Il terremoto dell’Irpinia
“A 40 anni dal terremoto dell’Irpinia, in Italia, gran parte del costruito risulta ancora realizzato in assenza di norme antisismiche.
Alle 19:34 del 23 novembre del 1980 il sisma colpì l’Irpinia, la Basilicata e una limitata area della Puglia. Il Coronavirus non può far dimenticare quanto accadde 40 anni fa. La magnitudo fu di 6.9 della Richter, provocando danni del X grado della scala Mercalli e causndo più di 2.500 morti, 8.848 feriti e circa 300.000 senzatetto.
Alcuni comuni come Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania, Castelnuovo di Conza, Santomenna, Laviano, Muro Lucano furono praticamente rasi al suolo. Dei 679 comuni delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia, ben 506 ebbero danni. Nei 36 comuni dell’area epicentrale gli alloggi distrutti furono 20.000.
A distanza di 40 anni, un significativo evento online con testimonianze di quello che accadde allora e negli anni a seguire per la ricostruzione e relazioni scientifiche, ideato e voluto dalla Società Italiana di Geologia Ambientale, da ReMtech, dagli Ordini Regionali dei Geologi di Puglia e Basilicata, ricorderà quanto accadde in “Irpinia 1980-2020: rischio sismico e resilienza in un paese fragile.
Avremo la General Manager di RemTech, Silvia Paparella. RemTech perché è l’unico evento internazionale permanente specializzato anche sul tema del rischio sismico e che si svolgerà nel 2021 a Ferrara”.
Lo ha affermato il geologo Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.
“Irpinia 1980-2020: rischio sismico e resilienza in un Paese fragile”
In 160 anni, in Italia, ben 36 terremoti disastrosi e oltre 150.000 morti. Domani pomeriggio l’evento per non dimenticare e che vedrà insieme geologi e sismologi, ma non solo. Diretta sulla piattaforma di RemTech – https://remtech.meeters.space/ – alle ore 15:30, domani 20 novembre.
“Non dobbiamo dimenticare che solo nei 160 anni trascorsi dall’Unità d’Italia il nostro Paese è stato colpito da ben 36 terremoti disastrosi; in media un disastro sismico ogni quattro anni e mezzo. Questi terremoti hanno causato oltre 150.000 vittime e hanno danneggiato gravemente oltre 1.600 località, incluse grandi città come Rimini, L’Aquila, Avellino, Potenza, Cosenza, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Messina.
Oggi una parte preponderante del costruito – ha proseguito Fiore – che include case, scuole, chiese, edifici industriali e infrastrutture in generale, risulta realizzato in assenza di norme antisismiche, pur trovandosi in aree la cui pericolosità è ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica: una situazione questa che si riscontra diffusamente da nord a sud del Paese.
Abbiamo voluto organizzare questo evento a 40 anni di distanza dal terremoto che colpì l’Italia nel 1980 non solo per ricordare le vittime di quel disastro e le forti difficoltà che i sopravvissuti dovettero affrontare negli anni successivi per tornare a vivere una vita definibile normale, ma anche per ricordare tutte le vittime e i sopravvissuti di quello che è certamente il rischio geologico più severo per la popolazione, per l’edificato, per il patrimonio monumentale, per le attività produttive e per la coesione sociale.
Il nostro obiettivo è mettere in primo piano la forza della nostra consapevolezza e la qualità degli studi oggi disponibili, allo stesso tempo stimolando l’azione delle istituzioni e la lungimiranza della classe politica verso una efficace prevenzione del rischio sismico, contro ogni forma di rassegnazione e fatalismo”.
La conferenza online
La Sigea in collaborazione con RemTech, l’Ordine dei Geologi della Basilica e l’Ordine dei Geologi della Puglia, ha organizzato per il pomeriggio del 20 novembre un evento online dal titolo: “Irpinia 1980-2020: rischio sismico e resilienza in un paese fragile”.
L’evento, a partecipazione libera sulla piattaforma Remtech, rientra tra le attività scientifico/culturali di disseminazione che la Sigea sta organizzando in Italia per la sensibilizzazione alla prevenzione dai pericoli naturali. Per tale evento, sono stati invitati esperti nazionali afferenti al mondo delle istituzioni, dell’accademia e della professione.
Interverranno:
- Silvia Paparella di RemTech;
- Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento di Casa Italia;
- Salvatore Stramondo, Direttore dell’Osservatorio Nazionale Terremoti dell’INGV;
- Antonello Fiore, Presidente Nazionale della SIGEA;
- Gerardo Colangelo, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Basilicata;
- Salvatore Valletta, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia;
- Maria Rosaria Gallipoli dell’IMAA-CNR;
- Cosimo Damiano Fonseca, già Rettore dell’Università della Basilicata;
- Gaetano Fierro, già sindaco di Potenza;
- Rosetta D’Amelio, già sindaco di Lioni;
- Marco Tassielli, già funzionario Rai;
- Generoso Picone, giornalista de Il Mattino;
- Daniela Di Bucci, del Dipartimento Protezione Civile Nazionale;
- Emanuela Guidoboni dell’INGV;
- Gianluca Valensise dell’INGV;
- Roberto De Marco, già Direttore del Servizio Sismico Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri;
- Sabina Porfido del CNR – ISA Avellino;
- Giuliana Alessio, Germana Gaudiosi, Rosa Nappi dell’INGV (Osservatorio Vesuviano di Napoli) ed Efisio Spiga libero professionista.
Interverranno anche:
- Sergio Castenetto del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale;
- Maurizio Pignone dell’INGV;
- Giacomo Prosser dell’Università della Basilicata;
- Vincenzo del Gaudio dell’Università di Bari;
- Donatella Merra, Assessore Dipartimento Infrastrutture della Regione Basilicata.
La testimonianza dell’ex sindaco di Lioni
“Quando la terra tremò ci ritrovammo improvvisamente a fare i conti con un territorio che era familiare col terremoto, ma inconsapevole della fragilità dei paesi, delle case, degli edifici pubblici. Il sisma dell’Irpinia divenne però – ha affermato Rosetta D’Amelio, ex sindaco di Lioni – nella sua tragicità, un’occasione straordinaria per avviare una discussione nazionale su quale futuro dare alle aree interne e per intervenire con leggi, fondi e campagne informative sulla riduzione del rischio sismico. L’onda solidale scaturita dall’appello del presidente Pertini, inoltre, alimentò nella popolazione una rinnovata resilienza”.
Da quel documento nulla forse cambiò
“Dieci giorni dopo la scossa che aveva distrutto l’Irpinia, i responsabili del progetto geodinamica del CNR illustrarono al Senato della Repubblica, davanti al Presidente Pertini (tornato sconvolto da una visita sullo scenario della tragedia), un documento che si intitolava “La difesa dai terremoti: la lezione dell’Irpinia”.
Quasi cento pagine per disegnare una strategia sulle cose necessarie per evitare, “la prossima volta”, conseguenze tanto insopportabilmente disastrose. Molte cose vennero fatte negli anni successivi per risolvere alcune delle criticità – ha concluso Roberto De Marco, già direttore del Servizio sismico nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri – che in quel documento erano indicate. Lo sviluppo della funzione di monitoraggio, il coordinamento del settore della ricerca scientifica in campo sismologico e ingegneristico, il completamento della classificazione sismica del territorio, la capacità di intervento nel soccorso, in emergenza, il riassetto di alcune funzioni istituzionali a livello centrale. Molte di quelle cose sono state poi irragionevolmente anche cancellate.
Da questo quadro emerge in tutta la sua intollerabile dimensione la mancanza di un’azione di prevenzione capace di limitare l’impatto dei terremoti. Al di là delle valutazione rispetto alle cause di tale penalizzante condizione, tutti i terremoti avvenuti dopo l’Irpinia hanno confermato drammaticamente un deficit di prevenzione e di preparazione all’emergenza.
Eppure quel documento di 40 anni fa affrontava quel tema con considerazioni che hanno conservato nel tempo la loro validità. Forse perché proprio quel documento è stato l’ultima argomentazione strategica prodotta. Dopo più nulla”.