“Per questo non è più rinviabile – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – il via libera dell’Unione Europea per le esportazioni dei suini sardi oltre i nostri confini dopo oltre 3mila giorni di embargo che hanno lasciato diverse vittime sul campo per le rigide prescrizioni europee che ora dovrebbero essere adottate nella stessa misura in altre nazioni.
Non vorremmo trovarci nel paradosso – precisa il presidente della Coldiretti – di essere stati prima confinati per non infettare altri territori (e non lo abbiamo mai fatto) e ora ritrovarci esposti al pericolo di esserlo da parte di altri”.
La Sardegna è da 42 anni che combatte contro la peste suina. Dopo anni difficili e il confinamento delle nostre carni dentro il territorio sardo ininterrottamente dal 2011, con grande sacrificio e tante difficolta, costate care agli allevatori, finalmente si è imboccata la strada giusta: da 24 mesi non si verificano focolai e da 17 mesi casi positivi.
Numeri frutto di una strategia di intervento seria che stanno a dimostrare (con tutte le precauzioni del caso) che non c’è ragione di continuare con questo embargo.
“Siamo impegnati su tutti i livelli per chiedere lo sblocco del mercato suinicolo, lo ha fatto anche i nostro presidente nazionale con il ministro alla Salute – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -.
I numeri, che non sono frutto del caso ma di una strategia ed organizzazione alla quale guardano come esempio anche gli altri Paesi, corroborano questa nostra richiesta”.
La peste suina in 42 anni in Sardegna ha polverizzato la suinicoltura, che oggi si declina in tantissime piccolissime aziende finalizzate all’autoconsumo. La Sardegna è la quarta regione italiana dopo la Lombardia, l’Emilia Romagna ed il Piemonte, per numero di aziende.
Ma precipitiamo in questa classifica se contiamo il numero di capi per azienda: il numero medio per allevamento è di circa 12 capi mentre il valore nazionale è di circa 60. Abbiamo infatti 14.598 per un totale di 180.908 capi (dati aggiornati al 30 giugno 2019).
La maggior parte degli allevamenti di suini costituiscono un’attività secondaria testimoniata anche dal fatto che circa il 70% di queste aziende alleva anche altre specie animali.