Uno spettacolo di Pierpaolo Piludu e Andrea Serra, che vede protagonista lo stesso Piludu, la voce fuoricampo di Lia Careddu, con la regia di Alessandro Mascia, la collaborazione di Franzisca Piludu e la consulenza scientifica di Giampietro Tronci e Luigi Usai (direzione tecnica e luci di Giovanni Schirru, realizzazioni sceniche di Marilena Pittiu e Mario Madeddu, documentazione video di Andrea Mascia, organizzazione di Tatiana Floris).
Bachisio è un anziano contadino: un uomo buono, semplice, fortemente legato alla sua terra. Racconta la sua storia a un comitato nato per difendere altri contadini, vittime, come lui, di “Bentulare”, una grande impresa che sta acquistando enormi appezzamenti di terreni in tutta la Sardegna per coltivarli in maniera intensiva.
Per alcuni mesi suo figlio Michelangelo, laureato in agraria, si è incontrato con diversi amici (un ingegnere, un ricercatore del CNR, un professore universitario di Botanica e il responsabile di un’azienda di edilizia biologica) per studiare come rinnovare l’azienda di famiglia, cercando di coniugare le antiche conoscenze agricole dei suoi nonni con la ricerca scientifica e la produttività, in un contesto rispettoso della natura. Sono nate così una casa e un’azienda ecologiche, autosufficienti dal punto di vista energetico, capaci di trasformare in ricchezza quasi tutti gli scarti: un possibile modello per tanti giovani e tanti altri agricoltori.
Ma Bachisio, purtroppo, sta vivendo giorni di grande dolore: Maria Grazia, la moglie (a cui regala la voce Lia Careddu), è ricoverata in ospedale a causa di una grave crisi respiratoria e Michelangelo è rinchiuso nel carcere di Uta. Qualche settimana prima, Bachisio e suo figlio avevano chiesto con insistenza ai responsabili di “Bentulare” di non irrorare con pesticidi i campi attigui ai loro, per non inquinare le produzioni biologiche, ma gli operai dell’impresa avevano proseguito, imperterriti, il loro lavoro. Michelangelo aveva così deciso di utilizzare qualunque mezzo per porre fine a quella situazione, soprattutto perché sua madre, quando l’odore acre dei pesticidi entrava dentro la loro casa, non riusciva più a respirare.
Il racconto di Bachisio al comitato si fa, via via, sempre più appassionato e diventa una dichiarazione d’amore alla giustizia, alla Terra e all’amore stesso.