La gara che chiude il 2020 ad Uras e la bella storia degli Arcieri Mejlogu
Il Gran Prix di Natale, così si chiama, consta di una formula altamente rigenerante che permette addirittura a femmine e maschi di club diversi (ma con in comune la stessa tipologia d’arco) di avere l’accativante possibilità di giocare insieme e competere per un podio a parte. Seppur non contemplato dalle classifiche ufficiali, i significati in esso contenuti vanno oltre la pura e semplice sfida agonistica.Contando le vittorie, gli Arcieri Uras ne ottengono 10 individuali e cinque di squadra. Alle loro spalle il Sardara Archery Team con 5+2. Seguono Arcieri Torres (4+1), Arcieri Quattro Mori (3+1), Arco Club Portoscuso (1+1), Arcieri Mejlogu, Arcieri Nuragici, Arcieri Annuagras Nurachi, 1.
Al terzultimo tentativo la freccia è andata a schiantarsi sul circolo più tenebroso del bersaglio, quello che vale appena 4 punti. In questo modo il presidente degli Arcieri Mejlogu Stefano Cau (tra l’altro anche vice presidente Fitarco Sardegna) ha vanificato tutto e si è dovuto accontentare della piazza d’onore nell’ Arco nudo. A parte il piccolo rammarico urese, l’ingegnere oristanese maritato a Bonorva si sente comunque soddisfatto perché nonostante i radi allenamenti, sta ottenendo delle prestazioni decisamente superiori rispetto ai periodi d’oro, quando aveva tempo e voglia di esercitarsi per tre volte alla settimana. Questo perché, lo ammette candidamente, è cambiato l’atteggiamento in gara che essendo più rilassato, lascia automaticamente spazio alla concentrazione. Per adesso si deve accontentare delle glorie passate, sempre con l’arco nudo (3 D, Classe indoor, finali di campagna, diversi titoli regionali a squadre) “Con il nudo non ci sono troppi elementi da tarare, ti ritrovi a dipendere maggiormente da allineamenti, mani e occhi, nient’altro”.
Stefano fonda gli Arcieri Mejlogu nell’aprile 2008, dopo aver fatto la gavetta frequentando assiduamente gli Arcieri Torres, la società più vicina alla sua cittadina di residenza. Ha un passato anche come pallavolista e cestista ma la sua vera indole latente, sfociata in età adulta, fu alimentata durante la giovinezza quando i ribelli protagonisti della miniserie televisiva La Freccia Nera impugnavano con spavalderia quell’atrezzo particolare, degno di maggiori attenzioni. Le sfide tra il bene e il male ispirate dal romanzo di Robert Louis Stevenson e ambientate nell’Inghilterra del Quattrocento, hanno scatenato le fantasie di tanti giovinetti inchiodati davanti alla televisione anche quando la RAI e altri emittenti continuarono a replicarlo negli anni settanta e ottanta.
Partendo da zero, senza nulla a disposizione, riuscii a radunare un bel gruppo. Da autodidatti siamo andati avanti con un rodaggio durato circa un anno, poi ci siamo allineati ai ritmi delle altre società, ma gli Arcieri Torres mi hanno fatto da spalla per i primissimi periodi. Non appena ne ho avuto l’occasione ho seguito il corso per istruttori, e come me altri quattro.
Lì facciamo sia gli allenamenti, sia le gare. C’è chi è venuto da Mores, Bonorva, Thiesi, Borutta, Cossoine, Bonnannaro. Ma ci raggiungono tiratori provenienti da Porto Torres, Cagliari e Fordongianus. Abbiamo anche la “sezione staccata” di Bolotana, con tanto di palestra, perché un nostro istruttore vive lì. Il nostro “modello dislocato” funziona: piccoli gruppi convergono in un’unica realtà. Questa migrazione probabilmente va letta come una collaborazione d’amicizia per il clima sereno che si respira. Da noi l’agonismo non viene spinto all’estremo. Siamo un gruppo di amici che si diverte a tirare con l’arco.