Un’intrigante partitura di parole e note per un ideale “dialogo” a distanza fra due autori – l’intellettuale, chimico e scrittore Primo Levi e l’antropologo, romanziere e poeta Giulio Angioni – affidata alle voci di Monica Porcedda
– che firma anche la regia, Lucia Longu, Mariella Mannai, Luciano Sulas e Rosanna Sulas sulla colonna sonora creata ed eseguita dal vivo dal polistrumentista e compositore nuorese Gavino Murgia – tra echi ancestrali e sonorità contemporanee con suggestive variazioni in jazz.
“Frammenti di Tempo” intreccia i versi di “Tempus” sorprendente e avvincente poemetto di Gulio Angioni, scritto in lingua sarda, nella variante campidanese della Trexenta, in cui un vecchio del “mitico” paese di Fraus ripercorre a ritroso la trama della propria esistenza, sul filo dei ricordi,
proiettandola nei mutevoli scenari dell’Italia e dell’Europa del Novecento alle pagine emblematiche di “Se questo è un uomo” – drammatica testimonianza, pur nello stile misurato e sobrio che mette ancora più in risalto l’orrore della vita (e della morte) nei lager, sulla tragedia della Shoah.
Un affresco “corale” sulla storia e le storie del secolo breve attraverso le voci di personaggi reali e immaginari, tra gli accenti de sa limba a definire i confini di una civiltà arcaica, legata ai cicli della natura, nel susseguirsi dei giorni, tra la fatica del lavoro e l’allegria della festa,
in un mondo ancora agro-pastorale ove il contrasto tra ricchezza e povertà si stempera nei temi più universali come l’amore e la guerra, fino alle moderne mutazioni culturali, economiche e sociali e gli interrogativi cruciali di un’opera che indaga nei labirinti della mente e del cuore, per cercare di comprendere e narrare l’indicibile, restituire la dignità alle vittime della follia nazista e portare alla luce la verità.
“Tempus” reinserisce l’individuo nell’ordine del cosmo, attraverso lo sguardo del protagonista che rivive i momenti significativi del suo cammino terreno, reinterpretandoli con la saggezza derivante dall’età e dell’esperienza,
ma ritrova anche il piacere del gioco e la spontaneità e la freschezza della prima giovinezza, il gusto dell’apprendere e del farsi spazio nel mondo, il fascino della bellezza muliebre e la ferita del tradimento, trasfigurati in poesia con la cifra ironica e le antifrasi del sardo quali antidoti alla commozione e alla nostalgia, per affrontare il presente con la consapevolezza del passato, mentre il pensiero si volge al futuro.
Nel racconto di un uomo ormai anziano, il volto scolpito e le mani segnate dagli anni, richiamate con la potenza icastica dei versi, danzano le ombre di coloro che sono stati, insieme a desideri e rimpianti,
“perché la mente è luogo di fantasmi” e eventi e sentimenti privati si mescolano alle pagine della storia – i due conflitti mondiali, il ritorno dei reduci e il passaggio dalla monarchia alla repubblica – che incidono sulla sfera personale e familiare scatenando passioni e scontri ideologici.
“Tempus” evoca il farsi e disfarsi di ciò che per un attimo appare concreto e immutabile e poi cambia o scompare, le antiche certezze che lasciano il posto a nuove convinzioni, così come variano e si capovolgono gli equilibri di forza e potere, i nemici di un tempo si fanno alleati, gli aggressori diventano profughi, parallelamente alle metamorfosi del bimbo pieno di meraviglia e timore nel fanciullo, poi adolescente più o meno temerario, giovane e poi adulto:
il vecchio si rivede al cospetto delle nuove generazioni – non meno smarrite nella loro solitudine solo apparentemente mitigata dalla tecnologia – come “unu piciocheddu antigu”, quasi nuragico.
Le folgoranti intuizioni di un uomo giunto quasi al termine della vita di “Tempus” – in una sorta di cinematografico “flashback” dove il tempo scorre al contrario – fanno da contrappunto alla “semplicità” e immediatezza delle rivelazioni di Primo Levi, scevre da ogni enfasi retorica,
che risuonano ancor oggi come un appello troppo spesso inascoltato e un monito contro le degenerazioni della società, l’affermarsi di forme più o meno sottili e subdole di razzismo, le ingiustizie e le discriminazioni, l’agire di coloro che per propria convenienza e con insensatezza spargono i semi dell’odio.
“Frammenti di Tempo” – con le invenzioni sonore di Gavino Murgia – è un percorso alla ricerca delle radici e dell’identità, tra le pagine dolorose e terribile della storia del Novecento e il formarsi e l’evolversi di una coscienza individuale, tra prosa e poesia, teatro e musica con preziosi spunti di riflessione sulla condizione umana e sul destino dell’Isola.
INGRESSO a partire dalle 20.30 – lo spettacolo inizia alle 21.45
biglietti: posto unico 10 euro
per informazioni e prenotazioni:
Augusto Tolari – cell. 3281719747 – e-mail: [email protected]