“Lav(or)ando”: al via il progetto nella casa circondariale di Uta
È stato avviato, all’interno della Casa Circondariale di Uta, il progetto Lav(or)ando, realizzato dalla Cooperativa Sociale ELAN e finanziato dalla Fondazione per il sud.
Il progetto, di durata quadriennale, nasce per favorire il recupero sociale e il reinserimento professionale di 24 persone sottoposte a provvedimento penale, attraverso il loro impiego nella lavanderia industriale già presente nella struttura e potenziata per coprire le operazioni di lavaggio, asciugatura, stiratura e infine confezionamento della biancheria dei reparti maschili e femminili del carcere di Uta e delle nuove commesse per i nuovi servizi di lavanderia delle cooperative e imprese pubbliche e private che sosterranno il progetto.
Il percorso
Per ciascun detenuto, il percorso sarà personalizzato e durerà 10 mesi. Durante i primi cinque, le persone selezionate saranno all’opera all’interno della lavanderia, ma anche protagoniste di attività educative, formative e di orientamento professionale, fondamentali per costruire e cementare nuove competenze da spendere sul mercato del lavoro, una volta esaurita la pena.
Nella seconda metà del progetto, proseguiranno il percorso professionale all’interno della stessa lavanderia della Casa Circondariale di Uta oppure presso imprese ospitanti presenti sul territorio e operanti nel settore della lavanderia o in ambiti alternativi.
Gli obiettivi
La finalità del progetto Lav(or)ando è duplice. Da un lato, costituisce una preziosa occasione, per i beneficiari del progetto, di mettersi in gioco, ampliare le proprie capacità e e acquisire nuove competenze lavorative. Un’eredità preziosa, una volta che esaurita la pena faranno rientro a casa.
Dall’altro lato, il coinvolgimento delle aziende sul territorio vuole innescare un circolo virtuoso che dia nuove, concrete, possibilità alle persone sottoposte a una pena detentiva creando anche una rete imprenditoriale ‘accogliente’, fondata sui princìpi dell’economia civile e della responsabilità sociale.
La rete
Al fine di sostenere lo sviluppo dell’attività imprenditoriale “lavanderia” all’interno della struttura penitenziaria e valorizzare lo scambio di buone prassi, si propone di realizzare un gemellaggio con realtà imprenditoriali e il personale dell’Amministrazione Penitenziaria (educatori, agenti di polizia, direttori) entrambe presenti presso strutture detentive nell’Italia del nord. Nello specifico, si prevede lo scambio di pratiche manageriali e gestionali con la Cooperativa Sociale 2000 di Monza, operante nello stesso settore (lavanderia e carcere) e tra la Casa Circondariale di Uta e quelle di Como, Bollate e Monza.
I partner
Il progetto Lav(or)ando vede come partner:
- l’Associazione di promozione sociale Link Legami di fraternità;
- SOCIALE 2000 Cooperativa Sociale Onlus;
- Scuola di Economia civile impresa sociale srl;
- Smartlab srl;
- Solidarietà consorzio di cooperative sociali;
- l’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna della Sardegna di Cagliari e la Casa Circondariale Ettore Scalas di Uta
Le dichiarazioni
All’avvio dell’attività, organizzato con la massima sobrietà e nel totale rispetto delle più recenti misure di contenimento del contagio da Covid-19, sono intervenuti:
- Marco Porcu, direttore della Casa Circondariale di Uta;
- Carlo Tedde, responsabile del progetto Lav(or)ando;
- Elenia Carrus, vicepresidente della Cooperativa sociale Elan;
- Francesco Tedde, responsabile della produzione del progetto Lav(or)ando.
Carlo Tedde, responsabile del progetto Lav(or)ando:
“Oggi, grazie al sostegno della Fondazione con il Sud, la cooperativa Elan e tutti i partner del progetto avviamo stabilmente la lavanderia della Casa Circondariale di Uta che si propone come infrastruttura economico-educativa pronta ad affiancare l’istituto penitenziario, e le istituzioni pubbliche e private, nel difficile e prezioso compito di valorizzare i talenti e le competenze residue delle persone che sbagliano, per rigenerarle e accompagnarle in un ruolo di cittadini attivi capaci di contribuire concretamente allo sviluppo della comunità”.
Elenia Carrus, vicepresidente della Cooperativa sociale Elan:
“L’idea di realizzare una lavanderia all’interno delle mura di un istituto penale nasce nel 2003, grazie al progetto europeo Equal R.A.S.P.U.T.I.N. realizzato dal Consorzio Solidarietà di Cagliari, con l’obiettivo di favorire il recupero sociale e l’inclusione lavorativa di soggetti sottoposti a provvedimenti penali detentivi e incrementare il raccordo fra i diversi partner portatori di interessi.
È così che, nel 2009, parte il servizio di lavanderia industriale all’interno dell’Istituto Penale per i Minorenni minorile di Cagliari (Quartucciu); tre anni dopo, il consorzio Solidarietà, dopo un periodo di incubazione, “genera” la cooperativa sociale Elan che si costituisce con tre coraggiosi giovani trentenni. Sono oltre 60 i minori e giovani adulti che hanno lavorato all’interno della lavanderia, alcuni hanno proseguito l’esperienza lavorativa anche fuori dall’Istituto. Da questi risultati è nata il desiderio di condividere con la Casa Circondariale di Uta l’opportunità di realizzare questo nuovo servizio a favore della comunità”.
Marco Porcu, direttore della Casa Circondariale di Uta:
“Questo progetto rientra appieno tra gli elementi del trattamento penitenziario, in particolare il capitolo del lavoro, che rappresenta anzi la componente più importante del percorso, verso la quale cerchiamo sempre di orientare la nostra azione complessiva.
Più nel dettaglio, il progetto Lav(or)ando costituisce l’attività più strutturata, all’interno della Casa Circondariale di Uta, e offre ai detenuti la possibilità di confrontarsi con la realtà lavorativa esterna e con il mercato, preparandoli al rientro nella società. Da parte loro, c’è stato un fortissimo interesse nei confronti dell’iniziativa, che risponde al desiderio di essere impiegati in attività più qualificate, rispetto a quelle generiche, magari a turnazione, abitualmente svolte all’interno della casa circondariale, e di acquisire delle nuove competenze utili per il loro futuro.
Crediamo che il progetto Lav(or)ando possa innescare un circolo virtuoso in questa realtà, dove le istanze di lavoro qualificato sono sempre superiori all’offerta”.