Il maltempo si è abbattuto su un territorio fragile con l’89,7% dei comuni della Sardegna che ricadono in zone a rischio frane o alluvioni, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Ispra. Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione ed il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.
Cambiamenti climatici e territorio fragile sono alla base di questi disastri.
“Purtroppo tragedie legate ad un evento meteorologico eccezionale non sono rare o sporadiche – spiega Mario Nonne consigliere nazionale dell’Ordine dei Geologi -. Negli ultimi 16 anni partendo dall’alluvione di Villagrande ricordiamo quattro eventi in cui si sono perse vite umane.
Molti elementi antropici sono inseriti senza un’analisi attenta dei rischi naturali e molte necessitano di interventi e opere che mitighino il rischio e impediscano il ripetersi di questi eventi luttuosi e di disastro economico”.
“E’ necessario – continua il consigliere sardo dell’Ordine dei Geologi – intervenire con piani che studino le forme e l’evoluzione di un territorio, l’interazione che l’uomo ha con esso e ne propongano un corretto utilizzo in base alla potenzialità del territorio stesso. Fondamentale è la progettazione e esecuzione di opere di mitigazione e l’attivazione di politiche attente di presidio e uso del territorio facendo sinergia con tutte le professionali richieste”.
L’agricoltura è la più esposta agli effetti dei cambiamenti climatici che si fanno sentire ormai con frequenza e costanza. A lunghe siccità, seguono potenti e violente precipitazioni. Caldo o gelate fuori stagione. Calamità naturali che stanno stravolgendo il normale corso delle stagioni e si fanno sentire in modo violento e con grosse perdite sull’agricoltura.
“E’ quanto mai necessario istituire un forum politico permanente sui cambiamenti climatici e gli effetti sull’agricoltura sarda orientando in questa direzione le nuove misure del Psr – è la richiesta di Coldiretti Sardegna da oltre due anni che oggi ribadisce attraverso il direttore Luca Saba – .
Non basta essere coscienti che il clima sia cambiato ma occorre fare qualcosa di concreto. Occorre sapere cosa fare in futuro ed orientare in modo efficace l’agricoltura verso delle trasformazioni che bisogna apportare adesso, prima che nuove calamità creino altri danni non solo alle colture ma anche ad un mondo imprenditoriale ormai fragilissimo e al limite del collasso”.
“Il mondo agricolo è pronto a questo confronto e pronto a dare il proprio contributo – dice Battista Cualbu – consapevoli di svolgere un ruolo importante anche come presidio del territorio, ruolo quanto mai importante viste le continue devastazioni che si stanno succedendo sempre più frequentemente”.