<Inaccettabile, scandaloso, da stigmatizzare>: nessun medico nefrologo, tra quelli che presto prenderanno servizio negli ospedali sardi, sarà destinato ad Alghero.
L’azienda sanitaria con nota di ieri ha annullato l’integrazione del 4 settembre scorso che contemplava anche l’ospedale di Alghero tra i destinatari del personale medico, per dirottare nefrologi altrove e in particolare ad Ozieri per la ASSL di Sassari. Dov’è il Sindaco? Dov’è il consigliere regionale del territorio?
Si smantella così un importante disciplina presente nel nostro Ospedale Civile e prosegue l’abbandono inesorabile della nostra sanità.
Ciò è particolarmente grave perché la graduatoria dalla quale attingeranno, entro il prossimo 29 settembre, è stata fatta proprio per colmare il grave deficit di organico di nefrologia dell’Ospedale di Alghero, che invece ora viene completamente tagliato, con gravi rischi sul proseguo del servizio ai pazienti di un’intera vasta area territoriale.
Non solo, ma già il 4 settembre scorso, nel silenzio del Sindaco, siamo dovuti intervenire per segnalare il fatto. Tant’è che con nota integrativa inviata con PEC proprio nel primo pomeriggio del 4 settembre, l’ATS ha dovuto rimediare, integrando anche Alghero tra le dialisi da potenziare.
Ieri, forse approfittando del buon clima che si era creato dopo la rettifica, il nuovo dietro front: viene sostituita integralmente la decisione assunta il 4 settembre che contemplava anche Alghero per tornare a quella originaria: Alghero fuori e dialisi, con i suoi pazienti, abbandonata al suo destino.
E’ la testimonianza oggettiva di una irresponsabile schizofrenia politica e gestionale che trascura completamente il bene di Alghero e la salute degli algheresi. Inaccettabile.
Così come è inaccettabile che nel nostro ospedale resistano in stato di precarietà tante discipline, intollerabile la mancanza di personale medico e infermieristico in quasi tutti i reparti, non è più sopportabile che il precario diventi di fatto definitivo, assegnando a primari facenti funzioni, probabilmente non proprio al massimo in fatto di organizzazione del lavoro, da anni in regime di prorogatio, poteri che andrebbero assegnati con concorso.