L’augurio del Vescovo per il Santo Natale.
“La pandemia non spegne la luce del Natale”
Da mesi il dibattito pubblico su tutti i media nazionali, insieme alle quotidiane notizie sull’andamento del terribile flagello pandemico da Coronavirus, si concentra su come saranno vissute le festività del Natale e di Capodanno in tempo di COVID: cenone sì, cenone no, apertura o meno delle piste da sci, come regolamentare l’afflusso ai super mercati per gli acquisti e per i regali, consentire o meno gli spostamenti da regione a regione o da comune a comune… Naturalmente, come per ogni questione di grande rilievo o di poco conto, regna il massimo della confusione e della divisione.
Peccato, però, che di tutto si parli, fuorché del significato e del contenuto profondo del Santo Natale.
Ci ha pensato Papa Francesco a ricentrare l’attenzione sul Natale e non sulla cornice consumistica che sempre più lo caratterizza. Domenica 6 dicembre, all’Angelus, ci ha ricordato che “la pandemia non spegne la luce del Natale”.
Il Natale, cioè, è più forte del coronavirus, di ogni virus. In esso c’è la luce e la forza per sconfiggere anche questo terribile flagello, se da quella luce ci lasciamo illuminare e guidare.
Esso porta con sé la notizia che Dio e solo Dio è la luce. Il Figlio di Dio venuto nel mondo ha portato questa luce, che continua a brillare e illuminare il nostro cammino anche nel buio del tempo presente.
Oggi, come in ogni epoca storica, le tenebre sono parte della vita umana. Sono tenebre gli eventi calamitosi, le alluvioni, come quelle che hanno colpito il nostro territorio sette anni fa e la comunità di Bitti appena l’altro ieri. Sono la malattia, la pandemia, la morte, le guerre… Ma sono tenebre, ancora di più, quelle che oscurano l’animo umano, quali le paure, le presunzioni di onnipotenza e autosufficienza, le false suggestioni del potere, del denaro, dell’egoismo…
Abbiamo bisogno di una luce che diradi queste tenebre, che indichi la strada di una vera rinascita.
Il Natale, perciò, non è solo il presepio da contemplare staticamente, ma un progetto di vita da realizzare sotto la luce che da esso promana.
La luce del Natale ci ricorda che la bellezza, la bontà e la verità della vita e della storia, il senso e il significato di ciò che siamo e siamo chiamati ad essere non ce li diamo da soli, ma sono radicati in Dio-luce, che solo può diradare ogni tenebra.
Quel Dio che si fa Bambino ci sprona, sulla scia del suo esempio e con la forza della sua presenza, ad avviare e realizzare processi di luce e di bellezza, a svelare il bene nascosto nelle pieghe della storia e del cuore umano, a far vedere la presenza amorevole di Dio nelle piccole cose quotidiane e nelle situazioni di fragilità e sofferenza.
Processo, che può essere realizzato solo se nel cuore di ognuno di noi tornerà a germogliare il seme dell’amore, della fraternità, della condivisione, del sentirsi ed essere un cuor solo e un’anima sola. Da questa pandemia, ci ha ricordato ancora Papa Francesco, possiamo venir fuori solo insieme, solo se torniamo a sentirci tutti parte dell’unica famiglia umana, perché tutti figli di Dio.
Il Natale questo è, questo ci aiuta a realizzare e a costruire, nella consapevolezza che esso non è patrimonio dei soli cristiani ma richiamo e messaggio per l’umanità tutta.
Che la luce del Natale risplenda su noi e sul mondo intero, con il suo retaggio di intelligenze e cuori rinnovati dall’amore.
È l’augurio che rivolgo alla comunità diocesana in tutte le sue articolazioni – Presbiteri, Diaconi e Seminaristi, Religiosi e Religiose, i fedeli tutti associati e non – e ai Rappresentanti delle Istituzioni pubbliche territoriali, con tutto il mio affetto, rafforzato dalla preghiera ai piedi del Dio Bambino.