Al Teatro Massimo di Cagliari gli appuntamenti dei festival Spaziomusica e Signal Reload, le due maggiori realtà dedicate alla musica contemporanea in Sardegna, che in questa particolare annata caratterizzata dalla pandemia intrecciano e alternano i rispettivi cartelloni riconoscendosi nel titolo “Oltre il senso”, orientando il loro impegno nella ricerca e presentazione di recenti e innovative produzioni.
Domani (martedì 6 ottobre) si continua alle 20.30 in sala M3 con il concerto “Sotto voce”, di e con il compositore di musica acusmatica e docente di tecnologie musicali Paolo Pastorino. Si tratta di una composizione-improvvisazione costruita su una sottile linea vocale, una lettura sussurrata che a tratti emerge e a tratti si immerge nell’ambientazione sonora. Pastorino è attualmente impegnato nella ricerca musicale ed espressivo riguarda in particolare alla musica concreta e la sound art.
La serata propone successivamente il concerto “SAGAS” dei musicisti e compositori Francesco Medas e Alberto Saguto. Il progetto nasce con l’idea di produrre un ambiente sonoro improvvisativo e differenziato, tentando di cogliere e coniugare le possibili sensazioni derivanti dalla contrapposizione e dalla commistione tra soundscapes, strumenti acustici ed elementi elettroacustici. La performance è costruita sulle immagini di grandi città durante la pandemia.
Mercoledì 7 ottobre appuntamento alle 20.30 con lo studioso, autore e artista elettronico Roberto Musanti, in scena nella sala M3 con il concerto Paganmuzak – “Incerta imago”. Seguirà la performance del compositore e musicista elettronico Roberto Follesa.
I festival Spaziomusica e Signal Reload sono realizzati in collaborazione con Spazio B, con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport), e si inseriscono nelle attività più ampie di 10 nodi, la rete dei festival d’autunno a Cagliari, nata sei anni fa per lasciare tracce, edificare luoghi, per costruire l’occasione di un confronto sui nuovi linguaggi artistici, come spazio comune di ospitalità della scena internazionale, co-produzioni originali, contesto crocevia di sperimentazione.
L’ingresso a tutti gli appuntamenti della manifestazione è gratuito.
I FESTIVAL: Spaziomusica: L’attività di Spaziomusica, festival attivo nella scena sarda da quattro decenni, intende continuare la sua esplorazione nel campo del sonoro contemporaneo. Esplorazione che a partire dal segno della musica scritta e dal suono di quella improvvisata si allarga fino al risonante ad include il paesaggio sonoro di oggi generando una visione fantastica del nostro abitare il mondo. Questa visione si mostra nelle nuove produzioni musicali, nei laboratori e nelle attività didattiche e viene tematizzata nei suoi convegni e seminari. Non mancano i riferimenti alle particolarità sonore della Sardegna legate sia alla lingua che al paesaggio naturale esplorate in progetti specifici. L’attività dell’anno 2020 prevede la realizzazione di produzioni originali che si propongono di esplorare il campo della musica d’avanguardia e le sue innumerevoli escursioni. Escursioni multimediali, ma anche escursioni che più profondamente sconfinano e interagiscano con altri linguaggi espressivi, come il movimento corporeo e la gestualità, la perizia solista, il mondo delle immagini.
TiConZero è un centro di produzione e ricerca artistica multidisciplinare. Nasce nel 1995 come Associazione culturale. Si occupa di musica d’avanguardia, elettronica e sperimentale. Ha scelto da subito l’ambito della ricerca musicale ed è diventato nel tempo un luogo in cui si favoriscono gli scambi artistici, un laboratorio dove si progettano nuove produzioni e attività didattiche, puntando sulla trasversalità dei linguaggi. Attraverso una fitta trama di interazioni con il teatro, la danza, le arti visive, TiConZero intercetta e rielabora gli sfaccettati segnali dell’espressione artistica che gravitano intorno alla musica. I progetti che propone sono dedicati a quel pubblico che avverte la necessità del rinnovo dei linguaggi, che desidera espressioni di segno innovatore, che ambisce a percorsi mentali originali e prospettive alternative a quelle preconfezionate dalle logiche del consumo culturale. L’abbinamento di musica e videoarte, ormai consueto nel lavoro di TiConZero, si è rivelato particolarmente felice e apportatore di consensi. Tale scelta è in buona parte ispirata alle commistioni, piuttosto frequenti nella contemporaneità, tra i vari linguaggi artistici, soprattutto riguardo alle produzioni d’avanguardia.
Gli artisti coinvolti rappresentano le leve emergenti di una ricerca al confine tra la dimensione sonora e quella visiva, apprezzata in contesti istituzionali e non, sia in Italia che all’estero. Nelle produzioni TiConZero, le tecniche di composizione ed esecuzione privilegiate conducono alla realizzazione di musiche originali, eseguite dal vivo con strumenti di varia natura: elettronici, digitali, musicali tradizionali, elettroacustici, oggetti sonori. Forte attenzione è data all’uso delle nuove tecnologie applicate alla musica. TiConZero esplora, dunque, la dimensione sonora attraverso le ricerche contemporanee che intrecciano i linguaggi e le pratiche, in una continua messa in discussione dei presupposti compositivi, che è poi il punto di partenza di ogni pensiero artistico votato alla sperimentazione e pienamente aperto al cambiamento.
Dal 2018 l’Associazione ha cambiato direzione artistica con Daniele Ledda. Il nuovo obiettivo della Associazione TiConZero è centrato sulle risorse artistiche e creative del territorio, non con un richiamo episodico, ma come manifestazione di un laboratorio permanente. La creazione di una rete i cui nodi sono sempre attivi nella produzione e sperimentazione. La rete in questo senso, per usare un parallelo informatico, è una rete locale. Un nodo importante in questa rete è rappresentato dalla comunità legata al dipartimento di musica elettronica del conservatorio di Cagliari e dal progetto Snake di composizione istantanea.
IL LUOGO – Il Teatro Massimo vide la luce nel 1947 per iniziativa di una famiglia cagliaritana, i Merello, proprietari dell’omonimo mulino, tre anni dopo che il Teatro Civico di Castello fu raso al suolo dai bombardamenti alleati. L’intenzione dei Merello era di realizzare un cineteatro: ecco perché il progetto – che fu affidato a due architetti cagliaritani, Oddone Devoto e Emilio Stefano Garau – vide coinvolto anche l’impresario teatrale Ivo Mazzei. Insieme alla struttura principale nacque anche un teatro all’aperto poi chiamato Cinegiardino, con 2500 posti, immerso nel verde.
Dagli anni Cinquanta in poi arrivarono i grandi della lirica, da Maria Callas a Beniamino Gigli e Tito Schipa, grandi nomi del teatro come Vittorio Gassman ed Eduardo De Filippo, Giorgio Streheler a Tino Buazzelli, fino alle stagioni curate dal Teatro di Sardegna (dal 1979 al 1982) e non mancarono le prime in Sardegna dei kolossal: Ben Hur e i Dieci Comandamenti. Il Teatro Massimo ebbe il suo momento di ribalta nazionale il 6 gennaio del 1960 quando ospitò la serata finale della seconda edizione di Canzonissima, la kermesse canora abbinata alla lotteria di Capodanno. Fu la prima ripresa televisiva in diretta dalla Sardegna. Il 23 marzo del 1970 il teatro salì ancora alla ribalta televisiva ospitando lo spettacolo musicale della Rai Appuntamento a Cagliari, presentato da Mariolina Cannuli e Nuccio Costa con la partecipazione di Dalida, Dori Grezzi, Fausto Leali e i New Trolls: in platea la squadra del Cagliari, con Gigi Riva, pochi mesi prima dello scudetto. Negli anni Settanta fecero il loro ingresso nelle sale di viale Trento anche le prime edizioni del Festival Jazz. Ma furono anni in cui la voglia dei Merello di demolire il teatro e sostituirlo con un’altra costruzione coincise con la crisi che colpì il settore cinematografico.
Solo dopo una lunga trattativa con l’amministrazione comunale si arrivò a uno scambio di aree che avrebbe consentito al teatro, simbolo della rinascita culturale della città, di continuare ad esistere. Venne chiuso per qualche anno e riaperto nel 1981. Nel gennaio del 1982, dopo un incendio, il teatro venne chiuso dalla Commissione di Vigilanza per problemi all’impianto elettrico. L’11 febbraio 2009 il Teatro Massimo è stato restituito alla città, dopo 27 anni di chiusura. Il teatro presenta il prospetto principale su via Trento, un prospetto secondario sulla via De Magistris angolo via Trento, mentre il prospetto posteriore si affaccia su un cortile interno.
L’ingresso principale per gli spettatori è su via De Magistris. Durante i lavori di restauro sono state rinvenute nove cisterne di epoca romana, rivestite di coccio pesto e un pozzo di sfiato a imboccatura quadrata, utilizzato per la manutenzione dell’acquedotto romano. Il teatro oggi ospita due sale: una da 594 posti a sedere nella platea a gradini, 134 in galleria e 24 nelle 8 logge laterali, un’altra, più raccolta, da 198 posti. E’ presente una torre scenica a servizio di un palcoscenico di circa 270 mq. Un affascinante gioco di luci dà il benvenuto agli spettatori: i progettisti, infatti, traendo ispirazione dall’originario sistema che permetteva l’apertura del tetto del Massimo nelle notti d’estate, hanno riprodotto le costellazioni sul soffitto del nuovo teatro (fonte: www.sardegnateatro.it).
MISURE DI CONTENIMENTO – Nell’attuazione delle misure sanitarie per contrastare l’emergenza coronavirus, l’ingresso agli eventi del festival sarà consentito a una persona per volta, con l’obbligo di indossare la mascherina fino al raggiungimento del posto (quando sarà possibile toglierla) e il medesimo comportamento andrà adottato ogni qualvolta si abbandonerà il proprio posto a sedere. Sarà cura dell’organizzazione mettere a disposizione del pubblico il gel per sanificare le mani. Verrà assicurato il corretto distanziamento di un metro tra gli spettatori (sia frontalmente che lateralmente), a eccezione dei componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o per le persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale. Sarà privilegiato, dove necessario, l’ingresso previa prenotazione (l’elenco delle presenze verrà conservato per un periodo di quattordici giorni); accesso vietato, invece, alle persone con una temperatura corporea superiore ai 37 gradi e mezzo.