Sembrerebbe, in base a tali affermazioni, che tutto il mondo della scuola sia compatto e teso con granitica caparbietà, nonostante i numeri lo sconsiglino caldamente, verso la riapertura indiscriminata delle scuole di ogni ordine e grado, senza condizione alcuna.
Il CNDDU osserva che nessuna indagine statistica è stata proposta al personale scolastico al fine di sondarne autenticamente il sentire; singole testimonianze non sono rappresentative oggettivamente di un’intera comunità (famiglie; studenti; personale scolastico). I dati in nostro possesso, invero, fanno propendere per una posizione generalmente contraria alla riapertura nel periodo immediatamente precedente alle vacanze natalizie. In tale prospettiva, sarebbe stato molto più costruttivo, in considerazione dei tanti decessi che stanno funestando comunità grandi e piccole del nostro Paese, interrogare attraverso piattaforme online i diretti interessati in maniera anonima. La consultazione di un settore così strategico e fondamentale per la crescita economica e culturale di uno Stato dovrebbe essere prioritaria, soprattutto con gli strumenti attuali che facilitano la somministrazione di appositi quesiti.
Anche le forme più tradizionali di rappresentanza, come gli organi collegiali, potrebbero essere chiamate a esprimersi attraverso una consultazione atta a garantire la privacy.
Proprio il primo dicembre, abbiamo appreso dei tre piccoli studenti, tre bambini di Como ricoverati con la sindrome di Kawasaki legata al Covid 19; in realtà ci piacerebbe pensare che ogni singola vittima non debba essere considerata come “un inconveniente tattico” per un programma prefissato e inderogabile. Bisogna avere rispetto per chi non c’è più e pensare a soluzioni più efficaci onde contrastare la drammatica situazione in atto.
Secondo le indagini UNICEF 2019, 175 milioni di bambini sarebbero privati della possibilità di accedere all’istruzione, in ogni sua declinazione; (https://www.unicef.it/doc/9000/nel-mondo-175-milioni-di-bambini-senza-scuola-per-infanzia.htm) infatti non parliamo certo di DaD, che è pura fantascienza in nazioni in via di sviluppo. Se per una settimana non in presenza – come attualmente strombazzano i media – i danni sarebbero irreparabili per i giovanissimi, cosa pensare di un’infanzia così depauperata e lesa veramente nei suoi diritti essenziali, quali quello alla vita ed alla salute? Quale invito ad un “sano” e immediato rientro a scuola proporre alle famiglie che adesso stanno lottando per la salute e la vita dei loro figli?