Il coronavirus ha portato via i sogni ai giovani?
È da mesi, ormai, che l’Italia, così come il resto del mondo, vive una situazione drammatica sotto molteplici punti di vista. L’emergenza sanitaria in corso nel Paese, infatti, ha creato e continua a creare numerosi disagi all’intera popolazione. Bambini, giovani, adulti e anziani hanno assistito, in pochi mesi, a un forzato cambio radicale del loro stile di vita e allo stravolgimento delle proprie abitudini.
Tutti ne hanno risentito e, di questo, i media (cartacei, televisivi e online) ne hanno abbondantemente dato notizia: i giovanissimi hanno incontrato parecchie difficoltà legate al passaggio alla didattica a distanza, molti lavoratori, padri e madri di famiglia, hanno visto chiudere il loro posto di lavoro o sono stati licenziati per tagli al personale e gli anziani, classificati come “categoria a maggior rischio”, si sono ritrovati segregati in casa e hanno dovuto rinunciare alla visita dei loro parenti o alla passeggiata pomeridiana al parco, per evitare di contrarre il virus.
I disagi sono stati tanti, per tutti, e sono innegabili.
C’è anche un’altra voce, però, che varrebbe la pena di ascoltare. E’ quella dei giovani, i ragazzi dai 20 ai 30 anni, studenti, lavoratori e neolaureati che, come gli altri, sono stati travolti da qualcosa di molto più grande di loro ma che, in questi mesi, non sono stati presi troppo in considerazione. Sì, perché purtroppo le attenzioni, per un motivo o per un altro, sono state concentrate altrove.
Si tratta di persone in una fascia di età “complessa”, persone che si trovano in una sorta di via di mezzo tra l’essere considerati ragazzi e l’essere considerati adulti; una fascia di età che racchiude individui di ogni genere, tutti, però, accomunati da un unico desiderio: vedere realizzati i propri sogni.
Ed è quella l’età in cui, dopo anni di studio, lavoro e sacrifici, finalmente si comincia a capire cosa si vuole fare da “grandi”, si mettono da parte i primi soldi e si cerca, con tutte le proprie forze, di lottare per realizzare quei sogni che, per anni, sono stati adagiati sul fondo di un cassetto.
Le interviste
“La mia vita è cambiata tantissimo negli ultimi mesi. A marzo mi sono laureata e, come molti altri ragazzi, non ho avuto la possibilità di vivere il momento della proclamazione in compagnia delle persone che amo ma ho solo ricevuto una mail che mi comunicava l’esito del mio esame di laurea. Oltre a questo, purtroppo, ho dovuto momentaneamente accantonare il sogno che, da anni, stavo coltivando e che il conseguimento della laurea mi avrebbe permesso di realizzare, ovvero quello di aprire una cooperativa sociale nel mio paese. Se penso al futuro, oggi, a volte fatico a vedere una via d’uscita perché ci sono giorni in cui sembra che nulla possa tornare come prima ma, in altri momenti, mi rendo conto che i miei sogni sono ancora lì che mi aspettano e io, sinceramente, non vedo l’ora di realizzarli”, lo racconta Ilenia P., 26 anni, studentessa del Corso di Laurea Magistrale in Scienze sociali e politiche sociali presso l’Università di Sassari.
Anche Nicolò N., 21 anni, originario della provincia di Agrigento e studente di Informatica presso l’Università di Pisa, ha deciso di condividere la sua esperienza: “A marzo mi trovavo a Berlino, ero partito per un viaggio di 5 giorni e ho praticamente visto il diffondersi della pandemia in Italia dai telegiornali tedeschi. Sono riuscito a rientrare in Italia ma sono rimasto bloccato a Padova, a casa di un mio amico, a causa della chiusura degli aeroporti durante tutto il periodo di lock-down. A febbraio 2021 sarei dovuto partire per l’Erasmus ma, vista la situazione, ho deciso di rimandare quest’esperienza a un periodo migliore. In situazioni come quella attuale gli interrogativi sono tanti ma, personalmente, sono ottimista e spero che questo periodo possa rappresentare, per tutti, un momento di crescita individuale, uno stop momentaneo che ci permetta di ripartire al meglio, non appena possibile”.
Come loro, molti altri ragazzi hanno visto allontanarsi la possibilità di realizzare sogni e/o progetti che, da tempo, desideravano di coronare ma, nonostante questo, non ci hanno rinunciato; hanno solamente posticipato il momento, rimandando il tutto a data da destinarsi, perché, a quell’età, abbandonare ciò che conta di più non è mai la prima opzione.
“Il coronavirus ha letteralmente stravolto i miei programmi. A causa della pandemia ho dovuto interrompere la ricerca di un locale idoneo all’apertura di un salone estetico ma non ho sicuramente abbandonato la sua progettazione nei minimi particolari, a cui tutt’ora sto lavorando”, racconta Roberta B., 24 anni, visagista e onicotecnica ogliastrina, “il mondo è cambiato, è vero, ma io, il futuro, riesco ancora a vederlo, anche se le persone nei sogni che faccio hanno la mascherina. La medicina ha fatto passi da gigante, negli anni, e voglio credere che riesca a farne uno ancora più grande. Se mai dovessi avere dei figli, spero un giorno di poter raccontare loro com’era cambiato il mondo, quando la loro mamma era giovane.”
Sono tantissimi i ragazzi che hanno dovuto mettere in stand-by i propri sogni e fare i conti con la sconfortante realtà che si presenta oggi ai loro occhi. Una realtà cupa, probabilmente, dominata dall’incertezza ma dalla quale, sostengono molti, è possibile imparare qualcosa.
Sara M., 25 anni, di Brescia, impiegata in uno studio di commercialisti, confessa: “Dentro di me spero che questa situazione finisca ma, in fondo, so che la porterò dentro per sempre. Il futuro è incerto, è vero, ma se c’è una cosa che ho imparato da tutto questo periodo è che bisogna godersi ogni giorno guardando all’oggi, più che al domani; progettare è necessario ma non bisogna perdere di vista il presente”.
Anche Daniela C., 21 anni, studentessa di Filosofia all’Università di Torino, è d’accordo: “Mi sono resa conto di quanto sia importante apprezzare quello che si ha: la libertà, la possibilità di prenotare un biglietto aereo ogni qualvolta lo si desideri o quella di poter, semplicemente, abbracciare la propria famiglia. Ho capito che non si dovrebbe mai rimandare qualcosa che si vuole fare a ‘domani’ perché, ‘domani’, potrebbe essere troppo tardi”.
Cosa ti manca di più della vita che facevi prima?
Alla domanda “Cosa ti manca di più della vita che facevi prima?”, tutti gli intervistati hanno risposto con un pizzico di malinconia, nonostante le ‘cose’ che manchino loro siano tutte azioni semplici del quotidiano che, sino a qualche mese fa, sarebbero potute apparire frivole, scontate, banali. Oggi, invece, quelle stesse ‘cose’, quelle che molti, probabilmente, davano per scontate, hanno assunto una valenza diversa.
Abbracciare, baciare, andare in un pub con gli amici, andare a trovare i nonni, praticare lo sport che si ama, viaggiare, persino seguire le lezioni in aula e lavorare in presenza.
Chi avrebbe mai pensato che sarebbero state queste cose, un giorno, a mancare?
Il periodo attuale è ricco di incertezze e il futuro, che per qualcuno cominciava a essere più nitido, adesso ha la forma di un grande punto interrogativo ma, nonostante questo, i giovani continuano a sognare.
Sono più impauriti, è vero, più sconfortati, ma sono ancora determinati a lottare per realizzare i loro sogni.
Anche se questi, al momento, prevedono mascherine, guanti e gel igienizzanti.