La strategia del Brotzu, l’ospedale più grande della Sardegna, nella gestione della pandemia da Sars Cov 2 è ed è stata praticamente inesistente.
A parte la realizzazione di qualche accesso controllato con qualche termocamera, qualche controllo di temperatura manuale in pieno stile Decathlon e quattro strisce colorate sui pavimenti per identificare i percorsi, in otto mesi ben poco si è fatto per prepararsi al peggio. Nessun nuovo posto letto di terapia intensiva è stato messo in piedi e le iniziative più spinte ed importanti sono consistite nel chiudere ripetutamente mensa e bar, due servizi la cui chiusura crea grandi difficoltà sia per i dipendenti dell’Azienda Sanitaria Brotzu che per i lavoratori del gestore del bar a casa ormai da mesi e per di più con la cassa integrazione in ritardo di almeno 120 giorni.
Una situazione assurda se si pensa poi che proprio bar e mensa non sono mai stati siti oggetto di assembramenti.
E mentre negli altri altri presidi ospedalieri sardi i servizi di caffetteria e ristorazione lavorano forse più di prima, al Brotzu si lascia la gente a casa a fare la fame.
Cosa stia pensando di fare la direzione aziendale per i propri dipendenti è ancora cosa poco chiara. Intanto non vi è una programmazione metodica dei tamponi da effettuare sul personale: si pensi che ad oggi, dopo 8 mesi di emergenza sanitaria, molti dipendenti hanno fatto il tampone solo due volte, praticamente niente visto l’alto livello di rischio di contagio per i personale ed il conseguente elevato rischio di diffusione del virus all’interno dei reparti.
Si chiudono bar e mensa, assolutamente esenti da assembramenti e rientranti tra le attività non necessarie (a differenza della Banca!), ma si creano occasioni di assembramenti visibili a tutti proprio nella struttura nella quale si effettuano i tamponi al personale, dove centinaia di persone, ogni giorno, si ammassano in attesa di essere chiamate.
Azienda Ospedaliera Brotzu
Assembramenti inoltre anche negli ingressi principali sia dell’Ospedale San Michele che del Businco dove i pazienti attendono raggruppati sotto il sole, quando va bene, o al freddo quando le temperature si abbassano.
Una viva protesta a nome di diversi lavoratori del Brotzu (infermieri, medici, addetti ai servizi di pulizia) che per ovvi motivi in questo momento preferiscono mantenere l’anonimato. Nel frattempo i sindacati dormono.