“Fratelli tutti”. «Riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie.
Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità».Lo scrive Papa Francesco al punto 180 dell’Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti”, firmata sabato 3 ottobre e resa pubblica domenica 4 ottobre, festa di San Francesco di Assisi.
Si tratta di un documento epocale, un’Enciclica che analizza in maniera profonda e dettagliata le cause della crisi che sta attraversando il pianeta e propone di cogliere l’occasione per costruire un mondo nuovo, i cui fondamenti e progetti rispondano al principio dell’amore fraterno.
Fin dall’inizio del suo pontificato Bergoglio ha rivelato il sogno di costruire una società più giusta, più vera, più bella. Un mondo capace di superare i conflitti e realizzare la pace senza le minacce atomiche, convertendo l’industria delle armi in innovazione tecnologica al servizio dello sviluppo civile.
Nell’Enciclica “Fratelli tutti” Papa Francesco affronta tutte le tematiche che sono causa di conflitti sociali: l’immigrazione, la mancanza di lavoro, la disponibilità alimentare, l’utilitarismo economico, la speculazione finanziaria, le nuove e vecchie schiavitù, le ideologie xenofobe e razziste, la cultura dello scarto, il predominio dei più forti che opprimono i più deboli, lo sfruttamento delle risorse naturali, la cancellazione di specie e culture, l’imposizione di nuove e vecchie forme di colonialismo, la riduzione dei servizi sanitari, la violazione del diritto internazionale e nazionale…
Per dare una soluzione solida e duratura a questi problemi, il Papa rivolge un pressante invito a modificare radicalmente i fondamenti del sistema economico e sociale. Gli obiettivi da perseguire sono chiari: l’apertura a tutte le culture e religioni; l’accoglienza verso tutti, soprattutto i più bisognosi; condividere le ricchezze del pianeta favorendo il lavoro e lo sviluppo integrale; superare le ingiustizie e i conflitti attraverso la pratica diffusa del dialogo, dell’inclusione e della cultura del dono; la “rivoluzione della tenerezza”; la collaborazione tra le religioni; la realizzazione concreta della fratellanza umana per costruire una civiltà dell’amore…
Secondo Bergoglio, anche se a molti questa può sembrare «un’utopia ingenua», non abbiamo alternative e «non possiamo rinunciare a questo altissimo obiettivo». L’Enciclica è rivolta a tutti: credenti e non, atei e religiosi, ricchi e poveri, santi e peccatori. Nelle prime righe il Papa spiega d’essersi ispirato a Francesco d’Assisi, il Santo dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia, per proporre al mondo «una forma di vita dal sapore di Vangelo».
Bergoglio ha rivelato che, per scrivere l’Enciclica “Fratelli tutti”, si è sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale si è incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro».
Il “Documento sulla Fratellanza umana per la pace e la convivenza comune”, sottoscritto ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, è ampiamente citato e riportato nella parte finale dell’Enciclica, quando Papa Francesco invita tutte le religioni – ed in particolari le confessioni cristiane – ad essere artigiani di pace «unendo e non dividendo, estinguendo l’odio e non conservandolo, aprendo le vie di dialogo e non innalzando nuovi muri».
Per avere un’idea di quanto l’Enciclica “Fratelli tutti” sia inclusiva e universale, basta leggere queste parole di Papa Francesco: «In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri.
Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld. Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano.
In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: “Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo Paese”. Voleva essere, in definitiva, “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi».
(Antonio Gaspari, direttore www.orbisphera.org)