Online fino al 1 dicembre il recital “Frammenti – Ni una mas!”. Voci di donne per “Frammenti – Ni una más” – tratto da “Ferite a morte” di Serena Dandini. Sarà fino a martedì 1 dicembre sul canale You Tube del Teatro del Segno. Rossella Faa, Marta Proietti Orzella, Monica Zuncheddu, Anna Brotzu, Emanuela Lai e Anna Paola Marturano interpretano le protagoniste del libro. Creature appassionate e fragili, allegre e malinconiche, diverse per età e cultura, ma accomunate dalla stessa tragica fine.
“Frammenti – Ni una más” (produzione Teatro del Segno e Teatro Impossibile) ha debuttato “in rete” mercoledì 25 novembre alle 21 per la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne – nell’ambito del calendario condiviso di “Feminas. Cagliari contro la violenza” 2020.
Le dichiarazioni del regista.
Il recital – come sottolinea il regista Stefano Ledda, «affronta temi delicati e cruciali come la violenza di genere e il femminicidio attraverso le testimonianze delle vittime: troppo spesso i segnali di pericolo e le richieste d’aiuto vengono sottovalutati o ignorati, ci si accorge di avere “il mostro in casa” solo quando è troppo tardi. La forza evocativa del teatro può aiutare a far passare il messaggio e risvegliare le coscienze, ma occorre l’impegno dell’intera società per fermare questa inutile strage, con l’auspicio che non debba morire “ni una más” – noi proviamo a fare la nostra parte, con un ringraziamento speciale a Serena Dandini e Maura Misiti e a Mismaonda».
L’arte contro il femminicidio.
L’arte contro il femminicidio: s’intitola “Frammenti – Ni una más” il recital tratto da “Ferite a morte” di Serena Dandini (Rizzoli editore), a cura del Teatro del Segno e del Teatro Impossibile, che ha debuttato “in rete” in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne. Sotto i riflettori Rossella Faa, Marta Proietti Orzella, Monica Zuncheddu, Anna Brotzu, Emanuela Lai e Anna Paola Marturano – al TsE di Is Mirrionis a Cagliari (rigorosamente “a porte chiuse” e nel rispetto delle norme anti-Covid) – danno voce alle protagoniste dell’amara cronaca di una “morte annunciata”, creature diversissime per carattere, età e censo, provenienza geografica, ma accomunate dallo stesso triste destino. “Frammenti – Ni una más” con la regia di Stefano Ledda – inserito nel calendario condiviso di “Feminas. Cagliari contro la violenza” 2020 – dopo la première mercoledì 25 novembre alle 21 sul canale You Tube del Teatro del Segno resterà online – in streaming on demand – fino a martedì 1 dicembre in una versione pensata e realizzata per il web – per gentile concessione delle autrici Serena Dandini e Maura Misiti, con un ringraziamento a Mismaonda. LINK: https://youtu.be/EK6w66CrOKk
Il racconto di un viaggio.
“Frammenti – Ni una más” è un viaggio tra le emozioni e i ricordi, istanti di felicità e abissi di disperazione, la tenerezza per un bambino mai nato – «sono morta prima» – e la snobistica ostentazione di (presunta) superiorità di colei che sostiene di non avere «niente a che vedere con questo esercito di poveracce», perché «c’è morta e morta» e conterà pure qualcosa esser stata eliminata da ben due killer professionisti in doppiopetto blu, assoldati dal marito, «un manager, mica un poveraccio da Cavalleria rusticana».
Serena Dandini inventa per le vittime di femminicidio un paesaggio surreale, una sorta (forse) di limbo dove tutte riacquistano intatta la loro bellezza, non più sfregiata dalle mani dei loro carnefici: qui le donne si confidano, rievocano dettagli preziosi delle loro esistenze, il rimpianto per l’amore dolcissimo e quasi adolescenziale, con un futuro denso di promesse, sacrificato all'”onore” della famiglia ma anche la persecuzione da parte di un corteggiatore troppo assillante, maniaco del controllo e incapace di “rinunciare” a una donna, acui continua a ripetere, instancabilmente: «sei solo mia», alternando lusinghe e minacce fino all’ultimo, fatale appuntamento d’addio.
La tematica.
La vicenda riguarda una moglie uccisa in «un raptus improvviso di follia». La realtà però è di cupa premeditazione di un uomo che non aveva mai fatto mistero delle sue intenzioni. Anzi «erano anni che lo diceva ai quattro venti». Infatti quando alla fine ha compiuto quel gesto irreparabile nessuno ne è stato sorpreso né ha avuto dubbi sul colpevole. Rimase da chiedersi come mai nessuno avesse cercato di fermarlo. Il racconto pone il problema dell’indifferenza o forse dell’incapacità di cogliere gli indizi e riconoscere la sofferenza altrui. Di quella tendenza a guardare da un’altra parte, per scarsa sensibilità, distrazione o mancanza di empatia. Tra le righe risuona la voce di Susana Chávez – poetessa e attivista messicana, creatrice dello slogan “Ni una muerta más” che ha lottato contro violenze e assassini, denunciando la carneficina in atto contro le donne nel suo Paese e in particolare a Ciudad Juarez, la sua città, prima di essere brutalmente uccisa e mutilata nel 2011.
Una strage insensata e feroce di cui non si vede la fine.
«L’arte è lo strumento che permette di dare corpo ai sogni e agli incubi e di “mettere in scena” l’indicibile: per parlare di un tema come il femminicidio, una tragedia contemporanea, una strage insensata e feroce di cui non si vede la fine abbiamo preso in prestito le parole di Serena Dandini» – spiega Stefano Ledda. «“Ferite a morte” è un libro particolare, avvincente e pure sconvolgente, da cui affiorano tanti ritratti di donne, diversissime, accomunate da un unico “destino” – una fine violenta per mano di un uomo (ma è anche uno spettacolo – che vi invito a vedere se ne avrete l’occasione – rappresentato in Italia e nel mondo): abbiamo scelto sei monologhi, sei storie emblematiche in cui le protagoniste ricostruiscono il crescendo di violenza e abusi fisici e psicologici da loro subiti e culminati in un delitto».
«”Frammenti” – come i pezzi di quelle vite infrante – in cui le vittime si interrogano (e ci interrogano) su un fenomeno inquietante e diffuso come la violenza di genere: un recital dove le testimonianze si susseguono, inframmezzate dalla musica, a ricordarci di come spesso non ci si accorga di avere “un mostro in casa” – o nel quartiere, tra i vicini e i colleghi di lavoro, perfino parenti e amici – fino a quando non è troppo tardi. E’ fondamentale e urgente un cambiamento culturale. Questi episodi terribili non devono accadere più. Che non soffra, né sia umiliata e torturata, e neppure muoia “Ni una màs”».
«Una scenografia essenziale, con sei leggii disposti a scacchiera. Per una lettura senza enfasi o sottolineature. Il pathos infatti è racchiuso nelle immagini evocate dalle parole. In esse vive la dolorosa consapevolezza che si tratta di storie con un finale già scritto. L’autrice ha sapientemente mescolato realtà e finzione, alternando diversi registri. Ironia e dramma, rabbia e stupore, ingenuità e lucida coscienza di sé. Il tutto quasi a voler sottolineare come violenza di genere e femminicidio siano presenti in tutte le latitudini e classi sociali. E a ricordarci che anche se non siamo direttamente coinvolti ci riguardano molto da vicino in quanto esseri umani».
IL LIBRO
« “Ferite a morte” nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza» – scrive Serena Dandini. «Così mi sono chiesta: “E se le vittime potessero parlare?” Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle in donne vere, con sentimenti e risentimenti. Non solo. Se è possibile, anche con l’ironia, l’ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali.
Donne ancora piene di vita, insomma.
“Ferite a morte” vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto. Con l’aiuto di Maura Misiti ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l’Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni».
«…Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Ma tanto si può ancora fare…» afferma l’autrice. E conclude con un un monito e un invito: «Finché anche in Italia il tema non sarà al primo posto della famosa agenda di qualsiasi nuovo governo, le donne non si fermeranno e si faranno sentire con ogni mezzo. Mi auguro che “Ferite a morte” diventi uno di questi».
Serena Dandini.
L’autrice – Serena Dandini, dopo aver ideato e presentato programmi come La tv delle ragazze, Avanzi, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano e Parla con me, conduce The show must go off su La7. Su Rai 3 – dopo il successo della nuova edizione de La tv delle ragazze – conduce Stati Generali. Il suo esordio letterario Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini (Rizzoli, 2011) è stato un grande successo, seguito dalla raccolta di racconti Grazie per quella volta (Rizzoli, 2012) e da Ferite a morte (Rizzoli ControTempo 2013), il suo primo libro di narrazione, dal quale è stata tratta una rappresentazione teatrale portata in tournée in Italia e all’estero. Firma anche il romanzo Il futuro di una volta (Rizzoli, 2015) e le passeggiate sentimentali di Avremo sempre Parigi (Rizzoli, 2017), Il catalogo delle donne valorose (Mondadori, 2019) e infine La vasca del Führer (Einaudi, novembre 2020) sulla fotografa Lee Miller Penrose.
Un progetto pluriennale.
“Frammenti – Ni una más” si inserisce nel progetto pluriennale “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2022 a cura del Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda – in collaborazione con la Parrocchia di Sant’Eusebio di Cagliari e con il patrocinio e il sostegno del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna, e la collaborazione preziosa con il main sponsor TECNOCASA di Roberto Cabras che sosterrà l’intero progetto quinquennale e il fondamentale supporto dello sponsor 2018 Fratelli Argiolas carpenteria metallica, grazie al quale sono stati realizzati alcuni degli adeguamenti tecnici del palcoscenico e del teatro.
Il progetto “TEATRO SENZA QUARTIERE/ per un quartiere senza teatro” 2017-2021 vede in prima fila, accanto al Teatro del Segno, l’Accademia Internazionale della Luce, l’AIDI/ Associazione Italiana di Illuminazione – Sardegna, il Teatro Tages, il Teatro Impossibile, Le Compagnie del Cocomero, L’Effimero Meraviglioso, Doc Servizi e il CeDAC (Centro Diffusione Attività Culturali) che organizza il Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
LO SPETTACOLO
S’intitola “Frammenti – Ni una más” il nuovo progetto del Teatro del Segno presentato in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne. Viaggio sul filo delle emozioni – tra parole, suoni e immagini – per affrontare il tema delicato e scottante della violenza di genere. Il recital debutta in una versione multimediale in streaming pensata per dare voce alle vittime.. Lo spettacolo andrà in scena al TsE di Is Mirrionis a Cagliari ma “a porte chiuse” e nel rispetto della norme anti-Covid.
I monologhi di “Ferite a morte” di Serena Dandini letti dalle attrici evocano storie emblematiche di un’assurda e plurisecolare usanza, quella del “femminicidio”, frutto di una cultura patriarcale solo marginalmente scalfita dal progresso sociale ed economico e dall’emancipazione femminile e di una visione distorta dell’amore inteso come “possesso”, in cui perfino il delitto viene derubricato e (quasi) “giustificato” come “raptus” di follia.
La psicologia nel racconto.
Le donne (si) raccontano, ripercorrono gli episodi cruciali di un crescendo di violenza. Il tutto fino all’ultimo atto. In questo un marito, un fratello, un padre, un ex fidanzato, un conoscente e più raramente uno sconosciuto hanno tolto loro la vita.
L’autrice restituisce dignità alle vittime di abusi fisici e psicologici, fa emergere dall’oblio le creature forti e fragili. Una folla di donne la cui esistenza è stata prematuramente cancellata.
Ciascuna di loro ha una propria “voce” ben distinta e riconoscibile. Tra loro donne audaci o timide, idealiste o concrete, impegnate in politica e nel sociale. Ma anche manager in carriera, casalinghe, bariste, operaie, commesse, artiste, studentesse. Tutte di diversa cultura e estrazione sociale, originarie di varie regioni del mondo.
Il debutto in streaming.
“Frammenti – Ni una más” debutterà in streaming mercoledì 25 novembre 2020 alle 21 sul canale You Tube del Teatro del Segno e sarà visibile in rete per sette giorni in un’edizione speciale realizzata per il web – con un ringraziamento speciale a Serena Dandini e Maura Misiti e a Mismaonda.
L’autrice – Serena Dandini, dopo aver ideato e presentato programmi come La tv delle ragazze, Avanzi, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano e Parla con me, conduce The show must go off su La7. Su Rai 3 – dopo il successo della nuova edizione de La tv delle ragazze – conduce Stati Generali. Il suo esordio letterario Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini (Rizzoli, 2011) è stato un grande successo, seguito dalla raccolta di racconti Grazie per quella volta (Rizzoli, 2012) e da Ferite a morte (Rizzoli ControTempo 2013), il suo primo libro di narrazione, dal quale è stata tratta una rappresentazione teatrale portata in tournée in Italia e all’estero. Firma anche il romanzo Il futuro di una volta (Rizzoli, 2015) e le passeggiate sentimentali di Avremo sempre Parigi (Rizzoli, 2017), Il catalogo delle donne valorose (Mondadori, 2019) e infine La vasca del Führer (Einaudi, novembre 2020) sulla fotografa Lee Miller Penrose.