mercoledì 25 novembre – ore 21
PREMIÈRE in streaming sul canale You Tube del Teatro del Segno
“Frammenti – Ni una más” del Teatro del Segno / Teatro Impossibile in streaming mercoledì 25 novembre alle 21 per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne: première sul canale You Tube del Teatro del Segno (dove resterà visibile per sette giorni) per il recital tratto da “Ferite a morte” di Serena Dandini (Rizzoli editore).
Sul palco del TsE di Is Mirrionis a Cagliari Rossella Faa, Marta Proietti Orzella, Monica Zuncheddu, Anna Brotzu, Emanuela Lai e Anna Paola Marturano prestano volto e voce alle protagoniste del libro: donne appassionate e fragili, allegre e malinconiche, diverse per età e cultura, ma accomunate dalla stessa tragica fine.
“Frammenti – Ni una más” – inserito nel calendario condiviso di “Feminas. Cagliari contro la violenza” 2020 – come sottolinea il regista Stefano Ledda, «affronta temi delicati e cruciali come la violenza di genere e il femminicidio attraverso le testimonianze delle vittime: troppo spesso i segnali di pericolo e le richieste d’aiuto vengono sottovalutati o ignorati, ci si accorge di avere “il mostro in casa” solo quando è troppo tardi.
La forza evocativa del teatro può aiutare a far passare il messaggio e risvegliare le coscienze, ma occorre l’impegno dell’intera società per fermare questa inutile strage, con l’auspicio che non debba morire “ni una más” – noi proviamo a fare la nostra parte, con un ringraziamento speciale a Serena Dandini e Maura Misiti e a Mismaonda».
L’arte contro il femminicidio: s’intitola “Frammenti – Ni una más” il recital firmato Teatro del Segno e Teatro Impossibile, tratto da “Ferite a morte” di Serena Dandini (Rizzoli editore), che debutterà in streaming in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne. Sotto i riflettori Rossella Faa, Marta Proietti Orzella, Monica Zuncheddu, Anna Brotzu, Emanuela Lai e Anna Paola Marturano – al TsE di Is Mirrionis a Cagliari (rigorosamente “a porte chiuse” e nel rispetto delle norme anti-Covid) – danno voce alle protagoniste dell’amara cronaca di una “morte annunciata”, creature diversissime per carattere, età e censo, provenienza geografica, ma accomunate dallo stesso triste destino.
“Frammenti – Ni una más” con la regia di Stefano Ledda – inserito nel calendario condiviso di “Feminas. Cagliari contro la violenza” 2020 – sarà presentato in première mercoledì 25 novembre alle 21 sul canale You Tube del Teatro del Segno (dove resterà visibile per sette giorni) in una versione pensata e realizzata per il web – per gentile concessione delle autrici Serena Dandini e Maura Misiti, con un ringraziamento a Mismaonda.
“Frammenti – Ni una más” è un viaggio tra le emozioni e i ricordi, istanti di felicità e abissi di disperazione, la tenerezza per un bambino mai nato – «sono morta prima» – e la snobistica ostentazione di (presunta) superiorità di colei che sostiene di non avere «niente a che vedere con questo esercito di poveracce», perché «c’è morta e morta» e conterà pure qualcosa esser stata eliminata da ben due killer professionisti in doppiopetto blu, assoldati dal marito, «un manager, mica un poveraccio da Cavalleria rusticana».
Serena Dandini inventa per le vittime di femminicidio un paesaggio un surreale, una sorta (forse) di limbo dove tutte riacquistano intatta la loro bellezza, non più sfregiata dalle mani dei loro carnefici: qui le donne si confidano, rievocano dettagli preziosi delle loro esistenze, il rimpianto per l’amore dolcissimo e quasi adolescenziale, con un futuro denso di promesse, sacrificato all’“onore” della famiglia ma anche la persecuzione da parte di un corteggiatore troppo assillante, maniaco del controllo e incapace di rinunciare a una donna a cui continua a ripetere, instancabilmente: «sei solo mia», alternando lusinghe e minacce fino all’ultimo, fatale appuntamento d’addio.
La vicenda della moglie uccisa in «un raptus improvviso di follia», in realtà con cupa premeditazione da un uomo che non aveva mai fatto mistero delle sue intenzioni, anzi «erano anni che lo diceva ai quattro venti», tanto che quando alla fine ha compiuto quel gesto irreparabile nessuno ne è stato sorpreso né ha avuto dubbi sul colpevole, salvo chiedersi come mai nessuno avesse cercato di fermarlo, in un racconto pone il problema dell’indifferenza o forse dell’incapacità di cogliere gli indizi e riconoscere la sofferenza altrui, quella tendenza a guardare da un’altra parte, per scarsa sensibilità, distrazione o mancanza di empatia.
Tra le righe risuona la voce di Susana Chávez – poetessa e attivista messicana, creatrice dello slogan “Ni una muerta más” che ha lottato contro violenze e assassini, denunciando la carneficina in atto contro le donne nel suo Paese e in particolare a Ciudad Juarez, la sua città, prima di essere brutalmente uccisa e mutilata nel 2011.
«L’arte è lo strumento che permette di dar corpo ai sogni e agli incubi e di “mettere in scena” l’indicibile: per parlare di un tema come il femminicidio, una tragedia contemporanea, una strage insensata e feroce di cui non si vede la fine abbiamo preso in prestito le parole di Serena Dandini» – spiega Stefano Ledda.
«“Ferite a morte” è un libro particolare, avvincente e pure sconvolgente, da cui affiorano tanti ritratti di donne, diversissime, accomunate da un unico “destino” – una fine violenta per mano di un uomo (ma è anche uno spettacolo – che vi invito a vedere se ne avrete l’occasione – rappresentato in Italia e nel mondo): abbiamo scelto sei monologhi, sei storie emblematiche in cui le protagoniste ricostruiscono il crescendo di violenza e abusi fisici e psicologici da loro subiti e culminati in un delitto».
«“Frammenti” – come i pezzi di quelle vite infrante – in cui le vittime si interrogano (e ci interrogano) su un fenomeno inquietante e diffuso come la violenza di genere: un recital dove le testimonianze si susseguono, inframezzate dalla musica, a ricordarci di come spesso non ci si accorga di avere “un mostro in casa” – o nel quartiere, tra i vicini e i colleghi di lavoro, perfino parenti e amici – fino a quando non è troppo tardi.
E’ fondamentale e urgente un cambiamento culturale, affinché questi episodi terribili non accadano più – e non soffra, né sia umiliata e torturata, e neppure muoia “Ni una màs”».
«Una scenografia essenziale, con sei leggii disposti a scacchiera, per una lettura senza enfasi o sottolineature, perché il pathos è racchiuso nelle immagini evocate dalle parole, con la dolorosa consapevolezza che si tratta di storie con un finale già scritto: l’autrice ha sapientemente mescolato realtà e finzione, alternando diversi registri, l’ironia e il dramma, la rabbia e perfino lo stupore, l’ingenuità e la lucida coscienza di sé, quasi a voler sottolineare come la violenza di genere e il femminicidio siano trasversali, presenti a tutte le latitudini e in tutte le classi sociali. E a ricordarci che anche se non siamo direttamente coinvolti – come carnefici o vittime – ci riguardano molto da vicino – in quanto esseri umani».
IL LIBRO
« “Ferite a morte” nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza» – scrive Serena Dandini.
«Così mi sono chiesta: “E se le vittime potessero parlare?” Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma.
“Ferite a morte” vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l’aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l’argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l’Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni».
«…Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Ma tanto si può ancora fare…» afferma l’autrice. E conclude con un un monito e un invito: «Finché anche in Italia il tema non sarà al primo posto della famosa agenda di qualsiasi nuovo governo, le donne non si fermeranno e si faranno sentire con ogni mezzo. Mi auguro che “Ferite a morte” diventi uno di questi».
L’autrice – Serena Dandini, dopo aver ideato e presentato programmi come La tv delle ragazze, Avanzi, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano e Parla con me, conduce The show must go off su La7. Su Rai 3 – dopo il successo della nuova edizione de La tv delle ragazze – conduce Stati Generali.
Il suo esordio letterario Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini (Rizzoli, 2011) è stato un grande successo, seguito dalla raccolta di racconti Grazie per quella volta (Rizzoli, 2012) e da Ferite a morte (Rizzoli ControTempo 2013), il suo primo libro di narrazione, dal quale è stata tratta una rappresentazione teatrale portata in tournée in Italia e all’estero. Firma anche il romanzo Il futuro di una volta (Rizzoli, 2015) e le passeggiate sentimentali di Avremo sempre Parigi (Rizzoli, 2017), Il catalogo delle donne valorose (Mondadori, 2019) e infine La vasca del Führer (Einaudi, novembre 2020) sulla fotografa Lee Miller Penrose.
“Frammenti – Ni una más” dopo la première mercoledì 25 novembre alle 21 sul canale You Tube del Teatro del Segno (link: https://www.youtube.com/channel/UC_DI85kP–xIGWyaoA_8CJg) resterà online per sette giorni, fino al 1 dicembre – il recital si inserisce nel progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2022 a cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna, e la collaborazione preziosa con il main sponsor TECNOCASA di Roberto Cabras che sosterrà l’intero progetto quinquennale e il fondamentale supporto dello sponsor 2018 Fratelli Argiolas carpenteria metallica, grazie al quale sono stati realizzati alcuni degli adeguamenti tecnici del palcoscenico e del teatro.
Il progetto “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2021 vede in prima fila, accanto al Teatro del Segno, l’Accademia Internazionale della Luce, l’AIDI/ Associazione Italiana di Illuminazione – Sardegna, il Teatro Tages, il Teatro Impossibile, Le Compagnie del Cocomero, L’Effimero Meraviglioso, Doc Servizi e il CeDAC (Centro Diffusione Attività Culturali) che organizza il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Frammenti 2020