Autori dell’iniziativa quattro gruppi di reclusi che si sono messi in gioco per realizzare una pubblicazione dedicata al food. Una sperimentazione avviata tre anni fa all’interno del Carcere del Bassone di Como, entrata poi nelle carceri di Bollate, Varese e Opera e che quest’anno ha coinvolto tutti gli istituti penitenziari italiani.
È stato infatti firmato a inizio anno tra il Provveditorato Regionale della Lombardia, il Direttore del Carcere di Como e l’ideatrice del progetto Arianna Augustoni, un protocollo per sviluppare l’iniziativa nel maggior numero di istituti del nostro Paese.
La redazione del magazine è rimasta a Como, ma attraverso il passaparola, da tutte le carceri italiane è ora possibile inviare alla redazione comasca il proprio contributo.
E nonostante l’emergenza legata al Covid-19 che in questi mesi ha coinvolto anche le carceri condizionandone fortemente l’attività, il progetto è andato avanti, tanto che a fine mese uscirà un nuovo numero della rivista e un altro è atteso per Natale.
Un traguardo raggiunto con il contributo fondamentale di alcuni agenti penitenziari che hanno sostenuto fortemente l’iniziativa garantendo un supporto indispensabile durante il periodo di lockdown: è così che questo pomeriggio a Palazzo Pirelli i poliziotti Giuseppe Aliberti, Rosario Grimaudo, Pietro Saviano, Domenico Egido, Fedele Annichiarico, Massimiliano Uri e Antino Cepparano del Bassone di Como e Roberto Simone Cabras del carcere milanese di Bollate sono stati personalmente ringraziati per il loro impegno e la loro sensibilità dal Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi e dal Presidente della Commissione speciale sulla situazione carceraria lombarda Gianantonio Girelli.
All’incontro sono intervenuti anche il Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria Pietro Buffa e il Direttore del Carcere del Bassone di Como Fabrizio Rinaldi.
“Cucinare al fresco –ha sottolineato il Presidente Fermi- è un incoraggiamento a non perdere mai le speranze, un invito a guardare oltre e a pensare di poter contribuire, con piccoli gesti, ad azioni che invogliano sempre e continuamente a fare qualcosa di buono: proprio come quando in cucina mettiamo mano ai fornelli, dando spazio alla creatività e all’immaginazione e confidando che altri possano così apprezzare quanto abbiamo saputo realizzare.
Ma se per un buon piatto serve trovare il giusto amalgama tra i suoi ingredienti, così per la buona riuscita di ogni iniziativa occorre la massima collaborazione tra tutti i soggetti parte in causa: ecco perché il ruolo e l’aiuto di questi agenti si è rivelato importante per la buona riuscita del progetto, avendo loro garantito in questi mesi le condizioni per la sua prosecuzione e realizzazione”.
Dagli ingredienti del carrello, a quelli della spesa, passando da quanto entra in carcere dall’esterno, il ricettario e il magazine sono un percorso di vita e di speranza. Nelle 24 pagine del magazine si trovano suggerimenti interessanti, idee veloci e sfiziose da servire in tavola per ogni occasione. Non mancano ricette che appartengono alla cucina del Niger o delle Filippine, mentre il cous cous marocchino si confronta con quello tunisino.
La realizzazione del magazine è stata possibile grazie al contributo della Eye Communication, con Alessandro Tommasi e Giuseppe Bevilacqua, anch’essi impegnati, come Arianna Augustoni, a titolo di volontariato, “perchè tutti quanti vogliamo portare un sorriso dietro alle sbarre“.