è inutile, quanto irrispettoso della verità, sostenere che la scuola non sia in difficoltà; indipendentemente dai banchi con le rotelle, ancora in molti casi non consegnati e sulla cui utilità ci sarebbe da discutere, dalle soluzioni igienizzanti e dalle mascherine più o meno messe a disposizioni dalle famiglie, a seconda delle disponibilità delle singole scuole, sarebbero altri i fattori cruciali su cui si potrebbe / dovrebbe operare per garantire reali condizioni di sicurezza.
Basti pensare alle classi pollaio, che continuano a sussistere, alle quali si cerca occasionalmente di rimediare, proponendo la Dad, ma che continuano a costituire uno strascico pesante della Riforma Gelmini, su cui non si è intervenuti neanche in seguito.
Per non parlare del distanziamento sociale; anche laddove il famoso metro tra le rime buccali venga garantito, rimangono tutti i problemi connessi alla esuberanza e superficialità dei giovani, poco inclini alla disciplina e alle nuove regole, soprattutto negli istituti “meno blasonati”.
Inoltre qualora si riuscisse ad evitare l’assembramento fuori dalle scuole, mediante la creazione di più ingressi o scaglionamenti nell’orario, i ragazzi delle scuole superiori continuano a viaggiare su mezzi di trasporto affollati.
Il problema contagio non è presente solo a scuola, ma purtroppo la concentrazione di molte persone nello stesso luogo può diventare centro di propagazione.
Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, intervenendo a SkyTg24, ha sostenuto che la crescita della curva dei contagi è collegato “alla riapertura delle scuole, bisogna agire lì.
Il problema è che il sistema messo a punto per proteggere gli studenti e la società scricchiola – ha detto Crisanti – La scuola favorisce la socializzazione dei ragazzi: nel momento in cui escono, tutte le misure pensate per l’interno non valgono a nulla”.
Circa lo scambio di materiale didattico, che per molto tempo era stato vietato in quanto considerato pericoloso, ora apprendiamo dal CTS che sarebbe ammesso, nonostante il World Health Organitation continui a sostenere che “Si può contrarre l’infezione respirando il virus se ci si trova nelle immediate vicinanze di una persona affetta da COVID-19, oppure toccando una superficie contaminata e poi toccandosi gli occhi, il naso o la bocca.”
L’igienizzazione delle mani rimane un presidio determinante, ma tra bambini piccoli e adolescenti distratti, può non essere osservata come sarebbe necessario. Intanto sono 154 scuole chiuse e oltre 1.150 con contagi (sky tg24).
Chiediamo che all’interno del CTS vengano inseriti alcuni rappresentanti della classe docente, in quanto perfettamente consapevoli delle problematiche esistenti nei vari contesti e dei limiti strutturali di tanti istituti scolastici.
Con 835mila unità il corpo insegnante è una comunità vastissima; se aggiungiamo gli 8 milioni di studenti, ci rendiamo conto che la partita contro il Covid si gioca proprio a scuola.
Attualmente si percepisce tanta delusione per la scarsa considerazione riservata a una categoria che sia per numero che per ruolo dovrebbe avere maggiori garanzie, rappresentanza e tutele.