Commercianti di Borgo Vecchio: la mafia influiva “pesantemente” anche nell’organizzazione della festa in onore della patrona Madre Sant’Anna.
LE MANI DI COSA NOSTRA SU FESTA PATRONA BORGO VECCHIO
La mafia di Borgo vecchio, antico quartiere di Palermo finito al centro dell’operazione ‘Resilienza’ portata a termine dai carabinieri del Comando provinciale, aveva un controllo così capillare del territorio da influire “pesantemente” anche nell’organizzazione della festa in onore della patrona Madre Sant’Anna. È quanto emerge dall’inchiesta che ha portato a venti fermi eseguiti su disposizione della Dda. Diverse le accuse: dall’associazione per delinquere di tipo mafioso a quella finalizzata al traffico di droga, ai furti e alla ricettazione, passando per il tentato omicidio aggravato. Gli indagati, inoltre, dovranno rispondere di danneggiamento seguito da incendio, estorsioni aggravate (consumate e tentate), danneggiamento e furto aggravato.Le celebrazioni in onore della patrona del quartiere, che si tengono ogni anno dal 21 al 28 luglio, “venivano organizzate – è la tesi degli investigatori – da un comitato che, di fatto, era controllato da Cosa nostra”. Serate canore animate da cantanti neomelodici scelti e ingaggiati dai mafiosi e finanziate attraverso le cosiddette ‘riffe’ settimanali con cui venivano richieste somme di denaro ai commercianti del quartiere. Il denaro veniva poi usato anche per rimpinguare le casse della famiglia mafiosa destinandole al sostentamento delle famiglie dei carcerati e alla gestione dei traffici illeciti.
I vertici della famiglia mafiosa di Borgo vecchio decidevano quali cantanti ingaggiare, provvedevano al pagamento degli ingaggi e autorizzavano commercianti e ambulanti a vendere i loro prodotti durante la festa, disciplinando anche la loro collocazione lungo le strade del quartiere.
A BORGO VECCHIO CLAN ARBITRI ANCHE IN VICENDE CUORE
Nell’antico quartiere palermitano di Borgo Vecchio Cosa nostra è alla “continua ricerca del consenso verso un’ampia fascia della popolazione” e i mafiosi “continuano a rivendicare, con resilienza, una specifica ‘funzione sociale’. Tutto questo imponendo le proprie decisioni per la risoluzione dei problemi più disparati: dai litigi familiari per motivi sentimentali alle occupazioni abusive di case popolari o agli sfratti per i mancati pagamenti degli affitti al proprietario di casa. È quanto emerge dall’operazione ‘Resilienza’ portata a termine dai carabinieri del Comando provinciale con il coordinamento della dda del capoluogo siciliano.
PALERMO, CENA CON SOLDI FALSI DIETRO A TENTATO OMICIDIO DEL 2018
L’operazione antimafia ‘Resilienza’ ha fatto luce anche su un tentato omicidio risalente al 12 dicembre del 2018. La vittima, Giovanni Zimmardi, considerato anche lui “appartenente” alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, fu colpita con un’arma da taglio nella sua auto che poi è stata incendiata: gli autori sarebbero stati Marcello D’India e Giovanni Bronzino. Alla base del tentato omicidio ci sarebbe stata l’accusa da parte di Zimmardi ai due di avere pagato una cena in una trattoria del quartiere con soldi falsi. L’accusa avrebbe scatenato l’ira di D’India e Bronzino. La vicenda fu risolta grazie all’intervento dei vertici della famiglia mafiosa.
COMANDANTE CC PALERMO: “GRAZIE AGLI IMPRENDITORI CHE SI SONO FIDATI”
“Noi carabinieri del Comando provinciale di Palermo ringraziamo gli imprenditori che si sono fidati di noi: molti sono venuti spontaneamente a denunciare i fatti, ci hanno messo la faccia e noi li abbiamo tutelati”. Queste le parole del Comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, Arturo Guarino, dopo il blitz antimafia ‘Resilienza’ che ha disarticolato la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. “È questo il messaggio che vogliamo dare alla città di Palermo: basta con il pizzo”, ancora Guarino che si rivolge poi agli imprenditori che si sono ribellati al racket: “Grazie a voi che vi siete fidati dell’Arma e grazie alle associazioni antiracket che hanno collaborato con noi. Siamo al fianco di chi denuncia”.
Salvo Cataldo
Fonte: Agenzia Dire – www.dire.it