Per gli operai, i lavoratori occupati e pensionati, i disoccupati, le donne e i giovani degli strati popolari, il 2020 è stato l’anno più nero dalla fine della II guerra mondiale.
Le conseguenze della crisi sanitaria, economica e sociale sono ricadute soprattutto sulle loro spalle. Si sono tradotte in più di 70.000 vittime (l’Italia è uno dei paesi con la più alta mortalità da coronavirus), nella strage nelle Rsa, in mezzo milione di posti di lavoro persi, nella diminuzione dei salari, nell’aumento dei carichi di lavoro, nella soppressione di diritti e libertà…. altro che “tutto andrà bene”!
Durante il 2020 le disuguaglianze sociali si sono approfondite. Un pugno di miliardari ha continuato ad arricchirsi (in Italia il 3% della popolazione adulta possiede il 34% della ricchezza), mentre milioni di proletari sopravvivono nella miseria e in tanti sono stretti nella morsa del ricatto fra lavoro e salute. La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto devastante sulla popolazione a causa di decenni di tagli alla sanità pubblica e privatizzazioni. Le politiche neoliberiste e di austerità, attuate dai governi di centrodestra, centrosinistra e “tecnici”, hanno determinato l’affossamento della prevenzione, dei servizi territoriali, carenze di personale, posti letto e attrezzature. Di qui il collasso del tracciamento e la situazione drammatica che si è creata negli ospedali, dove le cure correnti non sono più espletate e moltissime persone rinunciano a curarsi per non rischiare di infettarsi. A ciò ha contribuito una gestione della pandemia da parte del governo centrale e di quelli locali fatta di errori, omissioni, ritardi, mancanza di coordinamento, pianificazione e strategia (hanno rincorso la diffusione del contagio invece di prevenirla). Per i politicanti borghesi la priorità è stata quella di non fermare la corsa ai profitti industriali e commerciali, mentre i padroni intensificavano l’offensiva per liquidare i contratti di lavoro, avere mani libere sui licenziamenti, aumentare la precarietà e arraffare centinaia di miliardi stanziati da governo e Ue. La propaganda di regime ha insistito sull'”unità nazionale” contro il “nemico invisibile”, il virus, come se la pandemia non avesse alcun nesso con il capitalismo, come se non producesse effetti diversi sulle classi sociali. Ora genera false aspettative su una campagna di vaccinazione che avrà tempi lunghi, dietro la quale ci sono i voraci interessi dei monopoli farmaceutici. Briciole per le masse impoverite, lauti profitti per i padroni. Per il 2021 non è possibile farsi alcuna illusione. Il panorama rimane oscuro e pieno di rischi per le masse lavoratrici, la povera gente. La ripresa economica, se verrà, sarà lenta e parziale. A marzo il blocco parziale e temporaneo dei licenziamenti terminerà. Il capitalismo è l’incertezza della vita, del lavoro, del futuro. Nel prossimo periodo nessuna classe sociale potrà continuare a vivere come nel passato. Per la grande maggioranza della popolazione la “nuova normalità” significherà condizioni di lavoro e di vita peggiori delle precedenti. Confinamento e repressione non hanno però cancellato la lotta fra sfruttati e sfruttatori; hanno invece creato le condizioni per una sua estensione e radicalizzazione. Il livello del malcontento è alto, l’esigenza di giustizia e cambiamento sociale cresce di fronte alle difficoltà quotidiane, ai sacrifici senza fine, ai lutti. La crisi in corso evidenzia e acutizza tutte le piaghe, le contraddizioni e i limiti della società capitalistica, che non è ineluttabile, né eterna. Mostra l’urgente necessità di un cambiamento rivoluzionario.
Noi comunisti siamo contro la cultura individualista del “si salvi chi può”, siamo per la cultura e la pratica della solidarietà, della mobilitazione, della lotta. Siamo dalla parte più debole della società, a fianco dei familiari delle vittime che si organizzano in comitati per ottenere verità e giustizia, sosteniamo chi lotta: dagli operai ai precari, dagli infermieri agli Oss, dai cassaintegrati ai disoccupati che si sono mobilitati per il lavoro e la mancanza di sicurezza. Il 2021 aprirà nuove possibilità per i sostenitori della trasformazione sociale.
I compiti sono chiari: creare organizzazione e mobilitazione, ricostruire il partito che porta avanti gli interessi delle classi lavoratrici, il Partito comunista.
Durante il 2020 le disuguaglianze sociali si sono approfondite. Un pugno di miliardari ha continuato ad arricchirsi (in Italia il 3% della popolazione adulta possiede il 34% della ricchezza), mentre milioni di proletari sopravvivono nella miseria e in tanti sono stretti nella morsa del ricatto fra lavoro e salute. La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto devastante sulla popolazione a causa di decenni di tagli alla sanità pubblica e privatizzazioni. Le politiche neoliberiste e di austerità, attuate dai governi di centrodestra, centrosinistra e “tecnici”, hanno determinato l’affossamento della prevenzione, dei servizi territoriali, carenze di personale, posti letto e attrezzature. Di qui il collasso del tracciamento e la situazione drammatica che si è creata negli ospedali, dove le cure correnti non sono più espletate e moltissime persone rinunciano a curarsi per non rischiare di infettarsi. A ciò ha contribuito una gestione della pandemia da parte del governo centrale e di quelli locali fatta di errori, omissioni, ritardi, mancanza di coordinamento, pianificazione e strategia (hanno rincorso la diffusione del contagio invece di prevenirla). Per i politicanti borghesi la priorità è stata quella di non fermare la corsa ai profitti industriali e commerciali, mentre i padroni intensificavano l’offensiva per liquidare i contratti di lavoro, avere mani libere sui licenziamenti, aumentare la precarietà e arraffare centinaia di miliardi stanziati da governo e Ue. La propaganda di regime ha insistito sull'”unità nazionale” contro il “nemico invisibile”, il virus, come se la pandemia non avesse alcun nesso con il capitalismo, come se non producesse effetti diversi sulle classi sociali. Ora genera false aspettative su una campagna di vaccinazione che avrà tempi lunghi, dietro la quale ci sono i voraci interessi dei monopoli farmaceutici. Briciole per le masse impoverite, lauti profitti per i padroni. Per il 2021 non è possibile farsi alcuna illusione. Il panorama rimane oscuro e pieno di rischi per le masse lavoratrici, la povera gente. La ripresa economica, se verrà, sarà lenta e parziale. A marzo il blocco parziale e temporaneo dei licenziamenti terminerà. Il capitalismo è l’incertezza della vita, del lavoro, del futuro. Nel prossimo periodo nessuna classe sociale potrà continuare a vivere come nel passato. Per la grande maggioranza della popolazione la “nuova normalità” significherà condizioni di lavoro e di vita peggiori delle precedenti. Confinamento e repressione non hanno però cancellato la lotta fra sfruttati e sfruttatori; hanno invece creato le condizioni per una sua estensione e radicalizzazione. Il livello del malcontento è alto, l’esigenza di giustizia e cambiamento sociale cresce di fronte alle difficoltà quotidiane, ai sacrifici senza fine, ai lutti. La crisi in corso evidenzia e acutizza tutte le piaghe, le contraddizioni e i limiti della società capitalistica, che non è ineluttabile, né eterna. Mostra l’urgente necessità di un cambiamento rivoluzionario.
Noi comunisti siamo contro la cultura individualista del “si salvi chi può”, siamo per la cultura e la pratica della solidarietà, della mobilitazione, della lotta. Siamo dalla parte più debole della società, a fianco dei familiari delle vittime che si organizzano in comitati per ottenere verità e giustizia, sosteniamo chi lotta: dagli operai ai precari, dagli infermieri agli Oss, dai cassaintegrati ai disoccupati che si sono mobilitati per il lavoro e la mancanza di sicurezza. Il 2021 aprirà nuove possibilità per i sostenitori della trasformazione sociale.
I compiti sono chiari: creare organizzazione e mobilitazione, ricostruire il partito che porta avanti gli interessi delle classi lavoratrici, il Partito comunista.