Coldiretti lo denuncia da tempo: le pratiche sleali lungo la filiera strozzano i produttori, spesso con metodi subdoli, come le doppie aste, vere e proprie gare al massacro che costringono le aziende, pur di stare sul mercato, a vendere i prodotti sottocosto.
Secondo una indagine Coldiretti, per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale.
Pratiche commerciali sleali sulle quali oggi in Italia può intervenire solo l’Antitrus con sanzioni irrisorie tra l’altro, in attesa che il governo recepisca la direttiva approvata dal Parlamento Europeo nell’aprile 2019 (oggi ci dovrebbe essere il voto in Senato) per mettere al bando le pratiche commerciali sleali lungo la catena agroalimentare.
“Le aziende agricole non hanno potere contrattuale rispetto ai colossi della grande distribuzione e devono sottostare ai prezzi spesso sotto quelli di produzione con pratiche che come le ha definite il ministro alle Politiche Agricole Bellanova sono caporalato in giacca e cravatta – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Per questo auspichiamo che il Governo recepisca nel più breve tempo possibile la direttiva europea per porre fine a questo sistema distorto”.
Anche l’agricoltura sarda soffre oltremodo queste pratiche scorrette in particolare nella vendita del Pecorino romano (ma non solo), prodotto principe del settore lattiero caseario sardo. Pratiche sleali, che come in tutti i settori, vengono fatte ricadere sull’anello più debole della filiera, il pastore, costretto a conferire il latte sotto i costi di produzione (ricordiamo i 60 centesimi al litro pagati dai caseifici solo due anni fa con costo di produzione – dati Ismea – a 70 centesimi al litro).
“Oltre a recepire le direttive europee – auspica Battista Cualbu – è necessario che tutti gli attori della filiera, dal campo alla tavola, compresi quindi anche la grande distribuzione e i consumatori, ci sediamo ad un tavolo per fare sistema ponendo fine alle speculazioni che stanno da una parte annientando il mondo produttivo e dall’altra limitando la platea dei consumatori che possono acquistare prodotti genuini e di qualità.
Su questo un ruolo importante lo devono avere le istituzioni, dal ministro al presidente della Regione e assessori regionali all’Agricoltura, che devono garantire filiere eque, in cui si paga il giusto prezzo alle aziende agricole e l’accessibilità di cibo buono e di qualità a tutti i cittadini”.
“Il modello tracciato, trasparente ed equo lo abbiamo e sta a dimostrare che gli accordi di filiera sono possibili – ricorda il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -.
Da tre anni è stato sottoscritto ed è attivo l’accordo di filiera che come Coldiretti Sardegna abbiamo sottoscritto con il caseificio piemontese Biraghi per il pecorino etico solidale che, come scritto in etichetta e come può testimoniare la cooperativa di Dorgali, paga il giusto prezzo ai pastori.
Esempi virtuosi che rispettano il lavoro di tutti gli attori della filiera e garantiscono al consumatore finale un prodotto di qualità di cui è tracciata l’origine”