Ricordiamo che, secondo gli esperti, il virus ha una mortalità del 3,8 per cento contando i positivi al tampone, ma dell’1,5 se si calcolano tutti i contagiati (Giorgio Palù, professore emerito all’Università di Padova ed ex presidente della Società europea di virologia). Nonostante i frequenti moniti del Ministero della Salute a rispettare le misure di contenimento “l’indice di trasmissione nazionale (Rt) calcolato sui casi sintomatici e riferito al periodo 13-26 agosto 2020 è pari a 1.18 (95%CI:0.86 – 1.43)”; mentre si è avuto “un forte abbassamento dell’età mediana della popolazione che contrae l’infezione (32 anni)”.
Inoltre rileviamo che, secondo i dati dal Ministero della Salute,“si conferma un aumento nei nuovi casi segnalati in Italia per la quinta settimana consecutiva con una incidenza cumulativa (dati flusso ISS) negli ultimi 14 gg (periodo 17/8-30/8) di 23.68 per 100.000 abitanti, in aumento dal periodo 6/7-19/7 e simile ai livelli osservati all’inizio di maggio”.
Naturalmente si può constatare facilmente che la crescita del contagio è determinato dall’aumento della mobilità e dal mancato rispetto delle norme di prevenzione. I dati della Protezione civile riferiscono in relazione a giorno 9 settembre una prospettiva in progressione, sia per numero dei morti (14) che per terapie intensive.
Le indicazioni e previsioni degli esperti denotano una situazione epidemiologica in ulterioredetonazione nei mesi futuri, in quanto l’epidemia si attenua col caldo e riemerge col freddo.Ad inizio agosto, Massimo Galli, professore ordinario Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche L. Saccodi Milano, affermava su La Nazione «L’età media dei portatori del virus si abbassa.
Sono persone che hanno avuto frequentazioni per motivi ricreativi in luoghi affollati, o che provengono da ambienti di lavoro dove sono presenti focolai aziendali». Orbene, ciò che più preoccupa non è tanto la distanza tra i banchi o la distribuzione di mascherine, ma la mancanza di assicurazioni sulla qualità dell’aria e del relativo ricambio all’interno delle classi.
A tal proposito, occorre ricordare che il sovraffollamento delle aule è direttamente correlato alla concentrazione di PM10 e che l’Italia detiene, ancor oggi, il triste primato di maggior presenza di formaldeide nelle scuole (Eurac Research – Istituto per le Energie Rinnovabili, Qualità dell’aria negli edifici scolastici, 2019) con la conseguenza di aumentare ulteriormente i rischi per la salute di alunni e personale scolastico.
In considerazione di quanto affermato, le norme di sicurezza non sembrano tranquillizzare diverse categorie di riferimento:
- i dirigenti per le responsabilità penali e non a cui vanno incontro. Nella migliore delle ipotesi, allo stato attuale è più che probabile che si riscontri la presenza di danno erariale per non aver fatto fronte adeguatamente alla situazione emergenziale;
- i docenti la cui attività obbliga ad un’interazione con più classi e colleghi nella stessa giornata, anch’essi chiamati -troppo spesso – a rispondere dei comportamenti degli alunni;
- gli alunni chepossono essere inconsapevoli veicoli del virus contratto fuori dalla scuola e anche fuori casa, con la conseguenza da rendere del tutto inutile la tacita certificazione di buono stato di salute del genitore (si pensi all’alunno che esce di casa e prende un autobus o la metro per recarsi a scuola);
- le famiglie che paventano la possibilità di un contagio indiretto per sé stessi e per i propri congiunti fragili attraverso le anteriori categorie.
In merito alla categoria dei docenti sottolineiamo che le classi sono eterogenee, composte anche da studenti Bes e disabili, i quali necessitano di adeguate attenzioni, non sempre in coerenza con le norme di distanziamento e prassi anticovid. Situazione ancor più delicata è quella degli insegnanti di sostegno per i quali non può ipotizzarsi un’adeguata protezione con la sola mascherina e/o visiera, tenendo conto del fatto che gli stessi non accompagnano sempre gli studenti nell’orario settimanale. Quanto, poi, alla categoria dei docenti fragili anch’essa appare sottodimensionata, in quanto non tiene conto del nucleo familiare del docente, molto spesso composto da soggetti non vaccinati o persone anch’esse particolarmente fragili.
Preoccupano molto momenti una volta concepiti per la socializzazione o la pausa e che adesso diventano un’incognita, come la ricreazione. Anche la sola uscita per l’espletamento di necessari bisogni fisiologici può risultare un’occasione per la veicolazione del contagio. L’alunno, infatti, per uscire dall’aula, l’attraverserà, ponendo le proprie mani sulla maniglia della porta dell’aula, su quella del bagno, sul rubinetto e su altri oggetti che inevitabilmente andrebbero immediatamente sanificati, ma per i quali il comitato tecnico ministeriale non ha previsto alcun piano specifico.
Che dire poi dell’avvicendamento dei docenti durante il cambio dell’ora quando molto spesso gli studenti tendono a infrangere le regole? Rischi e responsabilità sembrano crescere in modo esponenziale.
Per non parlare poi dei dubbi relativi alle autocertificazioni o all’accertamento della temperatura, non essendo assolutamente comprensibile la scelta per cui il docente debba sottoporsi all’accertamento della temperatura, mentre gli alunni possano entrare sulla base di una presunzione di stato di salute.
Le scuole per la loro tipicità risultano incontrare un rischio medio-alto, come da indicazioni INAIL, e per tal motivo auspichiamo una maggiore considerazione di tutte le criticità rilevate anche in precedenza che finora non hanno incontrato inspiegabilmente interesse (problematica docenti fuorisede; classi eccessivamente numerose; sanificazioni locali etc.).
Chiediamo alle associazioni rappresentative di Dirigenti e Docenti di segnalare tali criticità. Chiediamo al Ministero dell’Istruzione e al comitato tecnico un incontro urgente al fine di garantire la tutela del diritto alla salute di discenti, docenti, del restante personale scolastico e delle famiglie.
La mancata adozione di corrette misure di sicurezza, secondo una nostra modesta conclusione, è tale non solo da porre in pericolo la salute delle famiglie, ma di generare un collasso del sistema sanitario ed un inestimabile danno erariale.