Fazzini (climatologo): “A Bitti una colata mista di fango, detriti anche grossolani ed acqua si è attivata dai rilievi immediatamente sovrastanti la cittadina per poi “incanalarsi” in un impluvio estremamente vegetato e di seguito tombinato in prossimità del centro storico”.
“Il paese di Bitti, con circa 3000 abitanti, si è sviluppato con una morfologia “ad anfiteatro” lungo i versanti acclivi della valle del Rio Cuccureddu e della valle del Riu Podda. L’edificato più recente, a nord-ovest del nucleo storico, ha occupato la valle del Rio Giordano caratterizzata da una morfologia più pianeggiante. Occorre sottolineare che i due corsi d’acqua, in corrispondenza dell’edificato hanno subito forti trasformazioni artificiali per complessivi 5 chilometri (Fonte Sogesid).
A Bitti il 28 novembre è accaduto un evento geo-idrologico con conseguenze drammatiche in termini di vite umane, al momento due morti e una donna dispersa. Lo stesso comune del nuorese il 18 novembre del 2013 era stato complito da un evento analogo. Ma cosa è successo in questi 7 anni per eliminare o mitigare il rischio per gli abitanti di un paese come quello di Bitti che negli anni ha soffocato il suo territorio tombinando corsi d’acqua a carattere torrentizio che conoscono una sola legge, quella di gravità che li spinge inesorabilmente verso il mare con tutto il loro carico di acque e detriti?
Purtroppo molto poco se non la pubblicazione il 3 settembre 2020 – dopo 7 anni dall’ultima alluvione – del bando per la gara di progettazione europea curato dalla Sogesid SPA “Interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nel Comune di Bitti” (https://www.sogesid.it/it/bandi/interventi-la-mitigazione-del-rischio-idrogeologico-nel-comune-di-bitti)“. Lo ha affermato Antonello Fiore, geologo e Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.
“Colpiscono i costi riportati nel quadro economico per avviare questo bando di progettazione destinati alla Sogesid SPA, coinvolta solo nel 2017, pari a euro 442.417,23 e quelle destinati, per questo intervento, al funzionamento dell’ufficio del Commissario Straordinario Delegato per il sollecito espletamento delle procedure relative alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, pari a euro 351.103,80.
Dopo il bando – ha proseguito Fiore – ci sarà la commissione per la aggiudicazione della progettazione, l’aggiudicazione provvisoria, eventuali ricorsi e loro risoluzioni, la progettazione esecutiva, l’approvazione della progettazione esecutiva, il bando per l’aggiudicazione dei lavori, l’aggiudicazione provvisoria dei lavori, eventuali ricorsi e loro risoluzioni, la realizzazione e il collaudo delle opere. Ci vorranno anni prima di completare i costosi interventi di mitigazione, e non di eliminazione, del dissesto geo-idrologico a Bitti, i fatalisti hanno ben da sperare.
Sembrava chiaro a tutti, dopo l’alluvione di Firenze del 1966 e la relazione della Commissione De Marchi, che per lo sviluppo socio economico del nostro Paese si doveva dare la giusta importanza alla pianificazione urbanistica del territorio, nel rispetto dei caratteri geologici e geomorfologici di questo. Questi ultimi due eventi hanno dimostrato che è da ricostruire una coscienza politica e amministrativa più incisiva e meno costosa.
Cosa accomuna i due eventi di dissesto geo-idrologico che hanno interessato la Calabria e la Sardegna nell’ultima settimana di novembre 2020? In entrambi i casi abbiamo assistito al verificarsi nello stesso luogo di un evento geo-idrologico a distanza di anni e l’assenza, in tutti questi anni, di interventi volti all’eliminazione del rischio per gli abitanti, le case, le infrastrutture e le attività produttive; non ci sono stati neanche gli interventi che tendono, ancor prima di eliminarlo, a mitigare il rischio geo-idrologico. Quel rischio geo-idrologico che colpisce e punisce severamente gli italiani da nord a sud, isole comprese, costretti a confrontarsi con il rischio di perdere improvvisamente tutto, compreso la vita, per una urbanizzazione senza regole o con regole molto spesso dettate da interessi clientelari o condizionate da consensi elettorali”.
E sull’evento che ha colpito la Sardegna è intervenuto anche il climatologo Massimiliano Fazzini geologo dell’Università di Camerino e Coordinatore del Gruppo Cambiamenti Climatici della Società Italiana di Geologia Ambientale.
“Da una prima ricostruzione degli eventi, si evince che, nel caso dell’alluvione di Bitti, meglio inquadrabile come un “ALLUVIONE LAMPO” che ha interessato il centro storico della città, una colata frammista di fango, detriti anche grossolani ed acqua si è attivata dai rilievi immediatamente sovrastanti la cittadina – ha affermato Massimiliano Fazzini – per poi “incanalarsi” in un impluvio estremamente vegetato e di seguito tombinato in prossimità del centro storico.
Le piogge sicuramente abbondanti non possono però essere precisamente quantificabili, vista l’assenza nelle immediate vicinanze di qualsiasi sito di rilevamento pluviometrico. La stazione pluviometrica più vicina, situata a circa 15 km a nord-ovest – quella di Buddusò – Canalei, ha evidenziato cumulate dalla mezzanotte di ieri e sino alle 17 LT di circa 215 mm mentre la stazione di Villagrande di Strisaili, tra le più piovose dell’intera regione ed epicentro dell’alluvione del 18 novembre ubicata sul versante orientale del massiccio del Gennargentu ha totalizzato nello stesso periodo oltre 315 mm di pioggia.
La dinamica meteorologica è molto nota e causa di altri eventi alluvionali che colpiscono sempre più frequentemente i versante orientale dell’Isola: una depressione chiusa centrata ad est delle Isole Baleari ha richiamato aria calda ed instabile da sud est; la componente orografica identificabile nei rilievi organizzati dal Gennargentu verso nord e non distanti dal mare hanno favorito l’innalzamento delle appena citate masse d’aria di origine mediterranea provocando precipitazioni abbondanti e reiterate.
Occorre però sottolineare che durante la disastrosa alluvione del 18 novembre 2013, le cumulate meteoriche totali erano risultate decisamente e più abbondanti – circa 590 mm di pioggia in 30 ore nella prima citata stazione di Villagrande. Considerando che il centro storico della città non ha subito nell’ultimo decennio alcun cambiamento in estensione, sarà cambiato nel frattempo l’uso del suolo dei versanti sovrastanti l’abitato, sui quali si è sviluppato il nefasto fenomeno gravitativo di oggi?”.