Intriganti omaggi d’artista tra allegorie dantesche, indagini sulle “connessioni” tra mente e corpo, “incursioni” urbane e riflessioni sul presente nel cartellone del FIND 38 / XXXVIII Festival Internazionale Nuova Danza organizzato da Maya Inc con lo slogan “All we can do is dance” (tutto quello che possiamo fare è ballare) – che si affida alle geometrie di corpi in movimento per una moderna “catarsi” (senza sminuire la drammaticità del tempo in cui viviamo) a fronte delle inquietudini del mondo contemporaneo.
La seconda settimana del FIND 38 si apre DOMANI (mercoledì 7 ottobre) dalle 17.30 alle 20 con le performances “in vetrina” nei negozi del centro storico di Cagliari per “Showindows” 2020, il progetto dell’ASMED – con le coreografie di Lucas Delfino e Valeria Russo, anche protagonisti insieme con Chiara Mameli e Luca Massidda (in replica sabato 10 ottobre sempre dalle 17.30 alle 20 e ancora il 14-17-21-24 ottobre) – per portare la danza in luoghi insoliti.
Dopo le quattro intense serate al Teatro Massimo di Cagliari, tra la “danza urbana” di “Nothing to Declare” di Yoris Petrillo, nell’interpretazione di Caroline Loiseau e dell’energico “Space” firmato Frantics Dance Company con Marco Di Nardo, Carlos Aller e Juan Tirado, creazioni d’autore – da “Les Miserables” di Carlo Massari per C&C Company, a “The Rite” di Luciano Padovani (Naturalis Labor) e “Graces” di Silvia Gribaudi (Zebra Cultural Zoo), “Voglio la luna” di Francesca La Cava (Gruppo e-Motion), e ancora “Over/Under” di Matteo Bittante (DanceHauspiù), “Timeline” di Ella Rothschild, “Zatò e Ychi” di e con Valeria Russo e Lucas Delfino, “Idillio” di Lorenzo Morandini -, il trittico della Serata Explò e la prima nazionale di “En attendant James B.” della compagnia corsa Art Mouv’, la kermesse si trasferisce a partire dall’8 ottobre nella cornice suggestiva del Giardino Sotto le Mura, impreziosito dalle sculture di Pinuccio Sciola.
Visioni di un mondo alla deriva, alla ricerca di nuovi valori e significati – giovedì 8 ottobre alle 20.30 – con “Who is Joseph?” del danzatore e coreografo Davide Valrosso (co-produzione Festival Oriente Occidente, Festival Kilowatt, Anghiari Dance Hub): un intenso assolo su «un corpo senza volto, attento e fragile, debole e consapevole, forte e incerto», capace di evocare attraverso una partitura gestuale le «immagini visive» di eventi reali. «Joseph nasce dall’urgente desiderio di interrogarsi, ponendo domande che diventano gesti, a volte simbolici, a volte liberamente intagliati nell’armonia di una danza, cercando di dar voce a quel vivido silenzio che fa da sottofondo alla nostra contemporaneità» – scrive Francesca Gennuso. «In un percorso dal conflitto alla resilienza, il gesto, alla stregua dell’eco che si diffonde in seguito a un forte urlo, si propaga nello spazio per porre mille e mille domande».
Una ricerca interiore che si traduce in una sequenza di azioni, per trovare una chiave di interpretazione della complessità e delle contraddizioni della società contemporanea, superando pregiudizi e barriere per riscrivere una geografia senza confini, nello spirito dell’accoglienza, come antidoto contro il “naufragio” di corpi e anime e il declino della civiltà.
Focus sull’arte e sulla figura di Maurice Béjart – venerdì 9 ottobre alle 20.30 – con l’originale “Un instant dans la maison d’autrui” – la “conferenza danzata” di Claudio Bernardo (As Palavras) nata come ideale prosecuzione dell’assolo “Só20”: una pièce autobiografica in cui il danzatore e coreografo rievoca il folgorante incontro con uno dei maestri del Novecento.
Nato a Fortaleza, in Brasile, l’artista ha iniziato la sua carriera come danzatore tra San Paolo e Rio de Janeiro e nel 1986 è entrato a Mudra, la scuola fondata da Maurice Béjart a Bruxelles, dove ha creato la sua prima coreografia: “Vita Nostra”. Su invito dello stesso Béjart, si è trasferito in Europa per proseguire gli studi e perfezionarsi – e qui ha danzato ne “La chute d’Icare” con Plan K di Frédéric Flamand.
“Un instant dans la maison d’autrui” racconta il percorso di Claudio Bernardo tra il Brasile, Bruxelles e poi Losanna: la storia di un giovane danzatore che sceglie di seguire il grande coreografo, varcando l’oceano per trasferirsi in Europa, dalla scoperta di “Un instant dans la vie d’autrui”– il celebre libro di memorie di Maurice Béjart, alla lettera inviata a quello che sarebbe diventato il suo maestro, fino all’ingresso alla Mudra e poi il primo concorso per giovani coreografi e l’inizio di un’intensa carriera di autore oltre che interprete nel mondo della danza.
Un ideale viaggio tra i ricordi di una vita d’artista, quasi a tracciare una “mappa” poetica e giocosa della leggendaria Maison Béjart sulle note di Nat King Cole, Gustav Mahler, Milton Nascimento e Maurice Ravel, tra «parole, gesti e rispettosi silenzi colmi di gratitudine» verso uno dei simboli del balletto ventesimo secolo, l’indimenticabile e geniale Maurice Béjart.
Il protagonista – Claudio Bernardo è nato a Fortaleza, Brasile. All’età di 15 anni, ha iniziato a studiare danza a Sao Paulo e poi a Rio de Janeiro. Nel 1986 è entrato alla scuola Mudra, diretta da Maurice Béjart.Nel 1995, Claudio Bernardo ha fondato la sua compagnia: As Palavras. Dal 1995 al 2017, ha creato più di 50 pezzi e vinto svariati premi di prestigio come il Premio della critica per L’Assaut des cieux o i riconoscimenti alla carriera della Divine Académie Française des Arts, Lettres et Culture e della Biennale Internazionale di Danza di Ceará, Brasile.
Alcune delle ultime creazioni sono: L’Assaut des Cieux (2009), No Coração da Tempestade (2011), Só20 (2012), Usdum (2014), Giovanni’s Club (2016) e Apoxyomenos (2017).
Un’indagine sulle molteplici e a tratti crudeli sfaccettature del complesso rapporto tra Uomo e Natura con “Home Sweet Home” e un «canto all’amore perduto» con “Simple Love” – sabato 10 ottobre alle 20.30: due coreografie di Roberta Ferrara per Equilibrio Dinamico (Puglia) danzate rispettivamente da Serena Angelini e Tonia Laterza e da Nicola De Pascale, protagonista dell’intrigante versione in “solo” della pièce che esalta la presenza/assenza del femminile nella trama dei ricordi.
«“Home Sweet Home” è un racconto per suggestioni della lotta spietata tra Uomo e Natura, allegorie qui incarnate da una figura in rosso e da una danzatrice dal corpo femminile dotata di un’energia mascolina» – sottolinea l’autrice. «Entrambi i corpi, Natura e Uomo, interagiscono con luce, suoni e verbo, in una danza a tratti quasi marziale e spigolosa. Lo spazio diventa vuoto e i corpi si fanno duri, flessibili e fluidi. È il giorno della resa : “Se io vacillo, voi vacillate”, sostiene la Natura. Vogliamo che la Natura guardi negli occhi lo spettatore in un potente effetto di coinvolgimento drammatico.
In questa confusione calcolata di sguardi che si toccano e si incrociano, il ritratto dell’uomo è quello dello spettatore stesso».
“Simple Love” (spettacolo vincitore al Festival InDivenire 2018) rappresenta un inno all’amore – nel segno della nostalgia e del rimpianto, del dolore e della perdita ma anche dell’esaltazione di un sentimento capace di trasfigurare un’intera esistenza. «Un racconto fragile e di grande intento celebrativo, per “un canto all’amore perduto”» – spiega Roberta Ferrara. «La gestualità, utilizzata in modo sacro e decifrato a mò di rito, prenderà il posto del verbo per raccontarsi attraverso il corpo» in un movimento impetuoso e armonico, calibrato sulla mancanza e sul desiderio.
«È un quadro nudo di sentimenti ed emozioni; un vortice, una sfida di equilibri e compromessi da trovare, visivamente con il corpo, concettualmente con il cuore e con la mente» – svela la coreografa. «L’onestà fa da sfondo ad un lavoro che innesca momenti di silenzi, tensioni, sguardi e ricordi. Sarà necessario trovare una pace interiore, un momento dove spazio-tempo si fermano e donano un amore semplice privo di archetipi e capace di riconoscere nella fragilità umana la dolcezza della nostalgia».
Infine chiuderà la seconda settimana del FIND 38 un duplice appuntamento domenica 11 ottobre a partire dalle 19 con l’immaginifico “Solo Dante#Inferno” – una coreografia di Monica Casadei per Artemis Danza e “Kurup” di Nicolas Grimaldi Capitello, anche protagonista con Valeria Nappi in un intrigante duetto sul «concetto di azione/ reazione».
«”Solo Dante#Inferno” traghetta il pubblico alla visione di pulsioni primordiali, che si incarnano creando un’opera allegorica dove la danza si articola tra sacro e profano.
L’animo umano viene esplorato a partire dalla straordinaria testimonianza della Commedia dantesca dove il bestiale si contrappone al divino aprendo infiniti spazi di immaginazione e creazione» – si legge nella presentazione. «Le musiche del Requiem verdiano accompagnano una riflessione sull’anima dopo la morte: qui affiora il senso di umiltà dell’uomo che piano, sottovoce, si appella al Dio supremo, chiedendo pietà per i suoi peccati».
La coreografia di Monica Casadei – interpretata da Mattia Molini, Alessia Stadiotti e Samuele Arisci -si sviluppa attraverso tre assoli che corrispondono a tre «tre cerchi infernali, tre castighi per l’eterna dannazione» evocati da potenti suggestioni visive: «con una danza chimerica e fragorosa, accompagnata dalla letture di alcune terzine della cantica in una scena dove il buio e la luce, il linguaggio contemporaneo e quello antico, dialogano senza sosta, la pièce si articola come specchio dell’umano di fronte alla sua ferinità e al suo rapporto con la morte, in un processo catartico per poter infine uscire a riveder le stelle».
“Kurup” di e con Nicolas Grimaldi Capitello, in scena con Valeria Nappi (spettacolo vincitore di Danza Urbana XL – a cura della rete Anticorpi) è una performance di danza urbana – pensata per misurarsi con spazi di volta in volta differenti, dove le architetture e il paesaggio diventano parte del racconto: «in uno spazio indefinito e in un tempo indeterminato, i performers agiscono e reagiscono animati da sentimenti reali e da stimoli esterni. Se c’è reazione c’è vita.
I due danzatori, l’uno di fronte all’altro, trasformano mente e corpo, dando vita ad una relazione che nasce da una profonda connessione» – spiega l’autore. Il duetto comprende una prima parte di pura improvvisazione, dove «il tempo è scandito soltanto dalle sensazioni della coppia che instaura una relazione fatta di gestualità quotidiane che si trasformano, il tutto accompagnato dai suoni e dai rumori naturali del luogo».
Mentre nella seconda parte – «attraverso le dinamiche naturali del corpo si innesca una composizione fisica su partitura musicale che crea un disegno spaziale dinamico» in una dimensione duale in cui si annullano i contrasti e regna l’armonia.
Il FIND 38 prosegue – dal 16 al 18 ottobre – al Giardino Sotto le Mura di Cagliari: una riflessione su come “Immaginare la danza” venerdì 16 ottobre alle 20.30 con la conferenza di Caterina Di Rienzo, a seguire “Zatò e Ychi” dell’ASMED con le coreografie create e “danzate” da Valeria Russo e Lucas Delfino al ritmo delle percussioni di Marco Caredda e Cinzia Curridori per la regia di Senio Giovanni Barbaro Dattena e il FINDER con i Giovani Autori dell’Accademia Nazionale di Danza Francesca Rapicano, Maria Cardone e Zulimire Sawuti; sabato 17 ottobre alle 20.30 spazio a “The Halley Solo” di Fabrizio Favale, nell’interpretazione di Vincenzo Cappuccio e infine domenica 18 ottobre alle 19 “Lughente e Sùtile Lughe” di LucidoSottile – una creazione “a quattro mani” di Tiziana Troja e Valentina Puddu (che ne è anche l’interprete) su «una donna che possiede il dono sovrannaturale di modificare la sorte delle persone, strappandole dalle braccia della morte e concedendo loro una nuova opportunità di vita».
Infine dal 28 al 30 ottobre alle 21 al Teatro Civico di Sinnai il debutto di “Four” – nuova produzione dell’ASMED/ Balletto di Sardegna con le coreografie di Olimpia Fortuni, Matteo Marchesi, Manolo Perazzi e Sara Pischedda