Riteniamo molto preoccupante quanto rilevato dal Presidente della Regione Campania, De Luca, circa eventuali escamotage ideati appositamente da alcune Regioni per evitare le zone rosse, mediante la presentazione di numeri differenti da quelli reali, relativi ai posti letto a disposizione per le terapie intensive ed alla tipologia di tamponi effettuati (video conferenza stampa: https://www.youtube.com/watch?v=i843S1uWo44&feature=youtu.be).
In merito ai dati recentemente pubblicati da parte degli esperti della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (Sitip) nel corso del Congresso digitale straordinario della Società Italiana di Pediatria (Sip), si precisa che l’analisi in questione riguarda esclusivamente lo studio dei più piccoli (per i quali la possibilità del contagio tocca la soglia dell’8%, valore che considerato il numero di alunni per scuola e il numero di scuole in Italia, nonché il fatto che nelle famiglie italiane sono presenti anche persone fragili, costituisce motivo di forte apprensione); mentre non dice nulla circa la fascia d’età 10 – 19 anni.
Dalle ricerche condotte fino ad adesso da vari enti internazionali (SARS-CoV-2, nuovo studio: i bambini sopra i 10 anni trasmettono il virus come gli adulti; link: https://ilbolive.unipd.it/it/news/sarscov2-nuovo-studio-bambini-sopra-10-anni) risulterebbe invece per gli adolescenti una capacità di trasmissione del virus simile agli adulti. In un nostro precedente comunicato, abbiamo già fatto presente le possibili conseguenze sulla salute del bambino della sindrome multisistemica MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children) causata dal SARS-CoV-2. Anche l’ipotesi che un bambino affetto da virus non possa contagiare non esime dall’adozione di misure a tutela proprio dei minori, in relazione al rischio di gravi e irreparabili danni causati dalla citata sindrome.
In funzione di quanto esposto, il CNDDU auspica una rivalutazione delle premesse esistenti ai fini della riapertura delle scuole, per evitare un’ulteriore crescita del contagio e dei decessi. La tutela della salute pubblica dovrebbe costituire una priorità per lo Stato; il nostro Paese ha investito molto in formazione digitale, promuovendo forme alternative alla lezione frontale: i docenti sono quindi preparati per affrontare nella maniera più adeguata l’emergenza in atto. È vero che per i giovanissimi l’aggregazione costituisce un motivo di crescita, ma la precipitosità con cui si spinge alla riapertura forse è esagerata, se si considera che la maggior parte della popolazione mondiale non dispone nemmeno degli elementi più basilari per la sopravvivenza e che l’adesione alle teorie più permissive favorevoli all’immediata riapertura, in caso di fallimento, determinerebbero conseguenze tragicamente irrimediabili per alunni, personale scolastico e famiglie.