Nursing Up commenta l’aggressione al Cardarelli di Napoli
«Le hanno strappato i capelli, hanno tentato addirittura di cavarle gli occhi. L’hanno presa a calci e a pugni facendola inginocchiare quasi come si stesse consumando una esecuzione in piena regola. In quattro si sono accaniti contro una donna, contro una infermiera di 55 anni, contro una collega, una di noi! Quanto è accaduto, come se fosse un “far west”, nel Cardarelli di Napoli, rappresenta uno dei peggiori episodi di violenza che si sono consumati negli ultimi anni a danno del personale sanitario.
Come sindacato siamo indignati e non solo chiediamo l’apertura di una indagine interna in una struttura sempre più organizzativamente sull’orlo del baratro, ma pretendiamo la presenza dell’esercito all’ingresso del pronto soccorso, di questo e anche di altri ospedali italiani dove le situazioni sono così esasperate».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, sindacato infermieri italiani, commenta quanto accaduto il 5 dicembre scorso in quella che oggi è forse tra le strutture con il maggiore numero di infermieri contagiati in Italia, il Cardarelli, quasi duecento solo dall’inizio della seconda ondata della pandemia, e che presenta, al pari di pochissimi altri ospedali, carenze croniche strutturali e penuria di personale che in piena emergenza infettiva, con quasi mille decessi al giorno nel nostro Paese, trasforma il presidio napoletano in una bomba a orologeria.
«Ancora una volta, lo urliamo con tutto il fiato che abbiamo in gola, la legge che ha soltanto puntato a inasprire le pene contro chi commette violenze ai danni degli operatori sanitari si è rivelata del tutto inutile. Non è non sarà mai un deterrente per arginare sul nascere episodi così scabrosi. Il Cardarelli copre un territorio vastissimo di potenziali pazienti, il pronto soccorso è allo stremo, gli infermieri lavorano in condizioni disumane più che mai in questo momento delicatissimo.
La FNOPI, che nel mese di agosto tra i primi ha tributato “le glorie” di questa nuova legge, sostenendo pubblicamente che essa “rappresenta un doppio segnale di civiltà: il primo verso i cittadini, che sanno di poter contare su professionisti concentrati sui loro problemi e non sulla difesa da attacchi che non hanno ragion d’essere; il secondo verso gli operatori che ora hanno una forma di tutela in più per un lavoro che fino a ieri nella pandemia li ha fatti definire eroi”, come reagisce di fronte a fatti di cronaca di tale gravità? Un mero “Osservatorio”, cioè quello che proprio le nuove norme hanno voluto, e che noi abbiamo pubblicamente e in più occasioni messo in discussione, crediamo davvero che possa essere la panacea per tutti i mali?
Qui occorrono, e non smetteremo mai di dirlo, strategie mirate, che possano arginare sul nascere i fenomeni violenti; ci vogliono strutture e persone “a ciò dedicate”, in ogni azienda sanitaria. Una volta c’erano i posti di polizia nelle vicinanze di ogni pronto soccorso, fungevano anche da deterrente e da presidio di sicurezza, tant’è che non si sentiva parlare di certi fenomeni di violenza come quelli che oggi denunciamo.
Loredana, ci dicono si chiami questa donna, è però solo una delle tante vittime dell’inefficienza di una legge da poco varata. Molti, tra noi professionisti, si chiedono il perchè del silenzio di un ente che, seppur sussidiario dello Stato, rappresenta l’immagine degli infermieri e che come tale dovrebbe intervenire con tutta la forza che il suo ruolo istituzionale gli consente.
Come sindacato abbiamo promosso nel 2019 una indagine in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziando che almeno un infermiere su 10 ha subito violenze nella sua vita lavorativa. Su tremila casi meno della metà vengono denunciati. Abbiamo inoltre avviato e organizzato una campagna di sensibilizzazione con personaggi dello spettacolo e della cultura, per lanciare un messaggio forte ai cittadini.
E poi un pensiero lo rivolgo al Presidente De Luca, che pavoneggia l’eccellenza degli interventi promossi nelle aree Covid dal suo Governo. Trascorra una giornata di 24 ore al Cardarelli, indossi il camice da infermiere e si renda conto di quanto stia accadendo. Siamo stanchi delle parole di una politica che, con i voli pindarici della sua retorica, ci lascia sul patibolo in attesa dell’esecuzione», conclude indignato De Palma.