autori di riferimento nazionale e internazionale, tre dei vincitori del Premio BìFoto, più due lavori selezionati dagli organizzatori che verranno esposti a Milano e al Nuraghe Cuccurada, nelle stesse date del Festival, ma secondo gli orari di apertura della galleria meneghina e del sito archeologico.
Gli autori:
- UGUR GALLENKUŞ in Via Nuova Mogoro
- ALAIN LABOILE – La Famille in Via Nuova Mogoro
- MARCO VALLE – Mare Mostrum in Via Gramsci Mogoro
- LIZ TASA – Kápar in Via Eleonora Mogoro
- SALVATORE PICCIUTO – Crepa Interna in Via Eleonora Mogoro
- ORESTE ZINELLI – Vero futuro o falso passato? In via Kolbe a Mogoro
- CATALINA ISABEL NUCERA – The Village in Via Martini Mogoro
- ANDREY SEMENOV – Territory (presso il Nuraghe Cuccurada di Mogoro) (Dal 19 Settembre al 20 Ottobre 2020)
- LUIGI CORDA – Centenari (presso la galleria SpazioRAW di Milano)
Vincitori Premio BìFoto:
- DANILO GARCIA DI MEO – Quatrani in Via Cagliari Mogoro
- VALENTINA DE SANTIS – I fought the law and the law won Via Eleonora Mogoro
- LAURA WILHELM – Quale verità è nascosta nella borsa di una donna? Via F.lli Cervi Mogoro
Sarà possibile visitare le mostre della galleria espositiva a cielo aperto BìFoto fino all’estate 2021. La mappa delle mostre è disponibile sul sito internet www.bifotofest.it assieme alle presentazioni dei protagonisti di questa decima edizione e la descrizione del loro progetto fotografico.
Nella cornice del centro storico di Mogoro, oltre le mostre del 2020, si potranno visitare all’aperto, senza limiti di orari, per un intero anno alcune mostre del 2019.
- Fausto Podavini – Mirella in Piazza Sant’Antioco Mogoro
- Giuseppe Cupperi – Bambino per sempre in Piazza Sant’Antioco Mogoro
- Valeria Sanna – Le solitudini del 14 in Via San Bernardino Mogoro
- Giulia Bersani – Lovers in Via Sant’Antonio Mogoro
- Niki Gleoudi – Eros in Via Giosuè Carducci Mogoro
- Diego Bardone – Amatevi idioti in Via Ugo Foscolo Mogoro
- Stefano Mirabella – Dom in Via Virgilio Mogoro
Il festival che ha visto la luce nel 2011 per iniziativa di Vittorio Cannas e Stefano Pia ha rinnovato ogni anno la propria sfida per promuovere la cultura fotografica sull’isola, ospitando all’interno della propria programmazione fotografi di rilievo nel panorama nazionale e internazionale e al tempo stesso affiancando loro giovani emergenti.
In questo senso fondamentale è stata l’istituzione del Premio BìFoto che quest’anno ha visto affermarsi Danilo Garcia Di Meo, Laura Wilhelm e Valentina De Santis sul tema La verità ispirato dall’omonimo brano di Brunori Sas.
Nonostante le tristemente note vicende legate all’epidemia di Coronavirus, gli organizzatori non hanno voluto rinunciare alla realizzazione dell’edizione 2020 che ha preso il via il 19 Settembre. Tuttavia, nonostante il fatto che le mostre si tengano all’aperto, in considerazione degli sviluppi che si sono verificati negli ultimi giorni e hanno portato anche alla cancellazione di alcuni voli per la Sardegna, quest’anno gli organizzatori hanno deciso di cancellare tutti gli eventi in grado di generare assembramenti in cui potrebbe essere difficile far mantenere il rispetto delle norme di distanziamento sociale. Per questo motivo non si terranno incontri con autori ed esperti, visite guidate e letture portfolio.
Anche la cerimonia di inaugurazione è stata effettuata in streaming sul WEB, avviando in questo modo anche un nuovo processo di confronto destinato ad allargare la rete di proficue collaborazioni con strutture e realtà che operano nel mondo della cultura fotografica.
Abbiamo intervistato l’unico fotografo espositore presente a Mogoro il giorno dell’inaugurazione e i fondatori del Bifoto.
Marco, sei uno dei fotografi che espongono per la prima volta al Bifoto, e l’unico presente all’inaugurazione, come hai saputo del Bifoto?
“Mi ha contattato Stefano Pia, dopo aver visto il mio lavoro Mare Mostrum esposto al Festival della fotografia etnica di Lodi, e dato che gli era piaciuto parecchio, mi ha invitato, e ho aderito volentieri all’iniziativa, anche perché avevo sentito parlare molto bene del Bìfoto di Mogoro”.
Parlaci della tua fotografia.
“E’ il mio lavoro, sono un professionista – spiega Marco – e mi occupo di reportage socio culturale, lavoro per vari media, come Internazionale, The Guardian, ecc. e cerco di sopravvivere attraverso la fotografia in questo difficile momento, dato che è abbastanza complicato, a differenza di tanti anni fa, quando le agenzie pagavano le spese ai loro inviati per i lavori fotografici in giro per il mondo – Mi autofinanzio e propongo i lavori alle agenzie o riviste, oppure attraverso brand , borse di studio, e in futuro dovrei iniziare a prendere in considerazione la pubblicazione di qualche libro, dei miei lavori”.
Cosa pensi dell’iniziativa di questi due ragazzi Vittorio Cannas e Stefano Pia, che organizzano il Bìfoto ormai da un decennio?
“Secondo me è una bellissima iniziativa, proprio perché è fatto una realtà come quella di Mogoro, un Paese con 4000 abitanti che apre le porte alla cultura dell’immagine a livello mondiale; ho visto delle mostre di fotografi da vari parti del globo, con una qualità molto alta. E’ come una finestra che si apre su diverse realtà e lo si fa in un ambiente, che non è abituata, parlo specialmente delle persone più anziane, a vedere determinati tipi di immagini e permette loro di aprirsi ad altre realtà. Apre la mente ed obbliga ad interpretazioni personali sulle mostre esposte, spesso con immagini diverse dai soliti canoni e spesso discusse”.
Il Bìfoto entra quest’anno nel decimo anno, e mi rivolgo ai due fondatori Stefano Pia e Vittorio Cannas. Il sindaco Broccia, durante l’inaugurazione di quest’anno ha ricordato che eravate dei ragazzi quando avete iniziato questa esperienza e vi ha sempre dato dato fiducia, rinnovandovi l’appoggio necessario per le successive mostre, fino all’attuale. Vi chiedo cosa è cambiato in questi anni e cosa avete imparato?
“E si, il sindaco Sandro Broccia ci ha sempre sostenuto fin dalla prima edizione, e di questo lo ringraziamo personalmente – risponde Vittorio – questi anni di esperienza, ci hanno formato culturalmente e fotograficamente. Infatti io son nato con il festival, dopo un anno e mezzo che facevo fotografie. Vedevamo centinaia di fotografie dei fotografi che volevano esporre, quindi tra pubblicazioni sul Sito, su Instagram , sui vari social, le vedevamo centinaia di volte, alla fine le apprezzavamo sempre di più, conoscendo ogni elemento delle immagini esposte, aggiunge Stefano.
Quindi che differenza c’è tra i primi anni del festival e questi ultimi?
“Fondamentalmente l’esperienza che abbiamo sviluppato negli anni, spiega Vittorio – in quanto acquisisci una professionalità, che ti porta avanti nel lavoro e nel metodo sempre più accurato nel selezionare i lavori delle persone che espongono, in modo da aumentare sempre il livello qualitativo generale; inoltre la passione che ci accomuna aumenta sempre negli anni”.
“Negli ultimi anni abbiamo migliorato tantissimo nel metodo di esposizione – aggiunge Vittorio – e questo si notava soprattutto nella pulizia delle pareti della Fiera del Tappetto, luogo espositivo per molti anni, dove vedevamo la differenza sostanziale di anno in anno, nella cura e nella pulizia della disposizione e degli spazi tra le opere curate nei minimi particolari dopo anni di esperienza”.
“Rispetto alle mostre interne, dove ti godi la mostra in silenzio all’interno delle gallerie, specifica Stefano, le esposizioni esterne educano le persone a conoscere la fotografia. I Mogoresi, o i turisti che visitano Mogoro, si rendono conto che le fotografie raccontano storie, e anche chi non ha mai visto una mostra fotografica, si sofferma a guardarle e cercare di capire il significato del racconto, pur non essendo abituati a leggere le immagini. Ho visto delle persone che si emozionavano guardando le fotografie, dopo averle osservate a lungo – rispetto alle mostre dove non si può scegliere se entrare o no, nelle vie non puoi scegliere, ti viene quasi imposta l’immagine ed è naturale guardare e osservare, e alla fine si è portati maggiormente ad osservare i particolari”.
Sarebbe interessante secondo Marco Valle, poter avere delle vie pedonali, dove poter esporre le fotografie, proposta accolta dai fondatori Cannas e Pia, che in caso di difficoltà da parte dell’amministrazione propongono delle vie pedonali almeno un giorno a settimana, dove poter vedere le immagini del Bifoto senza auto parcheggiate”.
Progetti per il futuro?
“Noi come Bifoto abbiamo intenzione comunque in futuro che le mostre tornino anche al chiuso, nella splendida cornice della Fiera del Tappetto e non solo, dato che la Fiera è utlizzata anche come struttura dell’Isola e potendone sfruttare una parte, intendiamo utilizzare gli altri fabbricati del Paese che ci potrebbero mettere a disposizione, e comunque, si ragiona di anno in anno per eventuali modifiche o proposte”.
Chiedete intanto agli enti preposti un finanziamento per l’ illumnazione delle fotografie, che potrebbe essere un punto in più per attrarre molte persone a visitare le mostre e il centro storico di Mogoro dopo il tramonto, incrementando l’economia del Paese nel settore della ristorazione.
“Chiederemo anche questo, sarebbe bellissimo, anche se siamo consapevoli che ci sono tante cose da fare all’interno del Paese, comunque sarebbe bellissimo se anche Enti esterni al Comune collaborassero per quest’iniziativa”.
La popolazione di Mogoro come vede quest’iniziativa dell’esposizione all’aperto in questi anni?
“Il riscontro positivo lo vediamo personalmente parlando con le persone, o seguendo quello che scrivono nei gruppi social del Bifoto, dove riscontriamo – spoegano Stefano e Vittorio – tanti apprezzamenti e incoraggiamenti per la nostra iniziativa; inoltre le persone del Paese si sentono partecipi e orgogliosi del progetto e sono contenti che Mogoro stia diventando un centro della fotografia molto importante della Marmilla e della Sardegna, che richiama tantissime persone da fuori”
Michele Vacca