Ma quali sono le competenze richieste? E quali i corsi di formazione a disposizione oggi per ottenerle?
Si è svolto ieri il primo incontro sulla nuova professione del Mobility Manager, una delle novità introdotte nel 2020 dal cosiddetto “Decreto rilancio”.
Le aule virtuali di ExtraGiro e Len hanno ospitato il webinar di approfondimento sulle competenze necessarie per assumere il ruolo in azienda e per promuovere una vera e propria transizione green per l’azienda stessa e nel rapporto con i propri lavoratori.
Un tema di grande attualità considerando anche il fatto che tutte le aziende o gli enti pubblici con almeno 100 occupati sono obbligate a nominare il proprio responsabile della mobilità del personale aziendale entro il prossimo 31 dicembre.
A introdurre il tema è stato Marco Pavarini, innovation manager alla guida di Extragiro, divisione della società Clinic4 dedicata ai progetti legati alla mobilità sostenibile e al mondo bike, ebike, mobility management, oltre ad essere presidente del Comitato organizzatore dei Campionati del Mondo di ciclismo Imola Emilia Romagna 2020 e direttore organizzativo del Giro d’Italia Giovani.
Tra i relatori con Pavarini anche l’ingegnere gestionale Luca Savi e il consulente di fondi e strumenti europei Antonio Enrico Buonocore, per una giornata che ha consentito ai partecipanti di comprendere il ruolo del Mobility Manager, primo passo di un percorso di formazione dedicato (www.extragiro.it/mobility-management) che consentirà ai partecipanti di apprendere le best practice più adatte nei vari casi aziendali e altri importanti aspetti tecnici, seguendo le direttive ISO legate al ruolo.
La nuova figura del Mobility Manager entrerà sempre più spesso in relazione con la quotidianità della vita professionale di tutti noi, non solo con la raccolta delle abitudini comportamentali dei dipendenti e la predisposizione del PSCL (piano spostamento casa-lavoro), ma rispondendo a un obiettivo più ampio: l’ottimizzazione degli spostamenti dei dipendenti nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale.
Per svolgere al meglio questo compito occorre quindi che il Mobility Manager faccia da raccordo tra le istituzioni e l’azienda stessa, collaborando con gli altri MM, il Comune e gli enti di trasporti per raggiungere l’obiettivo comune della riduzione dell’uso dell’auto personale a vantaggio della micromobilità dell’utilizzo dei mezzi elettrici e dei mezzi pubblici, del carpooling, dello smart working, raggiungendo una diminuzione dell’inquinamento a 360 gradi.
Un ruolo innovativo e con grandi potenzialità occupazionali in futuro, che può essere ben interpretato da diversi profili professionali, sia di estrazione tecnica che amministrativa o di aree HR e comunicazione, e a diversi livelli di seniority.