Alle 20 sarà una delle due Tombe dei Giganti dell’area a fare da quinta e palcoscenico per CIRCE, spettacolo di e con Isabella Carloni, attrice di spessore e amica di lunga data del Crogiuolo. “Circe” racconta l’altra faccia del mito della maga seducente che Ulisse incontra nel suo lungo viaggio di ritorno verso Itaca, e offre, attraverso un originale percorso teatrale tra il serio e l’ironico, un punto di vista imprevisto sul più maleodorante degli animali, il maiale.
Dramma e commedia, mito e tradizione contadina si intrecciano nel riattraversare uno dei miti fondativi della cultura mediterranea, svelandone aspetti nascosti. Dentro un’unica trama si incrociano quindi tragico e grottesco e l’attrice marchigiana compie una lettura parallela, tutta al femminile, della figura di Circe.
Lo spettacolo, evocando Omero e Pavese, Ibsen e commedia popolare, suggerisce un’altra percezione della storia e del tempo e attraverso l’affabulazione e il gioco mimetico del teatro insinua nello spettatore il dubbio che la nostra civiltà abbia dimenticato, lungo la strada del progresso, la preziosa ricchezza della diversità e dell’”altro”.
“Il mito non è una storia inventata, un sapere falso, è una conoscenza diversa, un altro modo di
raccontare la storia”, scrive Isabella Carloni nelle sue note di regia. “L’Odissea ci racconta che Circe, la maga seducente dalla lunga capigliatura e dalla voce suadente, riceve nel suo palazzo, tra le fiere selvagge, in un’isola fuori del tempo e dello spazio, i compagni di Ulisse e li inganna con i suoi incantesimi trasformandoli in porci. Soccorso dagli Dei – continua l’attrice e regista – Ulisse, potrà salvare i suoi compagni, godere dell’amore della maga e ottenere da lei anche l’aiuto per superare altre prove pericolose nel suo lungo viaggio.
Fin qui la versione del mito da parte di Omero nell’Odissea. Ma, ad uno studio parallelo, la maga astuta e pericolosa si rivela, in realtà, l’antica dea di una religione scomparsa, legata ai cicli della natura e della rinascita e celebrata nella sacralità del maiale. E i suoi incantesimi – scrive ancora e conclude Isabella Carloni – più che le malie di una fattucchiera ricordano piuttosto quegli antichi culti della dea madre che celebravano, in tutta la natura, la potenza trasformatrice dell’amore. Emerge così, tra le pieghe del mito, un sapere nascosto e dimenticato che offre un punto di vista inaspettato sul più maleodorante degli animali e apre uno squarcio imprevisto sul senso della famosa trasformazione in maiale, alla quale Ulisse riuscì a sfuggire”.
La serata si chiude alle 21.15 con Equinozio d’autunno 2020, evento realizzato in collaborazione con il Planetario de l’Unione Sarda e curato dal suo responsabile scientifico, Manuel Floris. “L’equinozio d’autunno rappresenta da millenni un importante momento di passaggio delle stagioni”, spiega l’astrofisico, che sottolinea: “Opere costruite dal popolo nuragico sono state orientate per dar modo di individuare questo momento dell’anno”. E, approfittando della straordinarietà del luogo che ospita l’evento, nell’area archeologica del bosco di Seleni Floris narrerà del rapporto fra l’uomo antico e l’Universo, mostrerà le stelle e le costellazioni “disegnandole” nel cielo grazie all’ausilio di un raggio laser verde e raccontando i miti a esse legati. Infine, con l’utilizzo di due potenti telescopi si potranno osservare i pianeti Giove, Saturno e il “pianeta rosso”, Marte.
Per ulteriori informazioni: https://nurarcheofestival.wordpress.com/
Il crogiuolo, spazio Fucina Teatro, Centro culturale La Vetreria – Cagliari Pirri
Per informazioni e prenotazioni: tel. 070 0990064 – 334 8821892
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